Inter, Felipe Melo leader del centrocampo

FelipeMelo

Dopo le prime 12 giornate di Serie A, la classifica emette già un verdetto inopinabile: Inter al primo posto con un totale di 27 punti, al pari della sopresa Fiorentina guidata da Paulo Sousa. La rinascita dell’Inter è da ricercarsi essenzialmente nella bravura di Roberto Mancini che ha saputo costruire, insieme alla dirigenza nerazzurra, una squadra solida e compatta, capace di trovare la via del gol seppur con poche azioni offensive.

Con i risultati conseguiti in queste prime 12 giornate, il sogno scudetto non sembra essere irragiungibile; meta possibile soprattutto grazie alla compattezza mostrata dal centrocampo nerazzurro, il cui leader indiscusso risulta essere Felipe Melo.
Dopo i suoi trascorsi in Italia prima alla Fiorentina (con prestazioni altisonanti) e successivamente alla Juventus (con risultati meno soddisfacenti rispetto ai suoi standard in maglia viola) , Felipe Melo si traferisce nel 2011 in Turchia, al Galatasaray, dove riesce ad entrare da subito, grazie al suo spirito di combattente, nei cuori dei tifosi giallorossi. Tra svariati cartellini rossi e gli innumerevoli tafferugli nei derby di fuoco tra Galatasaray e Fenerbache, il brasiliano Felipe Melo incomincia a sentire un po’ la nostalgia di quell’Italia che lo aveva fatto conoscere al mondo e non ci pensa su due volte quando gli giunge notizia circa l’interesse di Roberto Mancini per portarlo nella Pazza Inter.

Fin dal 2009 il tecnico jesino aveva provato a trascinarlo nel mondo Inter facendo un’offerta alla Fiorentina che, tuttavia, aveva già preso un accordo verbale con la Juventus (che a quel tempo pagò il suo cartellino la bellezza di 20,5 milioni di euro). Ora, a distanza di circa 6 anni, il Mancio può contare finalmente su quel mastino di centrocampo che tanto andava cercando. In passato di paragoni spregiativi con il mondo animale ne sono stati fatti tanti per Felipe Melo ( “cagnaccio” per i suoi modi rudi o “pecora nera” per la Nazionale brasiliana che a causa sua perse le possibilità di vincere il Mondiale nel 2010). Forse solo l’epiteto “scarafaggio” non gli è stato attribuito. Eppure, forse, adesso la metamorfosi è completa. Il suo primo gol, peraltro decisivo contro il Verona, il bacio alla moglie in tribuna e le ultime prestazioni esaltanti con la maglia nerazzura hanno consegnato a Mancini un Felipe Melo del tutto rigenerato, anche sotto il profilo caratteriale: insostituibile, non magari pulitissimo nei suoi interventi (vedesi intervento contro Pazzini), ma buono come il pane per il centrocampo nerazzurro.