DORTMUND HA DATO I NATALI CALCISTICI, E NON SOLO, A QUESTI DUE IDOLI INDISCUSSI DELLA CURVA GIALLONERA. ORA, STANNO ATTRAVERSANDO IL MOMENTO PIU’ DIFFICILE DELLA LORO CARRIERA.
La Sudtribune, con i suoi 24.500 spettatori, è la più grande curva d’Europa. Lì si sviluppa e cresce da decenni la passione di una delle tifoserie più calde di Germania, quella del Borussia Dortmund. “You’ll never walk alone” cantano i tifosi prima di ogni partita dei ragazzi di Thomas Tuchel, quasi come una trasposizione di Anfield o del Celtic Park, senza sosta, sapendo che il ruolo di dodicesimo uomo si addice perfettamente a chi indossa il giallonero del club più importante della Ruhr (assieme allo Schalke 04).
Kevin Grosskreutz e Mario Gotze sono figli di quel Borussia Dortmund che, con il Gegenpressing predicato dal maestro Jurgen Klopp, hanno esportato in giro per l’Europa una concezione moderna e più ammaliante del concetto di contropiede. Con loro, ma anche con i vari Reus, Hummels, Gundogan e Lewandowski, si sono portati a casa per due anni di fila lo Schale riservato ai campioni di Germania. Fatto indiscutibilmente straordinario, se pensiamo che il Bayern ha lasciato poco campo libero alla concorrenza soprattutto in questi ultimi 15 anni. In più, nella meravigliosa cornice di Wembley, sono arrivati ad un passo da quella Coppa dei Campioni già vinta 16 anni prima. Il gol di Robben ha posto fine al sogno, ma quella squadra ha avuto un seguito, che perdura tutt’ora con l’ex Mainz (proprio come Klopp) Thomas Tuchel. Grosskreutz, dopo sei stagioni e 174 partite, viene messo però al bando, e il suo carattere non lo ha di certo agevolato. Idolo indiscusso della curva, dopo un breve soggiorno in Turchia nel Galatasaray, torna in Bundes per dare il suo contributo al disastrato Stoccarda della passata stagione. Tutto inutile, perchè gli Schwaben retrocedono e per lui si prospetta lo scenario meno accattivante della ZweiteLiga. Ma anche nella città della Mercedes entra nel cuore dei tifosi, anche se l’ultimo episodio che lo ha visto protagonista potrebbe chiudere per sempre la sua parentesi con la squadra di Hannes Wolf. Infatti, nella notte fra lunedì e martedì, è andato a festeggiare assieme a un gruppo di adolescenti, fra cui tre elementi dell’Under 17 dello Stoccarda. Alle 2 Grosskreutz e il suo gruppo vengono aggrediti a Wilhelmsplatz da un altra banda di ragazzi della stessa età. Le risultanze della rissa non sono gravi, ma Grosskreutz (ufficialmente infortunato ed esonerato dall’allenarsi il giorno dopo) riporta diverse ferite ed escoriazioni. E’ l’ultima bravata che lo vede protagonista, dopo il lancio di kebab contro un tifoso e l’aver urinato nella hall di un albergo. Wolfgang Dietrich, presidente dello Stoccarda, è indeciso se multarlo o addirittura cacciarlo. I tifosi sono già pronti alle rimostranze, si spera civili, in caso di risoluzione del contratto.
Diversa la parabola di Mario Gotze, uno dei giocatori simbolo dell’ultima covata di campioni che ha contribuito a rilanciare alla grande la NationalMannschaft. Una generazione di fenomeni che a Rio de Janeiro ha toccato il punto più alto, laureandosi campione del mondo. A farne le spese, nella sempre splendida cornice del Maracanà, è l’Argentina di Leo Messi. Il gol che regala ai tedeschi la quarta stella porta la firma di Mario Gotze, con una volée stupenda di sinistro a 7 minuti dal termine dei supplementari. Sembrava l’episodio che avrebbe rilanciato la carriera di un giocatore sì talentuoso ma che nel primo anno al Bayern aveva dimostrato qualche limite. Soprattutto caratteriale. Questo è quello che sembrava dall’esterno. Purtroppo c’era dell’altro. Le sue presenze sul campo si diradavano progressivamente, facendo fatica a tenere sotto controllo il peso e mostrando parecchia indolenza sul terreno di gioco. Per non parlare dei frequenti guai muscolari che spesso hanno costretto Guardiola a tenerlo in naftalina. Il ritorno, l’estate scorsa, nella sua Dortmund poteva presagire un pronto rientro fra i grandi del calcio europeo. Ma invece anche vestendo l’amata casacca giallonera, Gotze ha evidenziato le stesse problematiche. Fino all’ultimo responso dei medici, che gli hanno diagnosticato una malattia metabolica, alla base dei suoi frequenti malanni fisici. E noi che spesso lo abbiamo tacciato di indolenza… Starà lontano dai campi a tempo indeterminato, ma il ds del Borussia, Michael “Susie” Zorc, ha assicurato che il male di cui soffre l’ex enfant-prodige del calcio tedesco è assolutamente curabile. Ma, come si dice in questi casi, prima recuperiamo l’uomo, che deve sconfiggere i suoi demoni che hanno seminato in lui a sua insaputa il germe della disistima, poi, di conseguenza, senza fretta, riavremo il calciatore.