Giorgio Furlani, amministratore delegato del Milan, è intervenuto in un intervista spiegando il progetto di crescita del club rossonero. Di seguito l’intervista rilasciata al Social Football Summit e riportata da Tuttomercatoweb.com:
“Il nostro è un progetto si basa sul successo sportivo. Sono convinto che debba essere così, nel medio periodo gli interessi del tifoso e dell’azionista sono gli stessi. Il successo sportivo crea un successo finanziario. E’ strano dirlo e ripeterlo. Ma le risorse che vengono create dal business vengono reinvestite nel prodotto calcio per avere più successo”.
Sul Decreto Crescita: “Noi ci troviamo come calcio italiano in una situazione in cui abbiamo tante forze contro di noi. Impossibilità di fare stadi è una, la pirateria è un’altra. Poi ci sono cose più piccole che rendono il calcio italiano meno competitivo rispetto agli altri top campionati. Il Decreto Crescita è unica leva per rendere competitivo il campionato rispetto ad altri. Il calcio non è un giocattolo. E’ un’industria che attrae capitali stranieri, grazie al Decreto Crescita le squadre italiane sono tornate ad attrarre talenti che prima non riuscivamo a permetterci e grazie a questi abbiamo avuto successo in Europa. Quindi a me sembra un totale controsenso andare a cambiare una norma che è quella che ci permette di andare verso la strada giusta e che insita nella parola ha ‘crescita’. Mi sembra una pazzia. Tristemente non abbiamo fatto i Mondiali nel 2018 e nel 2022. Ma mi sembra difficile dire che la Nazionale non vada a bene a causa del Decreto Crescita. Se guardiamo le giovanili poi le nazionali hanno fatto benissimo. Se c’è una preoccupazione, come ho sentito, che il Decreto Crescita impatti i vivai, allora dico di sederci attorno a un tavolo e parliamone. Cerchiamo di affrontare questo problema. Noi come Milan siamo disposti a impegnarci nello sviluppo dei nostri calciatori. Tagliare il Decreto Crescita però vuol dire ridurre le risorse che sarebbero tolte anche dai settori giovanili”.
Furlani s’è poi così espresso sul progetto stadio: “Preferisco non fare pronostici, fare progetti stadi in Italia non è facile. San Siro 2 è abbandonato, ora puntiamo su San Donato”.
Il Milan tra tre anni?: “E’ un percorso continuo di crescita, vogliamo implementare il business. Odio fare pronostici prima delle partite anche a tre anni. Spererei di aver avanzato di più il progetto stadio”.
Più facile vincere lo Scudetto o arrivare al pareggio di bilancio?: “Son tutte e due difficili. Ma se vinci lo scudetto più facile pareggiare il bilancio”.