Derby della Madonnina d’Arabia

Stracittadina d'Arabia, tempo di Inter Milan

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SIMONE INZAGHI RINGHIA A RAFAEL LEAO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Il Derby della Madonnina di giri intorno al mondo ne ha fatti. Ne citiamo uno addirittura in quel di Pechino, era il 2011: un ricordo lieto per i milanisti perché finì 2-1 con gol di Ibrahimović e Boateng.

Stracittadina d’Arabia, tempo di Inter – Milan

Ci mancava solo la Stracittadina d’Arabia, ed eccola servita. Anche all’epoca si trattava di una Supercoppa italiana da esportazione, ma oggi Ibra si scambia magliette celebrative con Marotta, dopo aver chiesto scusa in mondo visione alla conferenza stampa del neo allenatore rossonero Conceição. Insomma, un altro mondo. Milan e Inter arrivano alla finale di questa formula a 4 con pronostici che propendono decisamente verso i Campioni d’Italia in carica. L’Inter ha annichilito la bella Atalanta, confermando di essere la bestia nera di Gasperini, mentre l’altro ramo della semifinale ha proposto una sfida tra squadre che ad oggi hanno deluso le aspettative di inizio stagione. Il passaggio del turno del Milan contro la Juventus è stato poi rocambolesco quanto inaspettato. Non è facile stabilire se sia stata più una ventata di fortuna visto il modo in cui ha ribaltato il risultato, o un effetto benefico del “nuovo arrivato” sulla panchina. Sta di fatto che i due esiti delle semifinali, non solo fotografano idealmente le stagione scorsa di cui questo trofeo è la naturale conclusione, ma confermano i pronostici pro Inter.

Pronostico scontato?

Il bello delle finali però – se poi sono un derby ancor di più – è la loro imprevedibilità. Se per l’Inter essere la strafavorita rappresenta un onere ancor prima che un onore, nel caso del Milan essere data per sfavorita può infondere nella testa dei giocatori tutta la leggerezza di chi non ha nulla da perdere. Del resto, se ti danno per sconfitto dalla tua avrai la motivazione di chi vuole dimostrare il contrario, non l’obbligo di vittoria a tutti i costi. Lo spirito di quell’anello magico al centro del campo dopo la vittoria sulla Juve in cui Bennacer ha sferzato i compagni di squadra ad affrontare con coraggio la finale è la sintesi perfetta. Sull’altra sponda del Naviglio l’Inter ha tutta la sicumera del formato schiacciasassi con cui ha trionfato in maniera devastante lo scorso campionato. I tentennamenti di inizio stagione (vedi proprio la sconfitta nel derby col Milan) sono archiviati. Basti pensare che le ormai sicure assenze in finale di Thuram e il Tucu Correa non sono vissute con apprensione. Qualunque altra squadra in Serie A senza il proprio capocannoniere non avrebbe lo stesso feeling. A proposito di assenti, l’unica arma che può un minimo riequilibrare i pronostici sponda Milan è la presenza di Leao. La sua assenza si sta facendo sentire, ma le possibilità di vederlo titolare domani sera sono minime. Al più, secondo gli ultimi aggiornamenti, potrebbe subentrare a partita in corso.

I conti in tasca

Per tutti coloro che nutrono dubbi su queste finali da esportazione vale la pena fare i conti in tasca delle partecipanti al torneo. La vincente si porterà a casa 9,5 milioni, mentre la perdente si consolerà con 6,7 milioni. Juventus e Atalanta – le deluse delle semifinali – si sono portate a casa 2,4 milioni. Accedere alla finale fa già la differenza in termini economici, ancor più che in termini di prestigio. Va bene i soldi non sono tutto, ma da sempre fanno girare il mondo e il calcio ancor di più. Davanti a introiti di questo tipo, con tutto l’entusiasmo che il calcio italiano genera all’estero, è evidente che formule come questa saranno sempre più frequenti in futuro, ed essere parte di tali giochi diventa un’obiettivo importante per le società quasi quanto piazzarsi in zona Champions. Schierarsi per partito preso contro queste politiche equivale a non capire che il calcio è una grande forma di business, e il romanticismo con cui il tifoso mette da parte i sudati risparmi per l’abbonamento di stagione diventa marginale.

La diretta televisiva da Riad con il Derby della Madonnina sarà certamente un affare meno italiano, ma tristemente più redditizio.