Iniziata oggi l’avventura di Stefano Pioli sulla panchina dell’Inter. Come primo ostacolo, il lanciatissimo Milan di Montella, per un derby dai contenuti intriganti
DERBY DELLA MADONNINA IN ARRIVO – Finito il casting, si riprende finalmente a parlare di calcio giocato nei dintorni di Appiano Gentile. A uscirne vincitore, dopo accurata selezione, è Stefano Pioli. Il “normalizzatore” fortemente voluto dal comparto italiano della dirigenza nerazzurra, con buona pace di Kia e dei suoi propositi, fin qui nefasti. Questa mattina inizia quindi un nuovo corso, l’ennesimo di questo avvio di stagione vissuto ai limiti della follia. Certo, ci sono gli impegni delle nazionali a corredare questo weekend, ma a Milano si inizia a sentire aria di derby.
Per il tecnico di Parma, che ha smascherato la sua infatuazione giovanile per la Beneamata, di toppe da applicare sullo sdrucito abito di gala nerazzurro ve ne sono, e parecchie, e il rischio di un’arlecchinata a livello cromatico è evidente. Occorre trovare le sfumature giuste per rendere presentabile tutto l’ensemble. Col suo team lavorerà in primis sull’aspetto mentale, già denunciato da Icardi post-Southampton. E non sarà facile. soprattutto con la rosa ristretta dei primi giorni. Ma di carne al fuoco ce n’è parecchia, da una condizione atletica preoccupante al momento no di alcuni giocatori messi al centro del progetto ma che finora hanno denunciato diverse problematiche. Dai casi Gabigol e Kondogbia, all’isolamento di Icardi, finora unica bocca da fuoco credibile di un reparto offensivo che, fra la discontinuità di Perisic e Candreva e lo scarso apporto delle mezzali, non può reggersi su un unico giocatore, seppur importantissimo. Per non parlare poi di Banega, il giocatore di maggior classe che si è rivelato finora un equivoco tattico per Mancini e De Boer. Per Pioli trovare la giusta sinergia col suo progetto di squadra sarà fondamentale.
Il Milan, dal canto suo, con la fresca convocazione in azzurro di Lapadula, celebra il suo “italian style” in un momento della stagione decisivo per quanto riguarda le questioni relative al passaggio di proprietà, con il closing ormai imminente.
La politica autarchica è l’ultimo regalo fatto alla piazza da una dirigenza che, se negli ultimi anni non ha operato sul mercato in maniera soddisfacente, nel curare invece il proprio orticello – grazie soprattutto al lavoro di Filippo Galli – ha permesso ai rossoneri di veder sbocciare i talenti che in queste settimane stanno contraddistinguendo in positivo il lavoro di Vincenzo Montella.
La differenza col caos che regna in casa – Inter, sta nell’aver fin da subito, col placet della futura proprietà, portato avanti un progetto autarchico per valorizzare un vivaio che ha sempre recitato un ruolo fondamentale per i successi del Milan. Milanello come pietra angolare, e i futuri, razionali, investimenti per arricchire il parco giocatori e ritornare al top in Europa. Senza esotismi modaioli di sorta, buoni solo ad arricchire le tasche dei soliti maneggioni del calcio mercato. Mai crisi si è rivelata tanto rivelatrice di soluzioni.