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Inter, Ausilio: “Spalletti come Josè Mourinho”

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Il ds Ausilio a tutto tondo sul momento dell’Inter

Intervistato da Tuttosport il ds dell’Inter Piero Ausilio ha fatto il punto sul momento dei nerazzurri. Dal lavoro svolto dal nuovo tecnico Spalletti alla squadra e a risultati che al momento sorridono alla formazione meneghina.

Di seguito le parole di Ausilio come riportate da fcinternews:

Ausilio, ci racconta il “suo” Spalletti? 
“Luciano sembra qui da tanti anni, si è integrato alla perfezione non solo con il mondo Inter, ma anche con la città. Si è subito trovato bene, si sente a suo agio e ha dato un contributo importante per migliorare alcuni aspetti della vita quotidiana ad Appiano. E’ attento alla cura del particolare: per esempio lui è un intenditore di terreni, sa come coltivarli e per questo è attentissimo al taglio dell’erba e a come devono essere segnati i campi prima degli allenamenti. Inoltre ha insistito molto sull’aspetto della nutrizione, tant’è che da venti giorni abbiamo inserito nello staff un dietista che quotidianamente si raffronta con gli chef e lo staff medico”.

A Spalletti sono bastati quattro mesi per dare un’identità alla squadra. 
“La storia parla per lui: Spalletti ha sempre fatto bene utilizzando più sistemi di gioco. Sta dando una mentalità precisa ai giocatori, vuole dominare l’avversario, ma non perde di vista l’organizzazione, i principi di gioco e le qualità degli avversari, perché non si può avere lo stesso atteggiamento con la Roma e con il Napoli. Luciano non è un integralista, pensa che si possa arrivare al risultato in modi diversi. Ha conquistato i giocatori con il suo credo: tutti corrono e lavorano per gli altri. La squadra è compatta, corta e ha la sua “cazzimma””.

Si può dire che Spalletti sia uno degli ultimi “duri” rimasti nel nostro calcio? 
“Spalletti è il comandante di questa truppa. Ricordate quanto successo a Brunico col tifoso che se l’era presa con Ranocchia? Lui l’ha messo subito in riga, lanciando un messaggio a tutti: questi sono i miei ragazzi e io mi metto davanti a loro. Non troverete un’intervista in cui non difenda qualcuno dei suoi giocatori: per lui sono veramente i migliori al mondo, tant’è che non vuole assolutamente che venga venduto nessuno a gennaio”.

C’è qualcosa che lo accomuna a Mourinho? 
“Trovo delle similitudini sulla voglia di alzare sempre l’asticella, di comunicare a tutti, squadra, società e tifosi, di fare sempre qualcosa di più, di tenere al massimo il livello di attenzione. L’obiettivo è quotidiano, si guarda al giorno dopo, al massimo alla prossima partita, mai troppo avanti”.

A gennaio inizierete a parlare di rinnovo? 
«Con Spalletti abbiamo concordato due anni puliti, senza clausole. Stiamo bene insieme e quando si sta così, l’ultimo dei problemi è capire per quanto tempo bisogna continuare. Consideriamo Spalletti un vero tesoro, fondamentale per il presente e per i progetti futuri dell’Inter».

Come va la convivenza con Sabatini? 
“A differenza di quanto pensino in molti, siamo amici e ci stimiamo da tempo. Ci siamo trovati un po’ per caso, ma lavoriamo facilmente insieme. Abbiamo trovato un equilibrio e la cosa bella è che abbiamo una visione simile del calcio: su dieci giocatori che piacciono a me, nove piacciono pure a lui e viceversa. Quando gli ho fatto i nomi di Skriniar e Dalbert, mi ha detto di prenderli subito. Ci completiamo e la sua esperienza mi arricchisce: quest’estate ho visto più lui di mia moglie e da fumatore passivo sono diventato uno da due-tre sigarette dopo cena…”.

Quando parla di valutazioni da fare su Ramires, si riferisce all’opportunità di rinforzare l’Inter indebolendo lo Jiangsu? 
“Ramires come giocatore non si discute, ma spetta alla proprietà e non al direttore sportivo dell’Inter valutare cosa sia meglio per gli obiettivi dei rispettivi club. E comunque abbiamo già cinque centrocampisti molto forti”.

A quali condizioni Vidal può diventare un’opportunità? 
“Voglio essere chiaro, perché non è giusto illudere i tifosi. Noi a gennaio non possiamo fare operazioni in entrata che non siano sostenute economicamente da pari operazioni in uscita: abbiamo già presentato alla Uefa una fotografia dei nostri conti per il ’17-18 e, se dovessimo cambiare qualcosa, dovremmo modificare tutti i piani. Non possiamo andare sul mercato e spendere 30-40 milioni: questo vale per tutti, non solo per Vidal”.

Domenica arriva a San Siro il Torino, sarà una sorta di derby… 
“E’ vero… Mihajlovic è un amico, ha giocato e allenato qui (da vice di Mancini, ndr). In squadra poi ha tanti ex come Obi, Burdisso, Ansaldi e Ljajic. Il Torino è un’ottima squadra, con giovani interessanti, forza fisica a centrocampo e tanta qualità davanti. Quelle col Toro sono per noi sfide storicamente difficili, e poi si sono ripresi proprio nella settimana sbagliata…”.

Cairo, sul mercato, è davvero un osso duro come si dice? 
“E’ molto tosto. Ansaldi, per dire, era già chiuso, ma ci siamo messi a discutere per i bonus, perché sia che fossero di 50 euro o 50mila, il presidente era deciso a non mollare nulla. Anche quando abbiamo preso D’Ambrosio a sei mesi dalla scadenza, per Cairo era come se avesse ancora cinque anni di contratto”.

Scusi Piero, la parola scudetto si può nominare? 
“No… E’ vietato”.

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