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Inter, Spalletti: “In campo per vincere”

Shkodran Mustafi

Inter, contro il Genoa per i tre punti

L’Inter affronterà domani il Genoa di Juric, una gara sulla carta agevole ma da non sottovalutare. L’Inter ha sofferto più del previsto nelle ultime uscite, nel turno infrasettimanale contro il Bologna un punticino sofferto ed una prestazione da dimenticare. Il tecnico dei nerazzurri Spalletti vuole il riscatto, probabile qualche cambio nell’11 iniziale.

Queste le parole di Spalletti come riportate da mediaset:

Che reazione si aspetta?
“Conosco i miei calciatori, sono i primi a essere dispiaciuti. So che daranno qualcosa di più, li vedo stimolati, il pubblico ha capito il nostro dispiacere, i tifosi tornano in massa. E’ uno stimolo in più, è un qualcosa che ci carica. La reazione ci sarà, faremo qualcosa di diverso da quello che abbiamo fatto a Bologna”.
Forse all’Inter manca un giocatore che possa dare la scossa. Tipo Nainggolan.
“I calciatori coi quali vogliamo far ricordare questa stagione dell’Inter sono questi. Non sono quelli che ci porterà la Befana o Babbo Natale. I giocatori sono questi. Non sappiamo quello che succederà dopo. Io mi fido di questi giocatori. Fino all’ultimo giorno che starò qui, dirò sempre la stessa cosa, non modifico per una giocata, per un numero. I numeri sono soggettivi, per me fra uno e due ci sono mille altri numeri. Questo giochino che si fa per una partita non vinta lo conosco. Noi vogliamo costruire una strada, una squadra, lasciare una traccia. Questo non vuol dire vincere e basta. Il Napoli ha lasciato una traccia, eppure non ha vinto. Sarri è apprezzato in una piazza che ha un pubblico molto esigente, eppure non ha vinto, ma la traccia c’è e resterà. Questa è anche la nostra strada. I calciatori io me li sono scelti, sono stato felice che il mercato fosse finito onde evitare interpretazioni… Poi è vero: primo tempo di Bologna sotto il livello. Il secondo meglio, ma ci vuole più fantasia, più arte, ma la squadra ha fatto abbastanza bene, con l’ansia di dover recuperare”.
Domani Ranocchia, Brozovic, Eder e chi altro dall’inizio?
“Vorrei aiutare il vostro lavoro di giornalisti, ma prima lo dovrei dire ai giocatori, altrimenti non va bene. Diciamo che fra quelli che ha detto ci può stare che uno giochi”.
C’è qualche giocatore che se parte dalla panchina ed entra va meglio? Vale per Joao Mario, forse anche per Eder…
“Lei è molto attento, può essere che accada a volte, può essere casualità o anche no. Joao Mario il giorno dopo Bologna… Noi abbiamo fatto la solita partitella che è molto tirata e lui ha voluto stare molto dentro, non si è fermato, ha voluto togliersi l’ombra della gara di Bologna, lo ha voluto lui, segno che è il primo ad aver capito”.
Perché i primi tempi di Crotone e Bologna così sotto tono?
“La squadra ha fatto benino fin qui, cose buone e meno buone, ma stiamo costruendo una strada… La reazione ci deve essere e ci sarà. Ma fino a quando non ci sbatti il muso non ti rendi conti e adesso il muso lo abbiamo picchiato e sappiamo cosa fare e cosa non fare. Sappiamo di non essere superiori a tutti, ma anche di non essere inferiori a nessuno. La gara di Bologna la si doveva vincere, il pareggio non ci è piaciuto”.
Se domani giocano Icardi ed Eder, nel parco attaccanti le restano Pinamonti e Karamoh. Poco?
“No. Se c’è bisogno giocano. Pinamonti è il sostituto della prima punta, non lo metto da altre parti. Sono giovani, il futuro è per loro, prima si comincia…”.
Candreva a Bologna ha sbagliato tanti cross e calci d’angolo.
“Colpa mia. Gli ho detto: tira lì, sul primo palo. Lui ha un piede destro speciale, una qualità eccelsa. E allora ho sbagliato io, domani sarà più libero di tirare come gli piace e come sa fare. Stanco? No. La stanchezza non limita la qualità del piede, uno come Candreva non fa fatica a calciare, la qualità di Candreva non si discute”.
Sei punti con Genoa e Benevento. Poi ci sono Milan e Napoli. Obbligo dei 6 punti.
“Gli obblighi sono tanti, fare bene le partite, avere equilibrio, cercare il pallone, fare le diagonali, occupare l’area piccola, mettersi a posto sulle punizioni. Noi le partite vorremmo vincerle tutte, ma questo non vuol dire che dobbiamo vincere il campionato. Questo deve essere l’atteggiamento gara dopo gara, fare contenti i nostri tifosi che ci seguono allo stadio. Io se non fossi seduto in panchina, andrei a vedere quest’Inter dalla tribuna, mi stimola, mi stuzzica, i tifosi hanno voglia di combattere al nostro fianco e noi dobbiamo seguirli”.
Il trequartista è una risorsa o un lusso? C’è un altro modulo?
“Si, è possibile fare qualcosa di diverso, ci sono gli avversari, ci sono situazioni che si intasano da sole. Il trequartista non è un lusso, io posso fare anche il vertice basso anziché alto, non c’è il trequartista che sta lì e aspetta il pallone, oppure il vado via io e vieni qua tuo, o vengo io e vai via tu. A me non piace quando si perde un po’ troppe volte la palla, bisogna fare le cose con più qualità senza perdere palloni banali, fare cose da Inter, far sentire il suono della palla che ha un suono particolare se giocata nel modo giusto”.

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