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Il fattore DDR: grinta, qualità e intuizioni vincenti | La Roma insegue la Champions

Il racconto analitico della vittoria della Roma allo Stirpe e gli spunti di Daniele De Rossi da quando è subentrato sulla panchina giallorossa. Così la Roma sogna l'impresa Champions

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L’URLO DI DANIELE DE ROSSI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

La Roma di Daniele De Rossi vince a Frosinone e trova la quarta vittoria in cinque partite in campionato sotto la nuova guida tecnica. Primo tempo brutto e apatico della Roma, che rischia più volte di andare sotto ed è tenuta a galla da un imponente Svilar, per poi trovare il gol del vantaggio sul secondo tiro in porta della partita grazie ad un’azione personale di Huijsen conclusa con uno splendido tiro a giro dai venti metri.

Ed è proprio dal primo tempo che bisogna partire per spiegare il successo della formazione giallorossa. De Rossi ha scelto infatti un 4-2-3-1 più offensivo rispetto alle prime uscite in campionato e coppa, togliendo un centrocampista (Pellegrini) dal palleggio sulla trequarti e inserendo in quel ruolo Azmoun, una seconda punta, per dare profondità e imprevedibilità alla sua squadra. Mossa che non paga, perché la Roma nel primo tempo è sempre lunga e soffre l’inferiorità numerica in mezzo al campo, con i soli Cristante e Paredes a fare da filtro che vanno in difficoltà sulla pressione altissima del Frosinone nei primi 45′.

La Roma non riesce ad innescare l’attacco e Azmoun non riesce a legare il gioco come aveva fatto Pellegrini nelle precedenti uscite, ma la Roma riesce a chiudere addirittura il primo tempo in vantaggio grazie alla magia di Huijsen. L’esultanza di De Rossi al gol del ragazzino è tutta un programma, il tecnico giallorosso è infuriato con i suoi per l’atteggiamento che stanno mettendo in campo e lo fa capire con gesti eloquenti, grintosi e rabbiosi, rivolti a tutta la squadra.

L’allenatore giallorosso vuole di più e al rientro dagli spogliatoi corregge le variazioni tattiche che aveva tentato nella formazione titolare togliendo un impalpabile Lukaku, appannato mentalmente e fisicamente nelle ultime uscite, per inserire Pellegrini, quel centrocampista in più di cui questa Roma ha bisogno per palleggiare e per trovare equilibrio. Rimane Azmoun come riferimento offensivo a dettare la profondità e la Roma ritrova la sua fluidità; il cambio tattico dimostra grande personalità per De Rossi che sceglie di togliere Lukaku e tenere Azmoun valutando solo la prestazione dei primi 45′, e il campo gli dà ragione. L’iraniano firma il gol dello 0-2 andando a raccogliere il tap-in su una conclusione da fuori di Cristante, poi Baldanzi guadagna un rigore che Paredes trasforma nel terzo gol che chiude il match.

Atteggiamento e caratteristiche individuali, così De Rossi ribalta la squadra nel secondo tempo

Non si è trattato tanto di un cambio di modulo, come si è detto in tv e in radio, dal 4-2-3-1 al 4-3-3, bensì di un cambio di caratteristiche all’interno del campo. Mister De Rossi insiste su due parole chiave da quando è subentrato sulla panchina della Roma: caratteristiche individuali e atteggiamento. La Roma di De Rossi infatti non può esser disegnata in maniera simmetrica in uno schema classico o in un modulo rigido, ma adatta i posizionamenti in campo in base alle caratteristiche tecnico tattiche dei calciatori. L’inserimento di Pellegrini, non da mezz’ala pura ma in un ruolo ibrido sul centro-sinistra del fronte d’attacco giallorosso, ha permesso alla Roma di guadagnare campo col palleggio soprattutto su questa fascia, dalla quale è poi arrivata la combinazione che ha liberato Cristante per il tiro che porta allo 0-2 di Azmoun.

La cifra di comprensione del modo di giocare della nuova Roma di De Rossi è questa, lontana da schemi e moduli e più vicina a posizionamenti ibridi, interscambiabili, con determinati compiti tecnico-tattici legati alla posizione di campo che si occupa in un determinato momento. Le idee dell’allenatore giallorosso sono moderne e avanguardistiche, molto vicine a quelle proposte da Spalletti (anche la difesa a 3 e mezzo, con Angelino in un doppio ruolo ibrido di regista difensivo come terzo di sinistra e terzino di spinta) negli ultimi anni di club e meritano approfondimenti e analisi specifiche.

Nota di merito poi per la personalità, la personalità che serve per togliere a Rui Patricio la titolarità e puntare su Svilar, la personalità di togliere Lukaku all’intervallo e lasciare Dybala 90′ in panchina, la personalità e l’intuizione azzeccata di togliere Huijsen ammonito dopo il gol, la faccia tosta di far valere le proprie idee e il proprio ruolo e di ottenere in questo modo la vittoria. Il De Rossi allenatore è molto vicino al De Rossi giocatore, e questa è una buona notizia per tutto il mondo Roma.

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