Inter, Rummenigge: “Pavard non volevamo venderlo, ma hanno offerto una cifra importante”

Rumenigge parla dell'Inter

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Pavard
la grinta di Benjamin Pavard ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Ospite al Festival dello Sport di Trento, l’ex pallone d’oro e ala sinistra dell’Inter e ora dirigente del Bayern Monaco Karl-Heinz Rumenigge, ha risposto a varie domande sulla sua carriera, in particolare sulla sua avventura ai nerazzurri, e delle trattative che hanno coinvolto la sua ex squadra e i bavaresi in questa sessione estiva di mercato.

“Thuram è molto forte, ma deve correggere un difetto…”

“In Italia nessuno mi ha mai chiamato Karl, per tutti sono Kalle. A me piace molto così. Ho vinto due Palloni d’Oro nel 1980 e nel 1981. Prima di me questo trofeo era andato a calciatori del calibro di Gerd Muller e Johan Cruijff. Resta una gioia immensa anche a distanza di tanti anni. Un Pallone d’Oro lo conservo a casa, in una stanza con tanti altri ricordi. E l’altro l’ho regalato alla FIGC perché mi ha inserito nella Hall of Fame, mi sembrava giusto così. In Germania abbiamo sempre avuto attaccanti di grande livello come Gerd Muller, in Italia invece Paolo Rossi, Gigi Riva e Boninsegna. Voeller a Roma ha fatto grandi cose, così come Klose alla Lazio. In questi due paesi la ricerca dell’attaccante resta sempre una priorità. In Germania adesso abbiamo tanti centrocampisti, altrettanti difensori: probabilmente ai giovani di oggi piace più così, essere maggiormente al centro dell’attenzione ed avere il pallone fra i piedi. Da un certo punto di vista a loro va meglio, perché se avessero fatto l’attaccante come me e dovevi confrontarti con un difensore come Claudio Gentile non era affatto semplice e prendevi tante botte. A proposito di difensori un mio pupillo era Dante e giocava qualche tempo fa nel Bayern Monaco. Ero talmente affezionato a lui che quando nacque mio nipote insieme a mia figlia decidemmo di chiamarlo così”.

Il ragionamento si sposta quindi sull’Inter.
“Con l’Inter nacque un sentimento mai svanito. Avevo tante offerte specie dalla Spagna, come Barcellona e Real Madrid, ma a me piaceva l’Italia come Paese e volevo fare questa scelta. Oltre le esperienze in campo insieme alla mia famiglia in Italia ho imparato la vostra lingua, una cultura bellissima e il modo di vivere stupendo degli italiani. E’ stata un’esperienza meravigliosa sotto tutti i punti di vista. L’Italia mi ha dato tantissimo anche per la mia carriera da dirigente perché conoscevo la lingue e mi ha agevolato per le trattative con Juventus, Milan e Inter“.

I ricordi più belli dell’avventura all’Inter?
“17 marzo 1985, il derby. Indimenticabile quel periodo, mi spiace solamente non aver vinto perché eravamo una squadra davvero forte. A proposito di ricordi: segnai un gol bellissimo contro i Rangers che mi annullò un arbitro tedesco. Mi sono dovuto fermare perché altrimenti gli avrei dato un calcio in culo. Poi a fine partite venne nello spogliatoio e mi chiese la maglietta. Mi fermò Altobelli, altrimenti quel calcio partiva…”.

Il suo rapporto con gli allenatori?
“Ho avuto come allenatori sia Trapattoni che Ancelotti. Con il Trap è stata un’esperienza bellissima ma anche con Carlo che sento ancora. Purtroppo per lui non è stata un’avventura lunga. Con il PSG mise in campo una formazione per così dire strana, e decidemmo che era il momento di separarci. Ma siamo rimasti amici, è una persona stupenda e sa gestire i calciatori. Non ho mai sentito nessun suo giocatore che ha parlato male di Ancelotti“.

Cosa pensa dell’Inter di oggi?
“Parto dalla finale di Champions League che ho seguito allo stadio, chiaramente facendo il tifo per l’Inter nonostante l’amicizia con Pep Guardiola con cui ho condiviso l’avventura con il Bayern Monaco. Ero convinto che potesse vincere l’Inter, e nel momento in cui è entrato in campo Lukaku ci sono state diverse occasioni per segnare. E’ andata in maniera diversa, purtroppo il calcio è anche questo. L’Inter nella scorsa annata è tornata ad altissimi livelli e il percorso in Champions League lo testimonia. Questo percorso di crescita può continuare ancora adesso”.

Le trattative di mercato coi nerazzurri?
“L’Inter ha pescato molto ultimamente in Bundesliga. Hanno preso il nostro portiere Sommer, è stata una trattativa lunga ma l’accordo fra noi c’era. Per Pavard è stato più complicato perché noi non volevamo venderlo. Alla fine loro lo hanno pagato una cifra importante e considerando che aveva un solo anno di contratto con il Bayern è stato deciso di lasciarlo andare. E’ molto forte anche Thuram, arrivato a parametro zero. Deve però correggere sin da subito un difetto: non devono più perdere punti per strada contro le squadre meno blasonate. Simone Inzaghi ha saputo dare un bel gioco, spettacolare e sono convinto che faranno bene. Ma non è accettabile non vincere una partita come quella con il Bologna. L’Inter queste partite deve vincerle”.

La scelta di portare Guardiola al Bayern Monaco?
“E’ stato difficile far accettare il Bayern Monaco a Guardiola. Andai personalmente a Barcellona per convincerlo e dopo un anno sabbatico venne da noi. Ci fu una partita bellissima, quella con il Leverkusen: dovevamo fare almeno 7-8 gol, finì 1-1. I giocatori erano tristi per come era andata e alla fine Guardiola andò nello spogliatoio e disse a tutti che era felicissimo per il gioco. E aggiunse: ‘le prossime 10 le vinciamo tutte’. Ne vincemmo 18 di fila, altro che 10. Vincemmo il campionato con più di 20 punti di vantaggio dalla seconda. Il primo anno di Guardiola fu indimenticabile”.

Il nuovo corso del Bayern Monaco?
“Volevo ritirarmi ma il Bayern e la nazionale tedesca mi hanno chiesto di tornare per dare una mano. Al Bayern abbiamo licenziato ultimamente allenatore e direttore sportivo, ora spero che le cose possano andare per il verso giusto. Abbiamo speso 100 milioni per Kane ma è stato anche venduto Lewandowski, una macchina da 40-50 gol all’anno. L’allenatore era convinto che non sarebbe servita una prima punta ma poi le cose sono andate in maniera diversa e dovevamo prendere un bomber. L’unico da prendere era Kane e i suoi numeri sono già importanti. In Germania il campionato non è facile, come in Italia. Il Napoli ha vinto meritatamente lo scudetto, il Milan può puntarci in questa stagione. C’è tanto equilibrio come da noi dove siamo insidiati da Leverkusen e Dortmund. Sono due tornei molto interessanti”.

Il Fair Play Finanziario della UEFA?
“Il Financial Fair Play deve essere attuato in modo serio altrimenti si spende troppo e il mercato sale sia dal punto di vista dei cartellini che degli ingaggi. Ciò che succede ora in Arabia Saudita è una roba che si possono permettere grazie a tutti noi che spendiamo soldi per il loro gasolio. Al momento hanno acquistato giocatori forti ma in là con gli anni, per la prossima stagione è tutto da vedere. Stanno organizzando un campionato che la FIFA non può sottovalutare. Ciò che mi ha stupito di più è Roberto Mancini che ha lasciato l’Italia per andare ad allenare in Arabia Saudita. Sono rimasto parecchio stupito. Capisco un calciatore di più di 30 anni che va a guadagnare una barca di soldi in un torneo che fino a poco fa non valeva nulla ma non capisco Mancini. L’Italia è una nazionale importantissima nel Mondo, non sarei andato ad allenare l’Arabia Saudita“.

Bayern Monaco e Inter possono vincere i rispettivi campionati?
“Spero di si. L’Inter? Anche, spero che possa vincere lo scudetto e Lautaro Martinez la classifica dei marcatori”.