Giro d’Italia, la tappa di oggi
Ma chi è quel corridore vestito di nero che sogna l’abito color ciclamino? Chi è Peter Sagan? Deve esserselo chiesto pure lui. Non riusciva più a vincere, la stagione sembrava maledetta. Ha collezionato una marea di secondi posti al Tour, come durante la prima settimana del Giro. Addirittura è stato beffato di due millimetri da Demare e gli scettici hanno iniziato a perdere fiducia nelle sue qualità. Peter Sagan però non è soltanto un velocista. È vero che ha vinto sette volte la maglia verde in Francia e sta lottando per quella ciclamino, ma le sue capacità sono infinitamente superiori. Quindi meditandoci un po’ su, lo slovacco deve essersi ricordato di avere in bacheca pure tre titoli mondiali consecutivi. Il primo, del 2015, è il più simile all’impresa appena compiuta. Ma era soltanto un’idea da cui partire, una speranza, perché il trionfo di oggi riscrive la storia del ciclismo prendendosi di diritto un posto ai piani alti della memoria sportiva collettiva. Un’impresa alla Bartali o alla Pantani, partita subito combattendo contro il braccio di ferro del gruppo durato quasi cento chilometri. Poi la squadra di Demare l’ha lasciato andare: impossibile stare dietro a Sagan e ai suoi compagni di fuga, tra cui uno strepitoso Filippo Ganna, in grado di resistere alla maggior parte delle salite. I due muri conclusivi però erano troppo duri anche per un corridore in forma come lui. Non invece per un campione ispiratissimo come Peter Sagan. Ha lasciato indietro Swift sull’ultimo strappo (prima della discesa e del rettilineo finale). Non ha fatto rientrare Pello Bilbao. È arrivato da solo al traguardo senza quasi esultare perché avrebbe voluto dire così tante cose che non ce n’era il tempo. Sceso dalla bici sembrava davvero commosso non come chi ha vinto la sua prima tappa in carriera al Giro d’Italia, ma nel modo in cui un fenomeno riconosce l’immensità della sua impresa sapendo però che il suo lavoro non è ancora finito: c’è una maglia ciclamino da conquistare e una corsa da portare a termine. Se finirà. Oggi sono stati comunicati gli esiti dei 571 tamponi effettuati nel giorno di riposo. Steven Kruijswijk e Michael Matthews sono stati costretti al ritiro. Anche la Mitchelton-Scott ha deciso di non ripartire visto che quattro membri dello staff sono positivi e già Simon Yates era stato messo in quarantena. Al ritiro della squadra britannica si deve aggiungere pure quello della Jumbo-Visma. Il suo capitano Kruijswijk è una grave perdita per il Giro, dato che era ad appena 1’24’’ dalla maglia rosa. La classifica così si è modificata, ma sono passate poche ore di corsa per stravolgerla. Pello Bilbao ha dimostrato di essere in gran forma mettendo in seria preoccupazione tutto il gruppo. Domenico Pozzovivo ha forato all’imbocco della penultima salita, è rimasto indietro, ha recuperato e ha pure attaccato. Il grande sconfitto di giornata invece è Jacob Fuglsang che ha bucato in discesa ed è scivolato all’undicesimo posto in classifica a 2’20’’ da Joao Almeida.
Giro d’Italia, la sintesi della tappa
Giro d’Italia, la tappa di domani
Doveva andare in montagna e invece si ritrovò in un albergo di Rimini. Il 14 febbraio 2004 se n’è andato Marco Pantani in circostanze da chiarire. In una delle città più piene di vita d’Italia, il Pirata ha lasciato la sua. Un paradosso. Ma del resto, Pantani non seguiva la logica, soprattutto quando andava in bicicletta. Altrimenti le sue imprese non sarebbero state nemmeno pensate. Invece lui le metteva in pratica con facilità. Domani il Giro arriva a Rimini, dove nel 1956 scivolò Coppi e si ritirò, dove nel 2004 cadde Pantani e lasciò la corsa della vita. Continuerà però ad accompagnare tutti i tifosi di ciclismo, che non l’hanno dimenticato. Pantani Vive. Così c’è scritto in cima alle montagne, dove il Pirata dava senso alla sua esistenza, ma anche a quella di molte altre persone. Compreso chi non era ancora nato mentre scriveva la storia.