Home Editoriale Il calciomercato e l’importanza di avere un’idea

Il calciomercato e l’importanza di avere un’idea

Marotta

marottadi Mattia Barro

Quanto vale economicamente un progetto? Probabilmente più di ogni euro speso in questa sessione. La tendenza di spendere per spendere cercando nello scossone o nel colpo di fortuna difficilmente porta risultati sul lungo termine. Nella stessa percentuale per la quale non investire è un errore di prospettiva. L’importanza di un’idea è il fondamento di una società calcistica, qualsiasi sia l’obiettivo finale, che esso sia lo scudetto quanto la salvezza o una promozione.

E’ dunque difficile ricordare un mercato invernale così muto. Un mercato privo di sogni, all’insegna dell’austerità collettiva, incapace di emozionare tifosi e addetti ai lavori. Per sognare si sa, bisogna avere un obiettivo e in questa sessione quello che è mancato è proprio un pensiero, un progetto, un’idea.

Quello che emerge, in maniera abbastanza evidente, è la totale mancanza di programmazione da parte della maggior parte delle squadre della nostra massima lega. Manca un pensiero alto dedicato al futuro, schiacciato dalla paura diffusa di salvaguardare il proprio ruolo nel presente.

E non è di certo una questione economica. Se l’Inter spende 13.5 milioni di euro per un attaccante di trent’anni che si unisce alla lista dei vari Icardi, Palacio, Ljajic, Jovetic, Perisic, decidendo di non intervenire su un regista o un terzino, la scelta è strategica, soprattutto se questa scelta mette in discussione un giocatore come Icardi capace, la scorsa stagione, di garantire 22 reti in campionato. E parliamo di un ragazzo di 23 anni con ampi margi di miglioramento tecnico e comportamentale.

L’ansia ha fatto da padrona in questa sessione di calciomercato: i tifosi chiedono risultati, gli sponsor chiedono risultati, l’economia calcistica chiede risultati. Ed ecco allora l’esigenza di ottenere qualcosa adesso, senza l’idea di crea delle fondamenta stabili. Se a pensare al futuro son squadre come Juventus (nessun acquisto per la prima squadra, ma tanti movimenti sui migliori giovani del campionato cadetto) e Sassuolo (la sinergia con la Signora sta garantendo ai neroverdi la possibilità di aggregare nella propria rosa i migliori emergenti) che in quanto a lungimiranza hanno già dimostrato di possederne con la costruzione di stadi di proprietà (Juventus) e di una direzione tattica continuativa (Di Francesco), il divario con le altre della classe è abissale.

Se all’Inter, come si è già scritto, l’acquisto di Eder ha coinciso con ulteriori malintesi e musi lunghi in uno spogliatoio già fragile per l’attuale crisi di risultati, nell’altra Milano, quella di sponda rossonera, si rivedono le prestazioni (3-0 nel derby e primi due successi consecutivi) a discapito del potere contrattuale di cui il Diavolo vantava una tradizione ventennale. Un mercato ostaggio dei soldi cinesi (mai arrivati) per Luiz Adriano e dell’inghippo del Monaco per El Shaarawy (girato poi alla Roma per 1.3 milioni di euro per il prestito di sei mesi con diritto di riscato a 13), che registra le uscite di Suso e Cerci al Genoa, oltre a quelle del Faraone e la rescissione di De Jong. In entrata? Il ritorno di Boateng, 28 anni e con alle spalle un licenziamento dallo Schalke per scarso impegno.

La Roma continua la girandola degli esterni e dopo gli addii negli ultimi sei mesi di Iturbe, Ibarbo, Gervinho, Llajic, integra Perotti ed El Shaarawy (10 gol ciascuno dal 2013 ad oggi) ai presenti Iago Falque e Salah. Il vero acquisto però è Spalletti, esperto conoscitore dell’ambiente romano, unico in grado di portare calma in una piazza delusa dalla gestione Garcia. Anche qui la campagna acquisti di Sabatini (prossimo al divorzio) è una serie di tentativi di ravvivare l’ambiente, ma non mostra una tendenza a risolvere e pianificare un futuro che a Roma manca da troppo tempo.

Se la Fiorentina tenta di rivalutare talenti polverosi come Tello e Zarate in una politica del rischio che oramai è di casa (Giuseppe Rossi ne è stata croce e delizia), La Lazio rimane quasi immobile, mentre i grandi proclami di De Laurentis (‘arriveranno due top player’) si fermano sulla scommessa Grassi, considerando che l’acquisto difensivo di Regini ha l’unico scopo di allungare la rosa del Napoli.

Ancora peggio fanno le squadre di bassa classifica in cui, paradossalmente, l’unica a pianificare un futuro è l’Hellas, ma in un’ottica negativa. Via quindi Marquez, Matuzalem, Rafael, Sala e Halfredsson per abbattere il monte ingaggi in questi ultimi mesi di permanenza di serie A per potersi permettere un mercato estivo più ragionato per una rapida risalita. Il Carpi rispetto al Frosisone prova un ulteriore sforzo di sopravvivenza (De Guzman può portare qualità in mezzo al campo), mentre la Sampdoria, dopo aver annunciato tramite Ferrero il blocco delle cessioni, svende Eder, Zukanovic e Regini sostituendoli con qualche scarto dell’Inter (Dodò e Ranocchia non danno sicurezza ad un reparto difensivo completamente da rifare, mentre il redivivo Alvarez difficilmente sarà all’altezza delle ultime stagioni di Eder). Montella è al timone di una nave in mare aperto ed una tempesta chiamata zona retrocessione si sta avvicinando (il Carpi ha recuperato 7 punti in cinque gare), causa di una presidenza che quest’anno sta commettendo errori da ogni angolo: chiedere a Zenga per conferme.

Se il Torino spera nell figliol prodigo Immobile, l’Atalanta cedendo Denis e Maxi Moralez punta all’usato (in)sicuro con Diamanti e Borriello seguita dal Bologna che infila la tripletta Floccari, Zuniga, Constant, mentre Udinese e Palermo giocano la solita sessione da scommettitori. Gran merito invece alle operazione in uscita di Empoli e Chievo. L’Empoli protegge il fortino e monetizza con la cessione di Barba, il Chievo invece porta a casa la migliore cessione della sua storia: Paloschi allo Swansea di Guidolin vale 8 milioni più due di bonus. E comunque andrà, una sessione di mercato non si giudica a febbraio, e nemmeno a giugno, poiché una sessione dovrebbe essere parte di un progetto a lungo termine che potrà essere giudicato nell’agire complessivo di un paio d’anni. Creare dei cicli positivi come accade per Juventus, Sassuolo, Empoli, è l’obiettivo primario, non limitandosi a parlare di risultati, ma di società, di ambiente, di strutture.

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