Inter, presente e futuro da decifrare

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Cosa sta succedendo in casa Inter? Se lo stanno domandando i tifosi nerazzurri, soprattutto, ma anche tutto il calcio italiano. Ieri è stato davvero un duro colpo veder Massimo Moratti lasciare per sempre gli uffici di Appiano Gentile dopo 19 anni. Certo, dall’arrivo dell’indonesiano Thohir, la figura di Moratti aveva perso molto dal punto di vista decisionale ma restava comunque un emblema nerazzurro, un simbolo di eleganza e di prestigio; unico presidente italiano ad aver vinto in una stagione Campionato, Champions League e Coppa Italia. Moratti, rimane nel mondo Inter soltanto con il 29,5% delle quote.

Dopo 19 anni di sconfitte, gioie, delusioni e vittorie il club milanese riparte da Thohir, pronto a risanare il debito societario e si spera anche il cuore dei suoi tifosi non molto felici dell’ultimo periodo costellato di occasioni perse con solo due punti conquistati nell’ultimo mese tra coppa e campionato. Sembra davvero strano il percorso dei nerazzurri guidati da Mazzarri; un inizio discreto con le vittorie contro Sassuolo (7-0) e Atalanta (2-0), e i due pareggi con Torino e Palermo. Poi, il definitivo crollo contro il Cagliari (sconfitta per 4-1) e Fiorentina (3-0). Una parabola discendente davvero brutta, non solo sul piano del risultato ma anche e soprattutto sul piano del gioco. Gli ultimi due pareggi, a Napoli e con il Saint-Etienne non hanno placato l’insofferenza della tifoseria che non digerisce alcuni cambi e alcune decisioni di formazione dell’ex Samp Mazzarri, fischiato dall’inizio alla fine dei due match. Forse, una delle componenti dell’addio di Moratti è anche legata a questo; il presidentissimo non sarebbe stato d’accordo sul proseguo del tecnico alla guida dell’Inter.

Contro il Cesena, nella prossima di campionato, Mazzarri e tutti i giocatori sono chiamati a dimostrare di poter tornare a credere, a sperare, in una posizione di alto livello, ciò che spetterebbe ad una squadra di tale calibro. L’unico risultato che potrebbe riportare un minimo di serenità è soltanto uno: la vittoria, e anche convincente. Nel caso contrario, Moratti non esiterebbe a telefonare di corsa al magnate indonesiano esclamando un bel “te lo avevo detto”.