Nella disfatta dello Juventus Stadium, Ruben Botta è stato l’unico nerazzurro a salvarsi. Corsa, voglia di fare, vivacità, spirito di iniziativa: tra un timido Ricky Alvarez, uno spaesato Kovacic e uno spuntato Palacio, il fantasista ventiquattrenne ex Boca Juniors e Tigre ha fatto vedere cose interessanti e si candida, oggi, a dare un contributo importante per raddrizzare la stagione dell’Inter. Acquistato dall’Inter la scorsa estate, Ruben Botta è stato “parcheggiato” al Livorno per sei mesi, in attesa di recuperare dal grave infortunio che ne aveva messo addirittura in discussione la carriera proprio poco dopo l’approdo in nerazzurro. Una volta tornato arruolabile, Mazzarri ha voluto trattenerlo a Milano e le ultime partite dicono che potrebbe essere stata un’ottima scelta. “Mi piace giocare in avanti – ha affermato Ruben Botta oggi ad Appiano Gentile durante la presentazione ufficiale alla stampa -, a non importa se a destra o sinistra. Mi piacciono i giocatori che fanno la differenza. In Argentina ho sempre ammirato Riquelme, mi piace Lionel Messi e mi ispiro a lui. Recoba? Mi incantava il modo in cui giocava – le parole di Botta, che ha preso il numero 20 proprio come il Chino -, l’ho visto in azione, ha fatto grandi cose per l’Inter. Ora tocca a me, quello che devo fare è lavorare duro per raggiungere risultati”.
L’ambizione non manca, insomma, così come non manca un sinistro vellutato accompagnato da dribbling e visione di gioco. “Ringrazio l’Inter per avermi aspettato dopo l’infortunio. Ora sto bene – ha continuato Ruben Botta -. Nell’ultimo mese sono migliorato tantissimo. Sono andato in prestito al Livorno e li ringrazio, ora spero di ripagare la fiducia di Mazzarri dando il massimo in campo”. Anche perché nella situazione attuale non sarà facile invertire la rotta che vede i nerazzurri sempre più involuti sotto l’aspetto del gioco e dei risultati: “E’ vero, non è un bel momento – ha spiegato il fantasista argentino classe 1990 -, però il gruppo è molto unito, dai giocatori al mister. Ora voglio lavorare e imparare dagli errori del passato. Ogni squadra poi viene a giocare a San Siro come se fosse una finale, l’unica cosa da fare è lavorare al massimo e uscire da questo momento”.