Uno psicodramma chiamato FC Inter. Pioli sulla graticola..

Inter Torino

Il post Genoa-Inter è drammatico

L’Inter e la vittoria sembrano diventate due rette parallele destinate a non incontrarsi. Persino a Genova, in un Marassi sconsolato per l’attuale classifica, i nerazzurri riescono a farsi surclassare. Gli uomini di Juric non giocano granchè bene ma tanto basta per avere ragione di una squadra ai limiti della decenza. Se non siamo al KO tecnico davvero manca pochissimo. L’impressione generale è che da un momento all’altro tutto potrebbe sfociare in una crisi nervosa; nessuno può dirsi realmente al sicuro. E’ palese che la testa sia ormai già alla prossima stagione ma i giocatori devono trovare le giuste motivazioni per salvare almeno la faccia. La dirigenza intanto, in silenzio, osserva la situazione. Come nella Francia del ‘700 molte teste sono pronte a saltare.

Un fallimento, quasi, annunciato

Inutile cercare di negarlo: l’Inter ha fallito sotto ogni punto di vista. Il mercato in grande stile fatto in estate aveva fatto sognare, più del dovuto, i tifosi. Ora la tensione è tangibile e tutti si aspettano che, prima o poi, possa succedere qualcosa. Verosimilmente non accadrà nulla, la rassegnazione ha lasciato posto alla rabbia; se i giocatori non hanno forza di lottare perché dovrebbero averla i tifosi?

Eppure le radici di questa stagione deludente ( per usare un eufemismo) vanno ricercate nei mesi addietro. L’esonero di Mancini, la breve era di De Boer, l’avvento di Pioli sono segnali di un progetto tecnico reale mai sbocciato. Persino il “normalizzatore” ha miseramente fallito; nemmeno il ritiro e le scelte tecniche forti hanno scosso un ambiente in coma vegetativo. Ora con lo spogliatoio contro e i risultati che mancano Pioli è sulla graticola come non mai: l’ombra di Vecchi si fa sempre più pressante ma anche quello purtroppo servirebbe a ben poco ormai.

La fotografia della situazione può essere racchiusa in due immagini di Genova. La prima è di sicuro quella che riguarda il capitano dell‘Inter: Mauro Icardi. Sostituito al 72′ esce senza neanche degnare di uno sguardo Pioli; non proprio il migliore dei gesti se sei il leader della squadra. Il secondo fotogramma è il rigore di Candreva. Il giocatore della nazionale si presenta sul dischetto con la stessa grinta di un condannato a morte: il risultato è quanto mai scontato. Un penalty che è la sintesi della stagione nerazzura: flebile, privo di ogni qualsivoglia grinta e parato senza troppi patemi da Lamanna. Peggio di così era davvero difficile da fare. Lo spaesamento della difesa sul gol di Pandev e la rassegnazione di Handanovic nel raccogliere l’ennesima palla in buca fanno il resto.

Salvare il salvabile

Ora tuttavia non è il migliore dei momenti per gettare la spugna. La bandiera bianca non deve essere ancora sventolata, benché la tentazione ci sia. Che le ultime giornate siano con o senza Pioli in sostanza cambia davvero poco; serve una scossa, occorre che qualcuno prenda in mano la squadra, già ma chi? Il migliore negli ultimi tempi è senza dubbio Gagliardini: è mai possibile che l’ultimo arrivato debba reggere da solo la baracca nel nulla cosmico più totale? Di sicuro però è lui l’uomo su cui ripartire.

Come sarà l‘Inter del futuro non ci è ancora dato saperlo. Tuttavia possiamo facilmente raffigurare i nerazzurri del presente con una metafora assai calzante: lo psicodramma. Il noto metodo teatrale/ psicologico di J. L. Moreno è quantomai giusto ora: una realtà conflittuale, priva di protagonisti di spessore e nella confusione più totale. Serve rialzarsi e serve farlo subito: i protagonisti sono avvisati.