Si sa, alla base dello sport e del calcio in particolare c’è sempre, o dovrebbe esserci, la regola non scritta per cui si scende in campo con l’intento di vincere. Il motto “l’importante è partecipare”, di de coubertiana memoria, spesso si scontra con la voglia di prevalere sull’avversario, di imporre le proprie competenze sportive, la propria forza, la propria voglia di essere vittoriosi. Spesso, appunto, ma non sempre. O meglio, questa è l’impressione che si avrebbe quando escono dei risultati “già scritti”, “prevedibili”, atti magari a favorire o sfavorire terze compagini: insomma, quello che da molto tempo è denominato “biscotto”. E qui scatta in tutti gli appassionati la famosa buona fede, così come in altri emerge un sentore di “aggiustamento” del risultato, che andrebbe a falsare qualsiasi tipo di competizione. Alzi la mano, tuttavia, chi può provare con assoluta certezza tutto ciò.
Se si parla di biscotto non può certamente non essere ricordato l’episodio risalente all’Europeo del 2004: saremmo stati sbattuti fuori se la sfida tra Svezia e Danimarca fosse finita 2-2. È come fini quella partita? Niente meno che 2-2. Fioccarono titoli e polemiche, si parlò di match “acchittato” ad arte per farci fuori, di poco potere italiano in sede di calcio internazionale, di slealtà e di addio alla sportività. In effetti fece riflettere e stupire un po’ tutti, troppe coincidenze vennero fuori, ma ancora oggi i protagonisti dell’epoca giurano che la gara si svolse in un clima del tutto regolare.
Da ricordare anche i sospetti che accompagnarono nel 2012, ancora un Europeo, la sfida tra Spagna e Croazia, altra gara che ci riguardava da molto vicino. La cultura del sospetto esiste da quando esiste il calcio e molte potrebbero essere state nella storia del pallone le partite in cui era meglio non spingere troppo sull’acceleratore, ma è anche vero che spesso si è un po’ troppo prevenuti. E se davvero una partita finisse in parità perché le due squadre non hanno prevalso una sull’altra? E ancora, ci può stare che una squadra più forte vinca sul campo della più debole, senza il pensiero che quest’ultima abbia tirato i remi in barca.
Vincano sempre i valori e l’etica nel calcio, oggi e sempre, ma vinca anche in noi la volontà di credere ancora che il calcio, passione più bella del mondo, faccia emergere il buono ed il bello dello sport, e che non prevalgano biscotti e complotti vari. Altrimenti, che senso avrebbe soffrire e gioire ancora per una palla che gonfia la rete?