Giro d’Italia, la tappa di oggi
Vento, pioggia, freddo e un vulcano mai spento. Oggi la natura si è presentata nella sua forma più caotica e l’Etna ha eruttato sentenze pesanti, miste a tanto spettacolo. Geraint Thomas e Simon Yates hanno avuto un crollo verticale. Non sono servite le tremende pendenze finali per metterli in difficoltà perché erano già lontanissimi dalla testa. Il capitano della Ineos è caduto a causa di una borraccia prima ancora di iniziare. Durante il trasferimento verso il chilometro zero di Enna, si è squarciato il fianco sinistro ed è risalito in bici. Sembra di rivedere la nona tappa del Giro 2017, quando si è schiantato contro una moto della polizia male posizionata. Anche in quel caso, si è rialzato, terminato la tappa, salvo ritirarsi qualche giornata dopo. Torna però in mente pure la sfortuna che ha già mandato all’ospedale Miguel Angel Lopez e Aleksandar Vlasov. Il risultato della somma è: tre cadute importanti, e forse fondamentali, in altrettante tappe. Il dolore che provava Thomas era ben visibile nel suo viso coperto dagli occhiali ed è quantificabile con il distacco impietoso di circa dodici minuti all’arrivo. Non è andata molto meglio a Simon Yates, che perde poco meno di quattro minuti in maniera inspiegabile. La sua squadra è stata la più attiva durante la prima parte di tappa e si dava per scontato, anzi si ricevevano ottimi riscontri sul suo buon stato di forma. Ma sull’Etna, il vulcano che continua a emettere lava, sono saltate fuori incredibili sorprese a ripetizione. Il motivo è semplice: i due team meglio attrezzati per dominare la corsa e indirizzarla a proprio favore erano impegnati a salvare i rimasugli dei propri capitani. Se la natura è stata caotica, il gruppo era dominato dall’anarchia totale. Uno scatto dietro l’altro. Tutti volevano fare la differenza, ma nessuno ci riusciva. Tranne uno: Jonathan Caicedo, che ha staccato Giovanni Visconti negli ultimi cinque chilometri. L’ecuadoriano della EF è professionista da appena due anni e ha conquistato oggi la sua prima vittoria europea. Oltre a sfiorare la maglia rosa, che è andata sulle spalle di Joao Almeida per centesimi di secondo. Si è scoperto dunque un altro sudamericano che scala le montagne alla velocità di una funivia. Ha passato tutta la salita con le braccia posizionate sulla parte bassa del manubrio: era un tutt’uno con la bicicletta. La sua vittoria (inaspettata) è forse l’evento più normale in una giornata che ha ribaltato classifica e pronostici. I due sudditi della regina Elisabetta erano i favoritissimi, soprattutto dopo gli ottimi tempi della cronometro iniziale. Oggi invece il gruppetto dei migliori era formato da Fuglsang, Majka, Nibali, Kruijswijk e un immenso Pozzovivo. Domenico è caduto al Tour, è stato costretto dal dolore a ritirarsi, ha iniziato il Giro sapendo che la squadra chiuderà i battenti a fine stagione, ha ancora le fasciature e i cerotti addosso. Eppure attacca e sale in un modo estremamente efficace. Ha completato la grande giornata italiana il friulano Matteo Fabbro. Iniziata l’ultima salita, si è messo in testa al gruppo per impostare l’andatura, ma il suo passo era tanto superiore rispetto agli altri, che è stato fermato dall’ammiraglia. Ha allora rallentato mettendo però tutti i corridori in riga per tanti chilometri. Voleva mettere in pratica un’azione simile Tony Martin per aiutare Kruijswijk. Il capitano della Jumbo-Visma però non ha seguito il compagno, che forse era abituato troppo bene con Roglic e Dumoulin. Il tedesco allora ha lasciato la testa con un gesto di stizza e ha abbandonato il gruppo. Il nervosismo non è mancato nemmeno in casa Vini Zabù KTM: il team manager, nonché ex corridore, Luca Scinto ha chiesto di consegnare una borraccia negli ultimi dieci chilometri, cioè dove è severamente vietato. Ricevuto il no dall’ammiraglia dell’organizzazione, ha gettato l’acqua a terra con poca eleganza. Insomma, è successo di tutto in questa splendida e sorprendente giornata. Eppure si era stati avvisati, appena prima che Thomas si sfilasse dal gruppo. Ai -40 dal traguardo, un cane si era piantato in mezzo alla strada facendo aprire una voragine di ruote intorno a lui. Preludio del caos.
Giro d’Italia, la sintesi della tappa
Giro d’Italia, la tappa di domani
Per la prima volta Villafranca Tirrena è sede d’arrivo del Giro d’Italia. Finora era stata soltanto partenza in due edizioni. Nel 1989 dava il via alla tappa successiva a quella sull’Etna. Anche domani si giungerà dalla dura scalata del vulcano e, come allora, si è scelto un percorso più soft. Ecco quindi, dopo la grande montagna, una tappa collinare e spesso pianeggiante. Proprio per le sue altimetrie favorevoli, la fascia costiera settentrionale della Sicilia è sempre stato il luogo privilegiato per farci passare le vie di comunicazione. Una delle prime, nata a fine Ottocento, era la tranvia che da Messina portava a Barcellona Pozzo di Gotto, poi estesasi anche a sud fino ad arrivare a Giampilieri. La tratta, mossa con la forza del vapore, non durò molto. Nel 1928 l’ultima fermata venne posta proprio all’altezza di Villafranca, ma già nel ’32 venne chiusa del tutto per fare spazio alla più innovativa ferrovia, che permetteva di arrivare fino a Palermo.