Il Milan viaggia sulla cresta dell’Honda. Il gioco di parole vale per descrivere la straordinaria partenza in campionato del numero 10 rossonero, che dopo mezza stagione tutt’altro che da ricordare, sta stupendo tutti con le sue giocate. L’arrivo sulla panchina di Pippo Inzaghi ha galvanizzato il giapponese, che con impegno e dedizione si è guadagnato un posto da titolare nello scacchiere del tecnico. Lui ripaga la fiducia con i gol, ben sei già realizzati dall’ex Cska che gli valgono il titolo di capocannoniere insieme a Carlitos Tevez (ma senza calci di rigore). Un’autentica rivoluzione per Honda, che da semplice uomo marketing rossonero, si sta rivelando talismano e trascinatore di questo Milan operaio. Ma il giocatore nipponico, è il punto di partenza più recente per parlare del rapporto tra il calcio italiano e il sol levante. Un amore che nasce nel lontano 1994 con l’arrivo nel bel paese di Kazuyoshi Miura che al Genoa sarà però ricordato solo per un gol nella stracittadina contro la Sampdoria.
Il vero uomo-simbolo del calcio giapponese in Italia fu però Hidetoshi Nakata, forse quello che più di tutti ha lasciato un segno indelebile nella nostra Serie A. Portato a Perugia da Gaucci nel 1998, Hide si è fatto amare anche a Roma (ultimo scudetto giallorosso), Parma, Bologna e Firenze prima di salutare l’Italia per provare l’esperienza in premier col Bolton. Tralasciando i quasi sconosciuti Hiroshi Nanami (Venezia stagione ’99), Atsushi Yanagisawa (Sampdoria e Messina nel 2003/04), Masashi Oguro (Torino 2006/08) e Mitsuo Ogasawara (Messina 2006) altri che hanno lasciato qualche buon ricordo in Italia sono stati Shunsuke Nakamura e Takayuki Morimoto. Il primo amato dai tifosi della Reggina per tre stagioni dal 2002 al 2005 grazie alle sue punizioni mancine e il secondo che dopo l’ottima partenza a Catania nel 2006 si è via via perso per strada fino all’addio al calcio italiano nel 2012. Il tutto senza però dimenticare Yuto Nagatomo, l’altro samurai presente in Italia insieme ad Honda e che come Keisuke si trova proprio sul naviglio (anche se sull’altra sponda).