Inter, un calciomercato nell’incertezza

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Ausilio ph KeyPress

TORINO, ITALIA 31 AGOSTO 2014 - CAMPIONATO DI CALCIO SERIE A TIM 2014/2015 - TORINO VS INTER. NELLA FOTO: AUSILIO ED IL VICE PREWSIDENTE DELL'INTER JAVIER ZANETTI

Hummels e Manolas, davanti ad Handanovic, sarebbero i giusti innesti per rafforzare la difesa dell’Inter permettendo magari a Juan Jesus e Ranocchia di fare un salto di qualità. Yaya Touré, in mezzo al campo, potrebbe dare quell’autorevolezza e quella personalità che non si vedono in nerazzurro dai tempi di Cambiasso e Vieira. Là davanti, invece, Aguero e Felipe Anderson sarebbero perfetti per innescare la vena realizzativa di Maurito Icardi. Un bel mercato, no? Un mercato che proietterebbe l’Inter immediatamente ai vertici del calcio italiano, non lontana dalla Juventus che ha sfiorato il triplete.

Un mercato… da circa 200 milioni, tra cartellini e ingaggi. Un mercato, quindi, impossibile. Un mercato, certo, che farebbe sorridere i tifosi nerazzurri, soprattutto nel momento in cui il Milan di mister Berlusconi e mister Bee sembra davvero essersi scatenato (soltanto sui giornali oppure concretamente? Vedremo). Massimo Moratti, 15 anni fa, un mercato del genere lo avrebbe fatto senza patemi. Ma parlare di 15 anni fa è come pensare ad un’era geologica lontana, quasi impossibile da immaginare. Oggi, purtroppo, i “botti” da 50 milioni più 10 milioni all’anno per 5 anni sono fantascienza.

Impossibile quindi per l’Inter tornare in alto? Parliamo di un’Inter condannata ad anni e anni di mediocrità? Come sempre, un paragone con chi qualcosa di buono lo ha combinato può essere interessante. Pensiamo alla Juventus, sempre lei, che dieci giorni fa a Berlino rischiava di compiere una meraviglia sportiva, ma solo 4 anni fa era nella stessa, identica situazione dell’Inter. Era la Juve del post Calciopoli, quella che veniva da due settimi posti consecutivi. Una squadra sconclusionata, costruita male, incapace di tornare ad essere protagonista. Poi, tutto ad un tratto, ecco lo scudetto di Conte, vinto al fotofinish con il Milan di Allegri.

Quell’anno i bianconeri non avevano fatto follie: Vidal, per esempio, fu il più classico degli acquisti in “sordina”, sia economicamente che mediaticamente. Lo stesso Vucinic arrivava a Torino come un buon giocatore, non come un fenomeno in grado di cambiare faccia ad una squadra. Pirlo, destinato ad una seconda giovinezza in bianconero, se ne andava dalla Milano rossonera i cui tifosi erano sicuri, “Pirlo è finito”. Lichtsteiner, per chiudere, veniva considerato un solido innesto, non certamente il nuovo Maicon. Barzagli era arrivato nel gennaio precedente a meno di un milione, come tappabuchi. Bonucci sembrava un disastro. Marchisio stava gettando al vento le buone promesse degli esordi.

Il vero colpo di mercato, pensate un po’, era un certo Eljiero Elia. Il vero artefice di quella Juve vincente, invece, fu Antonio Conte, capace di dare vita ad un salto di qualità dei bianconeri senza rivoluzioni né investimenti folli. Questa è la realtà con cui deve confrontarsi necessariamente anche Roberto Mancini. Juan Jesus, Kovacic, Brozovic, Shaqiri, Icardi… di giovani interessanti all’Inter – che in un contesto più solido renderebbero certamente di più – ce ne sono, così come di certezze quali Handanovic e Palacio. Con due o tre innesti giusti l’Inter può tornare a competere, questa è la verità. Tutto il resto, in caso contrario, suonerebbe come una impacciata giustificazione.