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Il derby racconta…

Milan Inter
Inter-Milan - ph Scali/KeyPress

E’ una calda primavera in quel 2003. Inter e Milan si affrontano per guadagnarsi il biglietto per il teatro dei sogni. Obiettivo, la corona d’Europa.

Quando Inter e Milan si affrontano in semifinale di Champions League nel 2003, il campionato che le ha viste protagoniste a lungo è ormai ipotecato. La Juve di Pavel Nedved, futuro Pallone d’Oro quell’anno, è un rullo compressore, che anche in Europa avrà modo di recitare un ruolo da protagonista.

Di fronte, nella bolgia di San Siro, ci sono un’ Inter vogliosa di riscatto e un Milan che sta dando vita a un nuovo ciclo vincente.

L’Inter, nell’estate precedente, è uscita scottata dal tradimento infertole dal suo giocatore più amato e rappresentativo. Ronaldo, ricco di gloria dopo il trionfo mondiale, è passato al Real fra le polemiche, soprattutto per i modi con cui ha intavolato la trattativa, ben supportato dal “gatto e la volpe”, ovvero i suoi agenti Pitta e Martins, che da bravi burattinai hanno reso il Fenomeno alla stregua di un Pinocchio irriconoscente. Ma, nonostante tutto, i nerazzurri di Vieri, Crespo e Recoba, ben allenati da Cuper, hanno recitato da primattori in quella stagione, cogliendo la piazza d’onore in campionato e centrando un’importantissima semifinale europea, la prima in Champions da quando Moratti junior è diventato presidente.

Di fronte, un Milan che, grazie a investimenti importanti (Nesta, Seedorf, Rivaldo…) e alla consacrazione di Pirlo come regista davanti alla difesa, per gran parte della stagione è risultata, assieme all’Arsenal e al Real, la squadra di gran lunga più spettacolare d’Europa. In campionato, però, ha pagato dazio soprattutto a causa di qualche infortunio di troppo, ma nelle coppe ha saputo trovare una certa continuità di risultati. Per non parlare degli stimoli che può dare un’avventura europea, che in casa Milan ha sempre rappresentato l’obiettivo primario su cui orientare le sue ambizioni maggiori.

Nella gara d’andata, finita 0-0, l’Inter godeva del fattore trasferta, non sfruttandolo a dovere. Particolarmente scialba la prova di Recoba, attesissimo ma, come spesso gli è accaduto in carriera, deludente nelle occasioni importanti.
Per la gara di ritorno il Milan propone uno Sheva che in Champions ha fatto le cose migliori, soprattutto contro il Real e nei quarti con l’Ajax; nell’Inter invece, grande risalto lo sta avendo un giocatore interessante come Obafemi Martins, valorizzatosi nella Primavera nerazzurra e subito protagonista con un gol a Leverkusen, esportando sulle platee internazionali la sua pittoresca capriola.

Proprio l’ucraino, alle prese con una stagione difficile, ha modo nelle battute finali del primo tempo di sbloccare la situazione; ben servito da Seedorf, vince un contrasto con Cordoba e fulmina Toldo da cecchino d’area di rigore: Il Milan è padrone del campo, ma l’Inter, da squadra ostica e poco propensa a far giocar bene l’avversario, ritorna mentalmente in partita.
Oba Oba Martins entra a inizio ripresa al posto di uno spento Recoba, e a dieci minuti dal termine, approfittando di uno svarione difensivo, buca Abbiati in uscita bassa. Proprio Abbiati, agli sgoccioli della partita, si erge a grande protagonista, con una super parata su Kallon, strozzando l’urlo del gol ai tifosi nerazzurri.

Il Milan va in finale, a Manchester, contro la Juve. Per Ancelotti. in quello che verrà etichettato come “the italian job”, sarà l’occasione di prendersi una sonora rivincita contro chi lo ripudiò due anni prima, smentendo la fama di perdente e costruendo il suo mito da allenatore vincente a livello mondiale.

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