I Cavaliers sono la sorpresa di inizio stagione, ma si ferma Kevin Love

Dati da molti per spacciati a una stagione da fanalino di coda della Eastern Conference, la partenza a razzo dei Cleveland Cavaliers deve aver sorpreso più di qualcuno. Dopo una settimana dall’avvio della NBA la squadra dell’Ohio è infatti ancora imbattuta, con un record di 3-0.

Le vittime, in ordine, sono stati Charlotte Hornets, Detroit Pistons e Philadelphia 76ers orfani di Joel Embiid. Nessuna avversaria irresistibile, questo è vero, ma tutte squadre fatte passare sulla carta come superiori.

Protagonisti assoluti di questo avvio dei Cavs sono stati Collin Sexton e Darius Garland, la giovane coppia del back-court sui quali la franchigia ha deciso di puntare forte da un paio di stagioni. 27 punti, 2 rimbalzi e quasi 4 assist di media fin qui per Sexton, mentre Garland ha ricoperto un ruolo di playmaker più naturale con 19 punti, quasi 4 rimbalzi e 8 assist a notte.

Fondamentale chiaramente l’apporto di Andre Drummond, che aveva esercitato la sua opzione giocatore per l’attuale stagione. Per lui tre uscite da 20 punti e quasi 15 rimbalzi di media. Chiave anche l’impatto del duo JaVale McGee e Cedi Osman in uscita dalla panchina, rispettivamente con 10 e 15 punti di media.

Meno incisivo di quello che ci si sarebbe potuti aspettare a primo impatto invece Kevin Love. Il campione NBA 2016, infatti, ha saltato la prima uscita dei suoi per un problema fisico, chiuso con 15 punti in 38 minuti la sfida con i Pistons e abbandonato dopo solo 9 minuti quella con i Sixers. Il motivo un problema di affaticamento al polpaccio destro, che ora lo terrà fermo almeno 3 o 4 settimane.

Un periodo che la franchigia potrà sfruttare per riflettere proprio sul futuro del lungo, ormai da anni costantemente richiesto sul mercato ma mai effettivamente lasciato andare. L’età, 32 anni, inizia a cozzare con la gioventù che lo circonda e che inevitabilmente guarda più in là al futuro. Con un’affidabilità fisica che diventa sempre più precaria potrebbe davvero essere arrivato il momento di separarsi. Considerando anche quanto bene sia partita la squadra senza che ne fosse necessariamente protagonista.