Giro d’Italia, la tappa di oggi
Altro che millimetri, oggi Arnaud Demare ha vinto con un distacco di intere biciclette. Il suo scatto partito ai cento metri dall’arrivo di Matera è stato irresistibile. Il campione nazionale francese sembrava avere le ali ai pedali: tutti i corridori erano in accelerazione, ma lui andava al triplo o al quadruplo della velocità. Soltanto due giorni fa ha vinto al fotofinish sul traguardo di Villafranca Tirrena, battendo Sagan e Ballerini. Aveva sfruttato l’ottimo lavoro della sua squadra, la Groupama FDJ, che l’aveva tenuto davanti lungo la tappa e tirato la volata nel finale. Oggi invece, prima di partire, ha annunciato che non sarebbe andata allo stesso modo: i suoi compagni non si sarebbero messi in testa al gruppo. E infatti, per l’intera giornata nessun componente del team francese ha impostato l’andatura. Forse Demare temeva di non essere all’altezza di una tappa difficile da interpretare, soprattutto negli ultimi chilometri, dove 800 metri di salita dura hanno messo in crisi ogni certezza. Si è vista molto di più in testa la Bora Hansgrohe di Peter Sagan, ancora alla ricerca della prima vittoria in questa stagione. Sull’ascesa, in particolare, Matteo Fabbro si è messo davanti al gruppo con i suoi ritmi a tratti illegali e difficili da reggere per chiunque. Nessuno in salita è potuto scattare. Così, dopo l’ultima curva, è partita la lunga volata per la vittoria di tappa, ma Demare ancora non era nelle prime posizioni. Non avendo compagni, il francese ha approfittato di treni tirati da altre squadre. Quando aveva ancora una decina di corridori davanti, ha iniziato il suo scatto imperioso, con cui ha disintegrato in poco più di un secondo qualsiasi speranza di trionfo altrui. Un’accelerazione degna del miglior Mario Cipollini, che a Matera ha vinto due delle sue 42 tappe al Giro d’Italia.
Giro d’Italia, la sintesi della tappa
Giro d’Italia, la tappa di domani
Indian Mail. Così si chiamava il viaggio che intraprendevano gli inglesi da Londra a Bombay. Ci si metteva 22 giorni ed era una gran comodità rispetto al passato, quando bisognava circumnavigare l’intera Africa via mare. Dal 1870 invece, chi voleva (e poteva) andare in India partiva dall’Inghilterra, arrivava con il traghetto in Francia, da cui saliva su un treno diretto a Brindisi. Il trasporto fino all’Italia durava 44 ore. Lì un piroscafo si dirigeva verso il Canale di Suez, aperto da pochissimo. Insomma, Londra-Bombay (ma si poteva raggiungere anche Calcutta), per via dei cambi nei mezzi di spostamento, era una sorta di staffetta. Una vera e propria si è tenuta nel 1971 proprio a Brindisi, l’unica volta, prima di domani, che il Giro d’Italia è arrivato in città. Era il prologo che partiva da Lecce e i corridori si alternavano facendo sette chilometri a testa. Vinse la Salvarani e, nonostante il risultato non avesse valore per la classifica generale, tutti i membri della squadra, tra cui il capitano Felice Gimondi, indossarono la maglia rosa il giorno dopo.