Giro d’Italia, domani si parte
L’attesa è quasi finita: domani parte il Giro d’Italia. L’edizione numero 103 è del tutto inedita perché mai si era disputata ad ottobre. La pandemia infatti è riuscita a far slittare l’inizio previsto per il 9 maggio, ma non ad annullare la corsa. Soltanto le due guerre hanno centrato l’impresa di farla saltare perché è davvero difficile impedire al popolo del ciclismo di riversarsi in strada per vedere passare la carovana. È una di quelle liturgie sportive capace di legare tutta l’Italia attraverso una processione che celebra i propri eroi. Quest’anno sarà un po’ più dura vedere le consuete ali di folla all’arrivo o in cima alle grandi vette, ma indossando la mascherina e mantenendo il distanziamento sociale sarà comunque possibile godersi lo spettacolo dal vivo. Non bisogna mai dimenticare infatti perché il Giro ha cambiato date e l’incertezza durata molti mesi riguardo il possibile annullamento. Del resto, rispettando le regole si protegge se stessi, ma si salvaguardano pure le condizioni dei corridori, che sono sempre controllate. 48 ore fa sono stati sottoposti di nuovo ai tamponi tutti i membri delle squadre, dopo i test di una settimana prima. I prossimi saranno nei giorni di riposo (12 e 19 ottobre), ma saranno seguiti con meno apprensione visto che non si procederà con l’esclusione di un’intera squadra con due positivi, come prevedeva il rigido protocollo del Tour. Nel caso si superasse il primo grande scoglio del Giro, gli scettici però avrebbero subito pronto un altro asso nella manica. Questa edizione è molto particolare perché è ad ottobre, anziché a maggio: l’inverno si avvicina, non si sta allontanando. Il meteo in alta montagna resisterà? Non sarebbe la prima, né l’ultima volta che delle tappe vengono annullate, tagliate o modificate all’ultimo per problemi legati a condizioni atmosferiche poco favorevoli. Tuttavia il rischio in autunno di nevicate improvvise (per esempio) è discretamente più alto rispetto alla primavera. La scelta però era obbligata e the show must go on, come direbbero gli inglesi. Di certo un britannico è felice di partecipare a questo Giro. Geraint Thomas è la punta di diamante della Ineos, che spera in un successo per insabbiare al più presto il fallimento al Tour de France. Non si può nasconderlo: gambe permettendo, la maglia gialla del 2018 è uno dei favoriti a vestire la rosa di quest’anno sul podio di Milano, al termine dell’ultima cronometro. Proprio le prove contro il tempo sono una delle specialità di Thomas, che avrà modo di dimostrarlo viste le tre tappe di questo tipo. La prima sarà già domani nei 15.1 km (con partenza in salita) da Monreale a Palermo.
Giro d’Italia, la tappa di domani
L’arrivo di Palermo non è inusuale per il Giro d’Italia: questo è il decimo traguardo. Pan-ormos (porto dappertutto) chiamavano i Greci la città per via delle poche difficoltà con cui ci si poteva attraccare. Del resto, le regole erano poche e semplici: gli insediamenti dovevano essere vicini a corsi d’acqua, con facili approdi e punti di difesa. Gli stessi principi erano essenziali pure per i Fenici, che sono i veri fondatori della città. Grandi navigatori ed esploratori, non lo erano come amministratori, tanto che i Cartaginesi li hanno facilmente scacciati dalla Sicilia. Palermo era uno dei centri più importanti del dominio punico nella parte occidentale dell’isola. Il sogno era conquistare tutte le città sicule, ma le colonie greche ad est erano piuttosto gelose della loro autonomia e non hanno mai trovato sintonia con i confinanti. Lo spirito di concordia e unità invece è sempre stato un principio fondamentale del punto di vista romano sul mondo. Amilcare Barca (padre del più famoso Annibale), scacciato da Palermo, tornò dopo tre anni e scelse di accamparsi in un luogo vicino alla città, ma difficile da raggiungere. Il Monte Pellegrino sovrasta la Conca d’Oro ed è perfetto per metterci le tende, oltre che un traguardo di tappa. L’hanno pensato pure gli organizzatori del Giro 1954, che hanno posto l’arrivo della crono a squadre della prima giornata in cima al Monte Pellegrino. La Bianchi-Pirelli si aggiudicò la tappa e il giorno seguente il capitano, Fausto Coppi, vestì la maglia rosa. Il Campionissimo ha partecipato ad altri tre Giri dopo questo, ma non ha più indossato il simbolo del leader. Nell’ultima corsa rosa di Gino Bartali, Fausto Coppi si infilò l’ultima maglia rosa della sua carriera. Più legati di così.