Italia vittoriosa in Coppa del Mondo nel 1982 e 2006, Luglio un mese che porta bene
11 luglio 1982 e 9 luglio 2006, 14.593 giorni di distanza tra le due date più importanti del nostro calcio. Da una parte, il Bernabeu di Madrid e dall’altra l’Olympiastadion di Berlino, 3-1 alla Germania ovest e 6-4 dopo i calci di rigore contro la Francia. Dino Zoff che a 40 anni alzava la Coppa del Mondo, Fabio Cannavaro che si erse sul palco tra i coriandoli bianchi ed alzò il prestigioso trofeo sognato da tutti. Le strade del nostro Paese quelle due sere si riempirono di gente festante che sventolava con non mai fino ad allora il tricolore nazionale.
Cosa accomuna questi due eventi? Una cosa sola: la vittoria oltre le critiche.
In Spagna, la stampa ed i tifosi pensavano che l’Italia fosse lì in qualità di turista: pessimo cammino nelle amichevoli (una vittoria di misura contro una squadra della cadetteria portoghese, un pareggio pessimo ed una sconfitta contro la Francia di Platini e la Germania Est) e critiche verso i convocati di mister Enzo Bearzot. Gli azzurri erano praticamente gli stessi di quattro anni prima in Argentina, oltre al fatto che erano stati convocati giocatori che sarebbe stato meglio fossero stati a casa mentre altri giocatori che invece di essere convocati furono lasciati a casa (Beccalossi e Pruzzo su tutti). Ma l’Italia (indirettamente) stava ancora pagando gli strascichi del Toto-nero, il primo calcio-scommesse. Nello scandalo furono coinvolte squadre di Serie A e di B, oltre a tanti giocatori e dirigenti: sono ancora vive le immagini delle macchine della polizia a bordo campo ad arrestare i giocatori nella primavera 1980. Non fu arrestato, ma ebbe un ordine di comparizione davanti ad un giudice, uno dei più importanti attaccanti di allora, Paolo Rossi, militante allora nel Perugia. Rossi fu squalificato per tre anni ed in appello gliene fu condonato uno: il giocatore (passato poi alla Juventus nel 1981) tornò in campo solo il 29 aprile 1982 e non si pensava che Bearzot lo avrebbe convocato ed invece il “vecio” lo incluse. E scoppiarono (guarda caso) aspre polemiche. Come se non bastasse, gli azzurri furono inseriti in un girone facile ma che li vide passare solo per differenza reti nei confronti del Camerun. Tutti erano contro il tecnico friulano ed il CT di Aiello del Friuli era contro tuttiE tutta la squadra andò in silenzio stampa per solidarietà con lui.
Nella seconda fase a gironi l’Italia su collocata in un girone di ferro con l’Argentina Campione del Mondo in carica (guidata da Passarella e Maradona) ed il Brasile di Zico e Falcao, con la rosa più forte di tutte. Da casa si pensava che non ci sarebbe stata speranza ed invece quelle polemiche furono il nostro carburante: 2-1 all’Argentina e 3-2 al Brasile, con tripletta di Paolo Rossi in quella che passò alla storia come la “tragedia del Sarriá”.
Aver battuto le due corazzate sudamericane fece tornare il sereno in casa Italia e da allora il Mondiale prese un’altra piega: in semifinale la Polonia venne battuta senza problemi (doppietta di Rossi) e l’11 luglio, come detto, Dino Zoff alzò al cielo al cielo di Madrid la terza Coppa del Mondo azzurra dopo la vittoria per 3 a 1 contro la Germania (allora) Ovest.
Undici anni fa il clima era forse ancora più arroventato che in Spagna: calcio italiano travolto dall’ondata Calciopoli che avrebbe visto la Juventus retrocessa d’ufficio in Serie B (era stata anche chiesta la retrocessione in Serie C1 per bianconeri) nonostante avesse vinto il campionato; Fiorentina, Lazio e Milan salvate dalla retrocessione in cadetteria, squalifiche di arbitri e dirigenti vari. Insomma, il Mondiale tedesco partiva, come quello spagnolo, con il piede sbagliato. “A casa i giocatori della Juventus” e “non partiamo neanche per la Germania” erano i leit motif di quella tarda primavera da parte degli anti-juventini nel primo caso, dai tifosi bianconeri nel secondo.
Come in Spagna, l’Italia non partì certo con i favori del pronostico, eppure anche in quel caso il girone fu facile (Ghana, Stati Uniti, Repubblica ceca) e gli ottavi di finale arrivarono senza patemi. In maniera agevole gli azzurri arrivarono poi in semifinale: Totti siglò un rigore generoso contro l’Australia negli ottavi nei minuti di recupero ed una doppietta di Toni (con gol iniziale di Zambrotta) annientarono la sorpresa Ucraina nei quarti di finale: la tanto contestata Italia era arrivata tra le prime quattro del Mondo, cosa che non accadeva dai tempi di Usa ’94.
Avversario della semifinale era la temibile Germania padrone di casa e candidata numero 1 alla vittoria del titolo: l’ultima volta che le due Nazionali si incontrarono ad un Mondiale era stato proprio nella finale del Bernabeu.
Tutti erano già con la mente all’8 luglio, giorno della finale per il 3° posto, ed invece il 4 luglio al “WestfalenStadion” di Dortmund si compì un vero miracolo calcistico: la partita andò ai supplementari e gli azzurri vinsero 2 a 0 con i gol, tra il 119′ ed il 121′, di Grosso e del Piero. Le polemiche e le critiche, come in terra iberica, avevano dato quel quid in più all’Italia. Ed il 9 luglio, a Berlino, Materazzi pareggiò il vantaggio su rigore di Zidane (poi espulso per la testata allo stesso interista), il risultato rimase invariato ai supplementari e, per la seconda volta nella storia dei Mondiali (e per la seconda volta con l’Italia) la Coppa del Mondo si sarebbe assegnata ai rigori. Trezeguet sbagliò l’unico rigore per i galletti, mentre Grosso, ultimo della lista dei rigoristi, spiazzò Barthez: Italia per la quarta volta Campione del Mondo.
I social network hanno dato molto risalto a queste due date in questi ultimi giorni, dai video del tempo con la tripletta di Rossi al Brasile all’urlo/grido di Tardelli contro la Germania ovest, dalle reti di Materazzi e Fabio Grosso nella finale di Berlino, con l’allora difensore del Palermo che divenne l’eroe di quella manifestazione per aver calciato il rigore decisivo; dalla partita a scopone sull’aereo di ritorno dalla Spagna tra Bearzot, Zoff, Causio e il Presidente Pertini alle immagini del Circo Massimo.
Le due vittorie mondiali sono diverse perché accadute in epoche diverse: nel 1982 il calcio univa (più di oggi) gli italiani, mentre nel 2006 gli italiani iniziavano a fare i conti con i primi procuratori che hanno dato al calcio un tocco molto meno “nostalgico” di un tempo.
Da noi, il football è argomento principe di tutte le discussioni: tra amici, al bar, in ufficio il lunedì mattina, sui social network. Ed in più, il disquisire di calcio avvicina anche persone che non solo non si conoscono, ma che appartengo anche a ceti sociali diversi. E di calcio “non giocato” se ne parla sui giornali, sui siti specializzati, nei salotti televisivi e nelle tv private, vero serbatoio di share inattesi. La Nazionale è da sempre croce e delizia del nostro calcio: amata ma bistrattata al tempo stesso, al centro dell’amore patrio sulle note dell’inno ma al centro di molte polemiche e subissata da critiche.
La domanda è: quale delle due vittorie è più “vittoria” dell’altra, quella in Spagna o quella in Germania? Nessuna delle due, perché entrambe sono importanti. Chi avrebbe pensato, il 23 giugno 1982, dopo il pareggio contro il Camerum, di vincere la coppa con Rossi capocannoniere dopo aver passato i gironi eliminatori a fatica e solo per aver segnato un gol in più dei debuttanti Leoni indomabili? Chi avrebbe pensato al momento dell’approdo in terra germanica della truppa di Lippi dopo le polemiche successive a Calciopoli che proprio un giocatore della Juventus avrebbe alzato al cielo la quarta Coppa del Mondo? Questo è stato il bello di quelle due avventure, così diverse ma così uguali.
Cosa rimane oggi di quelle due sere? L’istantanea di Dino Zoff e Fabio Cannavaro che alzarono al cielo quella coppa d’oro alta 36.8 cm e pesante 6 chilogrammi che tutti i bambini sognano un giorno di alzare. I due capitani hanno contribuito a riavvicinare gli italiani al calcio, intriso in quel periodo da aspre critiche e polemiche a iosa. Ma il merito non è stato solo dei due capitani, ma anche di altri quarantatre altri giocatori che hanno contribuito (chi tanto, chi poco) a portare l’Italia sulla vetta del Mondo. Nessuno escluso: dalla pipa di Bearzot al sigaro di Lippi; dal “violino” di Gilardino all’urlo di Tardelli; dal blocco Juve ad una moltitudine di giocatori che per un mese ha avvicinato gli italiani all’azzurro, passando per il rigore sbagliato da Cabrini a Madrid all’autogol di Zaccardo e all’espulsione di de Rossi contro gli Stati uniti a Kaiserslautern.
Chi sarà il prossimo capitano azzurro ad alzare la Coppa del Mondo? Lo scopriremo solo vivendo…e sperando di fare altri caroselli in strada.