Intervenuto a Dazn nel programma Supertele, Marotta è tornato a parlare dell’Inter ma non solo visti i tanti argomenti a cominciare da Inter-Juventus.
Marotta: “Pavard impressiona, facevano i paragoni con Bremer”
Queste le sue parole: “Io sono la punta della struttura piramidale nerazzurra e per anzianità mi vengono riconosciuti i meriti. Una delle fortune dell’Inter è la struttura, come Inzaghi, Ausilio, Baccin, Zanetti. La nostra fortuna è aver creato questa squadra vincente”. Nel mercato di gennaio c’è stata una programmazione ben scandita in ottica futura: “Devo dire che quello che conta è rappresentare una società che è tornata oggi a essere importante come nel 2010. Siamo cercati e ricercati, il discorso di Zielinski? Ho parlato con De Laurentiis, dicendogli che stiamo sondando il terreno nel rispetto delle norme. Ausilio ci dirà come agire, se tutto andrà in porto lo tessereremo per l’anno prossimo. Fa parte delle intuizioni che un’area sportiva deve considerare”.
Il percorso di Thuram è davvero convincente, Marotta non ha dubbi: “Ha sempre dimostrato di essere un talento, poi ha avuto un brutto infortunio. Siamo riusciti a prenderlo a parametro zero, è stata un’operazione molto importante. Ausilio e Baccin non l’hanno mai mollato. Bravissimo ragazzo, figlio d’arte, è molto importante avere un padre di quello spessore. Ho avuto modo di vivere un po’ di tempo con loro e il papà lo segue molto”.
I parametri zero come nascono?
“Dal lavoro di tutta l’area tecnica, dagli osservatori, che monitorano evidenziando i giocatori vincolati. Si va a cercare di contattare e negoziare. Per noi è più facile negoziare quando rappresenti una società come l’Inter. Ora è più facile rispetto a quando sono arrivato. Abbiamo vinto sei titoli, fatto due finali europee. L’Inter è sempre l’Inter, sei a Milano, è normale che anche la città rappresenti, per quell’aspetto del calciatore, spesso rappresentato dall’anima femminile della compagna o della moglie, un tassello importante”.
Il dossier dei rinnovi procede.
“Non abbiamo ansie perché giocatori che si svincolano non ce ne sono. Vogliamo consolidare il rapporto con i giocatori che manifestano attaccamento alla maglia, da Lautaro a Barella. Non c’è fretta, siamo garantiti sul piano contrattualistico. Abbiamo a che fare con grandi professionisti che stimano tantissimo il brand della società”.
Cosa le ha dato l’esperienza juventina?
“Devo dire che anzitutto tutte le mie esperienze sono state rilevanti. Quella alla Juve lo è stata, la cosa più significativa è la cultura della vittoria, che significa perseguire ogni piccolo particolare come se fosse essenziale. Oggi noi siamo una squadra e una società con mentalià vincente, che punta al percorso di crescita. La mentalità vincente è stata consacrata a Istanbul, i giocatori si sono allenati mentalmente su cosa significa vincere. Nella sconfitta si sono proiettati. Alla Juve da ogni professionista ho tratto spunto per arricchire la mia esperienza. Allegri? L’ironia fa parte del gioco, bisogna sempre sdrammatizzare. Poi è normale che noi facciamo il nostro percorso, loro fanno il loro”.
Le manca Conte?
“In questo momento è una risorsa che farebbe comodo a tante squadre. La speranza è che possa rimanere in Italia, dipende tanto da lui. Devo spendere una parola per Inzaghi. Considerando il divario d’età che c’è tra lui, Conte e Allegri, è in grandissima crescita. E’ bravo sul piano umano, professionale, nella didattica dell’organizzazione di gioco. Siamo molto orgogliosi, il grandissimo merito va dato a lui”.
Pavard la impressiona?
“È costato trenta milioni più due di bonus. Lui è campione del mondo, fa parte della nazionale, arriva dal Bayern. E’ molto importante. Nel pre-gara facevano il paragone tra lui e Bremer. Devo dire che come caratteristiche sono un po’ diverse, ma entrambi bravi. Pavard è un ottimo giocatore, completo nella fase di copertura e in quella di impostazione”.
Ha lasciato la Juve perché non era d’accordo con l’acquisto di Ronaldo?
“Devo dire anzitutto che sono passati tantissimi anni. Torno sull’argomento solo per simpatia. Devo riconoscere i dieci anni alla Juve. Nel momento in cui la proprietà intende operare una strategia diversa, il manager deve fare un passo indietro. L’ho fatto, con il sorriso sulle labbra. Era giusto rispettare le volontà della proprietà e della società, che voleva ringiovanire il management. Ronaldo? L’operazione in parte mi trovava d’accordo, ma sul piano finanziario era molto impegnativa. Non è stato quello l’elemento che ha portato alla rottura e al divorzio. C’è stato un cambiamento di programma, la conclusione fisiologica di un ciclo”.
Se avesse un budget illimitato, quale giocatore prenderebbe all’Inter? Il giocatore dei sogni…
“Ce ne sono tanti. Devo dire una cosa: è molto più difficile avere i soldi che non averli. Quando non li hai devi essere più creativo. Ce lo diciamo spesso con Ausilio. Bellingham è un giocatore che fa divertire”.
L’Inter di Inzaghi è la versione più evoluta dell’Inter di Conte?
“Il ciclo nuovo è iniziato con Spalletti, poi Conte l’ha sviluppato dando tantissime qualità al gruppo sia sul piano della mentalità vincente sia sul piano del gioco. Poi è arrivato Inzaghi che, con la sua giovinezza e spensieratezza, è riuscito ad applicare un concetto divertente del calcio. Con i giocatori ha un rapporto ottimo, quasi fosse un loro compagno di squadra. Grande merito di Conte, poi Spalletti e ora di Inzaghi. Questo è un gruppo. Si parlava dell’affetto tra i ragazzi, devo dire che nello spogliatoio si respira un’aria positiva. Sono bravi ragazzi, che hanno acquisito una mentalità importante. Non abbiamo vinto ancora nulla. Febbraio pesa tanto. Abbiamo tredici punti in più dell’anno scorso, i dati sono significativi, +41 di differenza reti. Io non ricordo una squadra con questo dato. Le insidie più grosse possiamo trovarle nei campi di provincia, a partire dalla sfida con la Salernitana. Dobbiamo giocare quelle partite con la stessa determinazione che abbiamo messo con la Juve. Siamo primi, ma il traguardo è ancora lontano”.
S’aspettava il gruppo così unito?
“Siamo riusciti anzitutto a puntellare, evidenzio ancora il merito di Ausilio e Baccin. Spesso Ausilio è sottovalutato, ma sta dimostrando col tempo di essere un bravo direttore sportivo, è molto competente. Abbiamo puntellato l’organico. Se sei una grande squadra devi avere una rosa competitiva. Se Inzaghi si alza e guarda la panchina, beh, ha una rosa molto valida. Lui è bravo a valorizzarla”.
Sulle valutazioni degli ex giocatori presenti in studio. “Di Biagio? Un miliardo e mezzo di lire, come se fossero oggi 30 milioni. Ciro Ferrara? Me lo ricordo giovanissimo al Napoli. Io ero al Varese, lui un ragazzino. Ha abbinato le qualità calcistiche a quelle umane”.
I tifosi dell’Inter si augurano che lei rimanga il più a lungo possibile. Cosa vuol fare dopo?
“Come sapete ho allungato ancora il contratto. Me l’ha proposto Steven Zhang e sono contento. Il mio contratto scade nel 2027 alla bella età di 70 anni. Sono innamorato del calcio e dello sport voglio creare una nuova vita, una nuova mission. Mi piacerebbe occuparmi a livello politico del calcio. Ieri sera? Grande soddisfazione, ma non abbiamo ancora vinto nulla”.