Nel calcio, soprattutto quello odierno, i sogni costano tanto. E in Italia, da anni, il ritornello è ricorrente: i top club europei hanno più risorse da investire, per questo sono più competitivi. Forse per questo Massimo Moratti ha deciso di passare la mano, cedendo il pacchetto di maggioranza della società nerazzurra a Erick Thohir, proprio per garantire all’Inter un futuro sempre ai vertici come, evidentemente, la famiglia Moratti non poteva più permettersi di fare. Mazzarri, da parte sua, è stato chiarissimo: se l’Inter vuole arrivare al terzo posto, servono investimenti importanti. Un terzo posto che anche Thohir vuole fortemente, ma i recenti risultati negativi hanno complicato parecchio le cose. Soprattutto dopo la sconfitta con la Lazio, dopo la raffica di pareggi di dicembre e il poker subito dal Napoli, hanno fatto allontanare le dirette concorrenti per la zona Champion’s League. Se proprio Napoli e Fiorentina hanno allungato, i nerazzurri sono stati superati perfino dal Verona e sono scivolati verso posizioni di classifica di… stramaccioniana memoria.
Il mercato di gennaio capita a fagiolo, dicono alcuni, ma cosa serve davvero all’Inter per puntare con credibilità al terzo posto? Non è semplice e per capirlo basta tornare indietro di qualche anno. Era il gennaio del 2004, sulla panchina dell’Inter c’era Alberto Zaccheroni e i nerazzurri, dopo l’esonero di Cuper, stentavano in campionato. Le dirette concorrenti per il quarto posto, che allora garantiva l’accesso alla Champion’s League, erano la Lazio di Mancini e il Parma di Prandelli. L’Inter a fine stagione agguantò il quarto posto, ma per riuscirci furono necessari due investimenti di grandissimo valore a gennaio come Adriano e Stankovic, strappati proprio alle dirette concorrenti Parma e Lazio. Come se, per capirci, oggi l’Inter andasse a prendere Marek Hamsik e Borja Valero, piuttosto che Callejon e Cuadrado. Da una parte, certo, Napoli e Fiorentina non li cederebbero, ma dall’altra nemmeno l’Inter avrebbe le potenzialità economiche per portarli a Milano, come accaduto invece con Adriano e Stankovic nel gennaio 2004. Tutto questo per spiegare come il mercato di gennaio, per essere un vero toccasana, deve essere ricco e importante, altrimenti serve a poco. E D’Ambrosio e Osvaldo, i due nomi più caldi in questo momento, potrebbero non bastare.