Il Napoli si ridimensiona?
C’è un’Aquila che ronza sulla testa di Antonio Conte. Chiedere a Marco Baronio come si riesca a far tornare sulla terra il Napoli in tre giorni con due vittorie consecutive. Gli scherzi del destino di un calendario con effetto déjà vu tra Coppa Italia e Campionato fanno emergere una serie di grattacapi all’allenatore partenopeo, e mettono in discussione i numerosi endorsement pro Napoli degli esperti di settore.
Sia chiaro: la squadra capitanata da Di Lorenzo rimane una delle favorite nell’unica competizione rimasta, ma con qualche punto percentuale in meno. Tra il favorevole pregiudizio che vuole Conte uomo Scudetto a prescindere, e l’idea che una stagione senza Champions apra le porte per la vetta in Serie A – figurarsi ora che anche la pratica Coppa Italia è stata derubricata – ha generato un giudizio diffuso secondo cui il Napoli sia la squadra da battere su tutte.
Tra un Inter tornata al formato schiaccia sassi, e un’Atalanta capolista che solo i più retrogradi si ostinano a sminuire come “rivelazione del Campionato” è evidente che questo Napoli deve fare qualcosa in più di vittorie striminzite per 1-0 se vuole davvero lottare fino alla fine. Eccolo uno dei grattacapi più spinosi per Conte: la fase offensiva. Quello che sta mancando è l’ariete, punto di forza di ogni stagione trionfale dell’allenatore leccese. Sì, proprio quel Romelu Menama Lukaku che in passato ha vestito egregiamente i panni di Primo Cavaliere di Re Artù alias Antonio Conte, sta difettando. L’usato sicuro che il Mister ha preteso a tutti i costi si è inceppato, e dalle parti del Vesuvio ciò comporta molti mal di pancia perché il pensiero correlato va inevitabilmente a chi gli ha ceduto forzatamente il posto. Victor James Osimhen è gioco forza sempre più un convitato di pietra, perché i cinque gol firmati fin qui dalla sua controparte belga sono troppo poco per spazzarne via il ricordo. Se girate per San Gregorio Armeno, tra le botteghe dei mastri artigiani di presepi farete molta più fatica a trovare statuette del gigante fiammingo rispetto alla chioma ossigenata del nigeriano.
Il divorzio tra l’ex uomo scudetto e il Napoli è una cosa che intercorre tra lui e De Laurentis, e di questo non si può certo biasimare Conte, ma è stato davvero fatto di tutto per trattenerlo? Certamente quella di Lukaku potrebbe essere solo una fase di assestamento, questo lo capiremo a febbraio, ma se le altre corrono ad alte velocità gli inciampi concessi sono davvero pochi. Il rischio di vivere un’intera stagione col pensiero di “chissà come sarebbe andata con Vicotr” è concreto. Il centravanti belga è vissuto di fiammate sporadiche e di prolungate assenze ingiustificate, non in panchina, ma purtroppo in mezzo al campo. L’ultima sconfitta con la Lazio è in tal senso emblematica: sul registro di classe l’allievo Romelu ha eseguito zero tiri in porta. Questa clamorosa astinenza sotto porta inizia a gravare anche sulla performance complessiva della squadra, e si torna così ad Antonio Conte. Se è ingeneroso attribuire a lui la responsabilità di un Lukaku con le pistole scariche, rimane il fatto che proprio lui – ovvero uno dei più grandi estimatori dell’attaccante – non stia riuscendo a motivarlo. Il che è aggravato dal fatto che l’allenatore ha puntato tutto su di lui, quasi fosse l’unica scelta possibile sul mercato. La fama di allenatore manager rischia così di tornare indietro come un boomerang se la situazione non cambia al breve.
Nulla è compromesso e il destino di questo stuzzicante campionato è ancora tutto da scrivere. Non basta un aquila per cancellare quanto fin qui di buono realizzato, ma per chi crede alla scaramanzia – e Napoli è la città giusta per coltivare foschi pensieri – la suggestione di un cattivo presagio aleggia, e non solo sulla testa dell’allenatore.