Italia anno Zero

Carlo Tavecchio

Italia, si riparte da zero

A mente fredda, si dice, si ragiona (e si scrive) meglio: a poco più di 48 ore dalla debacle di san Siro, è dura scrivere qualcosa su ciò che si è visto. La nostra Nazionale di calcio non parteciperà al prossimo campionato di calcio che si terrà in Russia dal 14 giugno al 15 luglio del prossimo anno. Per la terza volta, in ventuno edizioni, l’Italia non prenderà parte alla kermesse iridata dopo la non iscrizione alla prima edizione del 1930 e a quella svedese di ventotto anni dopo.

In Russia andranno, per la prima volta ad un Mondiale Islanda (numero 21 ranking FIFA) e Panama (numero 49) e torneranno, dopo diverse edizioni Marocco (1998); Svezia, Tunisia, Polonia e Arabia Saudita (2002) e Egitto, che non disputa la kermesse dalle “notti magiche” italiane.

Il fatto di vedere il Mondiale russo da casa è una cosa che nessun italiano si aspettava, un incubo di una sera di metà autunno. Va bene che in Russia non ci andranno anche Paesi Bassi, Cile, Ghana e Costa d’Avorio, ma nessuna di queste Nazionali (con il massimo rispetto) è l’Italia: quattro titoli mondiali vinti, due secondi posti, un terzo e un quarto posto. Abbiamo fatto la storia del calcio mondiale, eppure non giocheremo la fase finale del Mondiale. Per la prima volta dopo 60 anni

Ah, la Svezia quanti dispiaceri ci ha dato nella nostra storia: dalla mancata qualificazione a Euro 1984 al “biscotto” di Euro 2004, senza contare che la nostra Nazionale non ha mai preso parte a manifestazioni calcistiche internazionali organizzate dagli scandinavi gialloblu (Mondiale 1958 e Europeo 1992).

Lunedì sera, intorno alle 22:35, non appena l’arbitro ha decretato la fine dell’incontro, il “Meazza” è quasi tremato dai fischi e dagli insulti rivolti al Ct azzurro Giampiero Ventura. Ventura e i tifosi azzurri, un amore mai decollato che ha toccato il fondo alla “Friends Arena” venerdì e lunedì sera . Il match di San Siro ha avuto come zenith l’undici titolare (Gabbiani dal 1′, Insigne e El Shaarawy in panchina), la confusione in campo negli ultimi dieci minuti, gli errori sotto porta e gli “orrori” di Candreva e Darmian sulle fasce nel fare i cross.

Tutti hanno chiesto la testa dell’allenatore genovese, incapace di aver dato alla Nazionale un gioco e un modulo chiaro. Ma anche quella del Presidente federale Carlo Tavecchio, colui che ha avallato l’ex allenatore del Torino sulla panchina azzurra e di tutto il management calcistico nazionale.

Ventura ha chiesto scusa agli italiani e si dovrà incontrare con Tavecchio per discutere il suo futuro. O meglio, decidere la buona uscita perché nel contratto rinnovato lo scorso anno c’era la clausola che se l’Italia non si fosse qualificata, Ventura sarebbe stato allontanato. E proprio questo fa arrabbiare i tifosi azzurri. Oltre al danno, la beffa: non solo Ventura ha distrutto i sogni di una Nazione che vedeva nella Nazionale il riscatto di anni sociali duri, ma ora vuole anche il ben servito per ciò che ha fatto.

Si parla di un traghettatore in attesa del prossimo Ct azzurro: Gigi di Biagio, Ct della Under 21, dovrebbe essere colui che guiderà gli azzurri fino al 30 giugno 2018, dopodiché verrà scelto il nuovo Commissario tecnico. E il toto-nomi è già partito, ed è già impazzito: Carlo Ancelotti, Massimiliano Allegri, Roberto Mancini ed Antonio Conte sono quelli che piacciono di più, con il tecnico di Reggiolo in pole position in quanto rispetto ai colleghi a oggi è senza panchina.

Tra le tante frasi fatte che girano in queste ore, quella più giusta è stata quella di dover ripartire da zero, ripartendo dai giovani. Concetto giusto, giustissimo. Peccato che i vivai delle nostra squadre presentano tanti giocatori stranieri e quindi siamo punto e a capo.

Allora ha ragione Sandro Pochesci, il focoso allenatore della Ternana, nel dire che sarebbe ora di convocare giocatori di Serie B e Serie C al posto dei giocatori della massima serie. Magari un commento fuori dalle righe, ma che fa capire che lo sport più seguito del nostro Belpaese sta vivendo una grave crisi di identità. Il patrimonio c’è (Under 21 semifinalista europea, Under 20 bronzo ai Mondiali), ma si spera che non tutto venga gettato alle ortiche.

Cosa dovrebbe fare il “sistema Italia” (calcistico)? Tracciare un solco, netto, come è stato fatto in Belgio dopo non aver preso parte a Germania 2006 e Sudafrica 2014: azzeramento dei vertici federali, ripartenza dalle scuole calcio (e nelle scuole), capi cosparsi di cenere per i troppi errori fatti in passato e in pochissimi anni la Nazionale belga è passata dalla posizione numero 60 del ranking FIFA alla numero 1, con i Diavoli rossi possibili teste di serie in Russia.

A livello di club, Bruxelles non alza più coppe europee dai tempi del mitico Anderlecht e del Malines, e parliamo degli anni Ottanta. Gli anni Duemila sono stati un disastro continuativo. Dopo le continue debacle della Nazionale, i vertici federali hanno capito che per contare qualcosa nel panorama calcistico era necessario tracciare una linea netta e ripartire da zero. Anche la Federcalcio era un po’ confusa, sostituendo ben cinque Commissari tecnici in dodici anni. Partendo dai vivai e portando il calcio nelle scuole, come avviene nei campus universitari americani, per unire l’utile e il dilettevole, il calcio belga è risorto. Come se non bastasse, la Under21 belga è una delle più forti a livello europeo. Da allora il Belgio calcistico è tonato vivo e oggi è numero 5 FIFA, la terza Selezione d’Europa.

I Diavoli rossi sono un mix di under 25 in rampa di lancio (Courtois, Tielemans, Romelu Lukaku, Batshuayi), over 30 di pure qualità (Vertonghen, Vermaelen, Mertens e Dembele) per un vero e proprio melting pot di classe, forza e fantasia. A scapito del campionato nazionale, visto che le squadre più forti d’Europa acquistano a peso d’oro i gioiellini della Jupiler Pro League, la serie A nazionale. Pochi giocatori convocati da Roberto Martínez militano nella Serie A belga: in base all’ultima convocazione, solo due giocatori su 28 giocano in Patria, con un’età media di pochissimo superiore ai 26 anni. Nei play off contro la Svezia, Ventura ha convocato cinque giocatori che militano all’estero con una rosa di giocatori di età media di 27 anni, ma con nove over 30 (di cui quattro con età superiore ai 33 anni) e undici under 25 (contro i sei e i dieci del Belgio). Il Belgio, che conta come miglior posto ai Mondiali il quarto posto a Messico ’86, ha più qualità, ma per arrivare a questa è riuscito ad unire un ciclo vincente con un lavoro certosino partendo da zero.

Il Belgio magari non scalderà i cuori degli appassionati come l’Italia, eppure andrà in Russia e sarà testa di serie. L’Italia vedrà dal divano non solo i sorteggi, ma tutta la kermesse. Abbiamo parlato del Belgio perché abbiamo evitato di parlare della Germania, campionessa del Mondo in carica che vive ancora di luce propria dal Mondiale casalingo del 2006.

Che questa batosta serva di lezione ai vertici del nostro calcio. Bisogna ripartire da zero. Punto.

Il movimento calcistico italiano non merita tutto questo. I tifosi in primis.