Uno dei protagonisti del tricolore dell’Inter è Benjamin Pavard. Il difensore francese ha rilasciato una lunga intervista sulla trionfante stagione dei nerazzurri, svelando diversi retroscena, dall’amore per l’Inter già da adolescente a quando ha deciso di dire sì alla società milanese.
Inter, Pavard: “Ho scelto l’Inter mentre ero in volo per Milano”
A ventisette anni aveva già vinto tutto, la decisione di lasciare il Bayern Monaco per avere nuovi obiettivi: “A 27 anni era arrivato il momento di cambiare. Cercavo una nuova avventura, dopo sette stagioni in Germania. Volevo conoscere l’Italia e vivere la passione della Serie A. Poi c’è la tattica. A Monaco giocavo terzino, qui sono centrale, il ruolo che preferisco. L’idea di me l’interista è nata in aereo, venendo a Milano, chiacchierando con un amico. Avevo forzato per lasciare Monaco. Volevo solo l’Inter, che mi seguiva da tempo. Mi sentivo già interista”.
L’ex Stoccarda è in scadenza con la società milanese, ma non dovrebbero esserci problemi per il rinnovo, entrambe le parti hanno intenzione di continuare insieme, come ha affermato il difensore. Intanto, sul futuro della sua Inter, Pavard dice: “Non ci poniamo limiti. Dobbiamo restare campioni d’Italia, pur sapendo che è molto difficile ripetersi. In Italia negli ultimi anni il vincitore del campionato è cambiato spesso. Ma siamo sulla buona strada. E abbiamo tifosi fantastici, a San Siro e in trasferta”.
Il giocatore sul suo allenatore, Simone Inzaghi, e il lavoro insieme: “Inzaghi ci lascia molta libertà ed è bellissimo. Avevo già giocato in difese a tre, ma si trattava soprattutto di coprire. Qui è un continuo dai e vai. Possiamo salire, creare spazio, dialogare con il regista. I cori per lui sul pullman? Li merita, da parte dei fan e della squadra. Era importante che fossimo noi calciatori a gridare per primi il suo nome. La seconda stella è arrivata grazie al lavoro di tutti, ma il mister è lui”.
Infine, tra le parole rilasciate a Repubblica, sulla festa scudetto incredibile vissuta a Milano: “Avevo già vissuto momenti di festa così. A Stoccarda, per la promozione in Bundesliga. Uno spettacolo. Al Bayern Monaco si festeggia meno. Poi c’è il Mondiale con la Francia, che è stato incredibile. Ma il pullman a Parigi viaggiava più spedito, non ci abbiamo messo otto ore come a Milano. Dopo aver visto i miei nella folla mi sono emozionato. Sapevo che mi aspettavano da quattro ore. Erano felici. Mamma spingeva tutti per vedermi. Papà sorrideva. Sono orgoglioso di far vivere loro momenti così»