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Europei 2024 – Spalletti avanti, ma ora serve un cambio di marcia (e di uomini…)

Zaccagni salva Spalletti ma ora serve qualcosa di più

IL LAZIALE MATTIA ZACCAGNI SORRIDENTE, CONTENTO PER IL RITORNO IN NAZIONALE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

L’Italia di Spalletti avanza agli ottavi di finale ma soffre troppo

Le strade percorse dalla nostra Nazionale per giungere agli obbiettivi sono sempre state tortuose e complicate, irte di ostacoli e difficoltà, causate a volta dai nostri stessi errori e da un ambiente complessivamente polemico se non addirittura ostile (vedi Mondiali 2006 e 1982 per esempio), pronto però a cambiare miracolosamente e repentinamente indirizzo in caso di esiti sorprendentemente positivi delle “campagne”. Viceversa abbiamo quasi sistematicamente e miseramente fallito quando la nostra rappresentativa è stata annoverata tra le possibili favorite da parte degli esperti e dagli addetti ai lavori, mostrando una certa idiosincrasia nel rispettare i pronostici.

Passando agli ottavi dell’Europeo tedesco gli azzurri di Spalletti hanno ottemperato al minimo sindacale; non superare il turno con 16 promosse su 24 partecipanti sarebbe stata un’onta quasi pari alle recenti eliminazioni mondiali, ma il modo nel quale sono riusciti nell’impresa (in senso molto ma molto lato…) non lascia presagire voli pindarici da qui alle prossime gare, a partire da quella con la scorbutica e talentuosa compagine svizzera a forti tinte rossoblù bolognesi.

Per sperare in qualcosa bisogna cambiare, e non solo la mentalità

Proprio la storia consiglia prudenza, ma che fossimo una squadra priva di elementi di spicco sia dal punto di vista tecnico sia da quello caratteriale e carismatico lo sapevamo già e la mezza buona prestazione con l’Albania aveva illuso soltanto i più superficiali o chi “deve” per forza alzare il tiro ed il morale per questioni meramente commerciali. Con la Spagna la verità è venuta prepotentemente a galla, forse esasperandone persino alcuni aspetti e soltanto un Donnarumma da urlo ci ha evitato un cappotto di dimensioni epocali.

Ieri, forse, la nostra reale consistenza: l’Italia è competitiva quando riesce mentalmente ad esprimersi sulla forza dei nervi ed ha poco da perdere, e quando, dal punto di vista tattico, può far conto su due “ali” in grado di superare l’avversario diretto per cercare il fondo od accentrarsi verso l’area avversaria, dispone di un metronomo di mezzo campo che abbia almeno un filo di dinamismo, e la retroguardia riesce a serrare i ranghi senza distrazioni di sorta.

Ora ci aspetta la Svizzera; occhio ai “bolognesi”

Ecco perché, secondo noi, elementi come Fagioli, Chiesa e Zaccagni dovrebbero essere parte imprescindibile del quadro azzurro, mentre per ciò che riguarda la punta farà bene Spalletti a buttare nella mischia di volta in volta chi riterrà più adatto tra il volitivo Retegui ed il passista Scamacca, per ora parimenti inefficaci ma potenzialmente in grado di cavare qualche ragno da quel buco ad oggi rappresentato da un laconico zero alla voce “reti degli attaccanti”… L’assenza dello squalificato Calafiori, fin qui la sorpresa più lieta della nostra spedizione, compensato ieri dall’assist vincente per lo sfortunato autogol contro le furie rosse, andrà accuratamente coperta dal mister che potrà scegliere tra Mancini e Buongiorno, elementi di differenti caratteristiche tecniche e d’esperienza; le prime farebbero propendere per il granata, la seconda per il romanista, anche più avvezzo agli inserimenti offensivi sulle palle ferme. La Svizzera è un avversario da prendere con le molle e da tenere nella giusta considerazione per evitare un’altra figuraccia e presentarsi a muso duro e petto in fuori all’ennesimo, probabile, esame d’inglese.

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