Il catalano, dopo tanti successi, ha annunciato il ritiro
Qualche giorno fa, la stella del basket spagnolo Pau Gasol ha annunciato il proprio ritiro dopo una carriera stellare durata dal 1999 al 2021. In questo frangente il catalano ha lasciato prepotentemente il suo segno, sia in USA che in Europa, conquistando 2 campionati NBA e 3 spagnoli, assieme ad una coppa del re e ad un oro mondiale nel 2006.
Ma partiamo dagli inizi.
Pau, nato a Barcellona il 6 luglio del 1980, si innamora prima della medicina che della pallacanestro. Ma l’immediato interesse del Barcelona inizia a sfidare la passione di famiglia (coltivata dai genitori Augusti e Marisa), con un tira e molla che si concluderà con l’abbandono degli studi universitari da parte di Pau nel 1998 per inseguire il sogno nel mondo della pallacanestro.
Dopo un po’ di tempo per ambientarsi, il fratello maggiore di Marc e Adriá inizia subito a dominare, sorprendendo molti: si conquista pian piano il club blraugrana, per poi esplodere definitivamente nel 2001 vincendo non solo Liga ACB e Coppa del Re, ma anche i due annessi premi di MVP del torneo.
Nello stesso anno viene scelto al Draft NBA con la terza chiamata assoluta. Inizialmente sono gli Atlanta Hawks a voler puntare su di lui, ma i Memphis Grizzlies si inseriscono e lo ingaggiano scambiandolo per Shareef Abdur-Rahim (ed ottenendo in cambio anche Lorenzen Wright e Brevin Knight).
Gli inizi in NBA
Da qui inizia la grande avventura in territorio americano, con ben 27 punti all’esordio ed una serie di ottime prestazioni che gli consegnano il premio di Rookie of the Year.
Nel 2003/04 arrivano finalmente i primi Playoffs per la giovane franchigia, grazie alle 50 vittorie in stagione regolare. Sono solo i primi di tre consecutivi, dove però un buon Gasol (per la prima volta All-Star nel 2005/06) non riesce a far avanzare la squadra oltre il primo turno.
Dall’anno dopo l’aria inizia a cambiare drasticamente in Tennessee: Memphis perde ben 60 partite su 82 e chiude drasticamente l’era in cui, nonostante nessuna serie vinta, la squadra si è dimostrata competitiva per la prima volta.
È qui che anche la carriera di Pau ottiene una svolta, ben più dolce di quella dei Grizzlies: il 1 febbraio 2008 viene scambiato ai Los Angeles Lakers di Kobe Bryant, alla ricerca di un centro dopo uno dei tanti infortuni che in carriera colpiranno Andrew Bynum.
L.A. sacrifica Kwame Brown, Javaris Crittenton, Aaron McKie, due scelte al draft e, soprattutto, i diritti sul fratello Marc, anch’egli destinato a fare la storia dei Grizzlies.
I Lakers, dopo un bruttissimo anno, tornano contender e lo dimostrano fortemente arrivando subito alle NBA Finals, dove però si schiantano contro i Boston Celtics perdendo per 4-2.
Un’altra sconfitta pesante arriva pochi mesi dopo, alle Olimpiadi di Pechino, dove il compagno ai Lakers e grande amico Kobe Bryant vince l’oro con Team USA lasciando briciole d’argento alla Spagna.
Da lì in poi, nel giro di due anni, Pau non perderà più: nel 2009 arriva infatti il primo anello NBA, conquistato contro gli Orlando Magic in sole 5 gare anche grazie ad uno splendido contenimento della stella avversaria Dwight Howard da parte di Gasol.
Nel 2010 i giochi si fanno ancora più duri: ancora Finals, ancora Celtics ad aspettarli. Gasol è però maturato rispetto a due anni prima, quando aveva sofferto molto Kevin Garnett. La serie è splendida e terribilmente intensa, e termina necessariamente con una Gara 7 in cui Pau cattura 18 rimbalzi, di cui ben 9 offensivi, unendoli a 19 punti con il 54% dal campo. Questo , assieme ad una leggendaria prestazione di squadra, significa secondo titolo consecutivo.
È l’ultimo bagliore dei suoi Lakers, sconfitti – entrambe le volte al secondo turno di Playoffs – prima da Dallas (poi campione NBA) per 4-0 nel 2011, poi da OKC nel 2012.
I Bulls ed il declino
Dopo il tragico esperimento “Super team”, che vede l’ingaggio di Steve Nash e Dwight Howard, nel 2014 il catalano non rinnova con Los Angeles, diventando free agent ed accasandosi ai Chicago Bulls. In Illinois Pau ritrova nuovamente i suoi ultimi All-Star Game, giocando però solo un’edizione di Playoffs e terminando nono nel 2015/16.
L’ultima grande tappa della sua carriera NBA è a San Antonio: la squadra è competitiva, nonostante il Gasol di quegli anni inizi ad allontanarsi a grandi passi dal suo prime. La prima stagione, complice l’infortunio di Kawhi Leonard ed una Golden State ingiocabile, perde 4-0 le sue ultimi finali di Conference in carriera, uscendo poi al primo turno nel 2018 contro gli stessi avversari.
Da qui il declino americano per Gasol, con sole 3 partite ai Milwaukee Bucks prima di un brutto infortunio al piede, e con addirittura zero presenze a Portland, sempre a causa dello stesso dolore.
La carriera sembra onestamente finita. Ma nel febbraio del 2021 Pau ci regala l’ultima scintilla: a sorpresa firma un annuale con il Barcellona, tornando in patria e conquistando un ulteriore scudetto battendo i rivali del Real Madrid in finale.
L’abbiamo visto in campo l’ultima volta alle Olimpiadi, le sue quinte, dove gli Stati Uniti hanno dato l’ennesima lezione alla sua Spagna ai quarti.
Questa è stata l’ultima partita, e dopo l’annuncio del ritiro siamo certi che non ne giocherà altre. Ma l’eredità che lascia al Gioco, configurandosi come uno dei più grandi talenti nella storia del basket europeo, aleggerà a lungo sul mondo della pallacanestro americana e non.
Nel frattempo, prepariamoci a rivederlo a Springfield, quando entrerà nella Hall of Fame, dove ha un posto già assicurato. Hasta pronto, Pau!