Inter, cosa fare per rialzarsi? Il caso Icardi non aiuta…

LA SCONFITTA COL CAGLIARI, L’AUTOBIOGRAFIA DI ICARDI, UNA TIFOSERIA SPACCATA IN DUE. PER IL GRUPPO SUNING LE PRIME GRANE DI UN’AVVENTURA INIZIATA FORSE CON TROPPO OTTIMISMO

Domenica surreale a San Siro. Alla ripresa del campionato la banda – De Boer era attesa da un impegno fondamentale, un’occasione quasi irripetibile per agganciare il treno Champions, soprattutto alla luce della sconfitta del Napoli contro la Roma. Una vittoria, magari condita da una prestazione convincente, sarebbe risultata importantissima per coltivare legittime speranze di un torneo d’alta classifica. Avrebbero infatti acciuffato i partenopei di Sarri, privi di una valida alternativa a Milik, e quindi piombati di colpo in una dimensione di squadra “sperimentale”, con tutte le problematiche del caso.

La prestazione dei nerazzurri, fino al vantaggio, peraltro legittimo, di Joao Mario, è stata tutto sommato positiva. Si è vista una squadra padrona del campo, magari troppo concentrata a inchiodare il match sul mero possesso del pallone, ma contro un avversario troppo timido come il Cagliari del primo tempo la pratica avrebbe dovuto essere archiviata prima. Con l’aggravante per giunta di un rigore fallito da un Icardi totalmente fuori partita, per i motivi che vi illustreremo.

Lo stesso De Boer, in zona mista, ha confermato che c’è stato un black out generale incomprensibile una volta conseguito il vantaggio. E questo, oggettivamente, non può esimerlo da responsabilità specifiche. Perchè è vero che in campo vanno i giocatori, e alcuni o non sono all’altezza, o non sono concentrati a dovere; ma un allenatore, seppur in fase di apprendistato, deve dare in breve tempo almeno un’identità caratteriale forte al proprio collettivo. L’Inter dell’anno scorso, capolista durante l’autunno, viveva di fiammate, era ben organizzata in difesa e soprattutto dava un’idea di forza mentale che indirizzava le partite dove voleva lei. Purtroppo mancava il gioco, una manovra avvolgente e creativa, e questa lacuna alla distanza ha compromesso il suo campionato.

Si può dire senza rischio di smentita, che l’Inter odierna e il proprio tecnico stiano andando a braccetto nel loro percorso di evoluzione, e questo prevede inciampi clamorosi come quello di ieri pomeriggio. Abbiamo più volte sottolineato la totale sinergia che si è creata fra la società e il tecnico olandese, soprattutto nella gestione disciplinare dei propri giocatori; occorre quindi pazienza per vedere una squadra sicuramente più in linea con le previsioni estive, ma De Boer, di partita in partita, sta pian piano esaurendo il credito accumulato nella prima parte di stagione, grazie soprattutto alla clamorosa impresa contro la Juve.

C’è da dire poi, che l’atmosfera che si è respirata al “Meazza” era davvero pesante, con una tifoseria spaccata in due e una curva che non ha esitato a mostrare il proprio risentimento sul proprio capitano.
Partiamo dal presupposto che Icardi è un campione che sta vivendo forse il periodo più delicato della sua breve carriera. E in alcune situazioni, come la polemica con Maradona e l’ostracismo del c.t. argentino Bauza (oltre che di alcuni giocatori, Messi in primis…), riesce difficile affibiargli delle colpe. Ma ormai El Diez si nutre ormai dell’approvazione degli scherani che un tempo gli hanno buttato tonnellate di fango, per poi salire sul carro dell’adulazione ipocrita, legittimandolo a dire praticamente quello che vuole come se godesse di una qualsivoglia forma di immunità.
Se poi la sua vita privata deve incidere su questioni di carattere tecnico, allora il tecnico della Selecciòn veda di riflettere attentamente sulla situazione, soprattutto guardando la classifica deficitaria della propria nazionale nelle qualificazioni per i Mondiali di Russia. E lo convochi, perchè di finalizzatori del genere, l’Argentina attuale ne ha bisogno come il pane, soprattutto data la scarsa continuità di rendimento del Pipita e le lune del Kun.

Tornando a San Siro, Icardi, con quelle parole infarcite di veleno e stupidità, ha reso ancor più pubblicità negativa ad un personaggio le cui vicende fuori dal campo, purtroppo, viaggiano di pari passo col suo percorso di calciatore. Mauro e Wanda come Albano e Romina, un’equazione ma anche un’identità. Siccome l’attaccante argentino ha la fortuna di condividere il talamo con la sua agente, sarebbe meglio assistere in breve tempo ad una sua presa di posizione da parte di quest’ultima. Perchè non si può esimere da responsabilità specifiche anche tutto l’entourage che ruota intorno e si nutre delle prestazioni di Maurito Icardi.,Wanda Nara in primis.
E qui sorge l’anima del problema; può una società di livello mondiale come l’Inter farsi un autogol del genere? Possibile che non ci fosse un membro dell’Ufficio Stampa, senza scomodare necessariamente le alte sfere, informato della faccenda? Oggettivamente ci sembra tutto paradossale, e anche pericoloso per lo stesso Icardi, visti gli sviluppi incresciosi della storia, con un gruppetto di tifosi che si sono presentati in serata con intenzioni tutt’altro che amichevoli sotto casa sua.
E poi, Wanda Nara, sapendo la gravità delle parole del suo compagno, non poteva intervenire anzitempo, prima che venissero pubblicate? Si sarebbe evitata una gogna mediatica dalle proporzioni esagerate, perchè obbiettivamente Inter-Cagliari è stata una partita dove l’aspetto tecnico, alla vigilia, era incredibilmente secondario. E questo per il calcio inteso come sport, come gioco, è una sconfitta.
Senza contare poi, e questo è l’aspetto forse più grave, le ripercussioni mediatiche che la famiglia Icardi potrebbe subire, e il nostro pensiero va soprattutto ai loro bambini; questa leggerezza in nome della squallida notorietà da social, questo loro sovraesporsi, spiattellando sulla rete la loro quotidianità, rischia di essere per loro un boomerang. Questa nuova generazione di calciatori 2.0 tragga insegnamento dalla faccenda, please.

Infine, un pensiero va al gruppo Suning; che sia meno distante, dia un lato umano alla propria entità imprenditoriale, e curi come si conviene il proprio patrimonio; dopotutto stiamo parlando dell’Inter, un’insieme di uomini, con tutte le variabili impazzite del caso, e non soltanto di un brand da promuovere nella folta giungla del merchandising e nella battaglia per i diritti televisivi.