Intervenuto alla vigilia della sfida contro il Genoa, Paulo Fonseca, tecnico del Milan, ha parlato a 360′ della gara di domani. Tanti gli argomenti, da Leao e Theo Hernandez fino ad arrivare ai 125 del Milan.
Fonseca: “Atmosfera buona, noi siamo una famiglia”
Queste le parole riprese da TMW:
Come sono andati questi giorni?
“Per me sarebbe stato facile parlare solo della vittoria con la Stella Rossa, ma domani il Milan fa 125 anni e noi dobbiamo essere all’altezza di questa storia. E per me, dopo mercoledì, non era così. Con l’atteggiamento di mercoledì non potevamo essere all’altezza di un club che ha fatto la storia del calcio. Ho parlato alla squadra, ho parlato con i giocatori con cui volevo parlare e siamo pronti per domani”.
Theo gioca?
“Non ho niente da aggiungere a ciò che ho detto mercoledì. Non dirò qui i nomi, ma ho parlato con i giocatori, gli ho detto quello che penso a quattr’occhi e dobbiamo andare avanti”.
Che clima si respira?
“Dopo la partita, negli spogliatoi, tutti avevano lo stesso feeling e per me questo è stato molto positivo. La squadra poi ha lavorato bene, l’atmosfera è buona. Noi siamo una famiglia, il problema va risolto in spogliatoio ed è ciò che abbiamo fatto”.
La dirigenza l’ha supportato?
“Come sempre abbiamo parlato. Siamo stati alla festa del settore giovanile. Come sempre ho sentito l’appoggio della società”.
Ripeto: Theo gioca?
“Domani giocherà la squadra migliore che io penso per vincere la partita. Non so chi giocherà domani”
Perché ha parlato pubblicamente?
“Primo perché dico sempre la verità, mi è difficile nascondere ciò che sento dopo la partita. Secondo: sono messaggi importanti da far passare. Voi non siete dentro, non sapete tutto, ma ho avuto la necessità di parlare pubblicamente”.
Giocheranno i ragazzini domani?
“Il progetto di Milan Futuro è importante per avere più calciatori pronti per la Prima Squadra. Quello che posso dire è che domani vedremo qualcuno in campo”.
Si aspettava questi problemi con i senatori?
“Sì, a questo livello è normale avere queste situazioni. Io sono pagato per risolvere i problemi. Non chiudo gli occhi davanti ai problemi, io lavoro per risolverli. In tutte le famiglie ci sono i problemi e noi siamo una famiglia”.
Non sono segnali di debolezza i suoi?
“Non sono preoccupato da quello che pensano gli altri fuori”.
Domani c’è Van Basten. Quanto sarebbe da Milan il primo gol di Camarda?
“Fai bene a farmi questa domanda. Noi dobbiamo far crescere Camarda con equilibrio. Le aspettative e le pressioni sui giovani non sono buone. Per favore: non creiamo pressioni a Camarda. Lui è un ragazzo equilibrato, lasciamolo stare equilibrato. Io sono attento al suo lavoro. Devo pensare sempre bene quando e come utilizzarlo. Questi ragazzi devono giocare nel tempo e nel momento giusto. Ha qualità, ma deve continuare a crescere. Non deve avere questo peso di essere decisivo. Lasciamogli fare il tragitto di un giovane”.
Dopo cinque mesi vengono ripetuti gli stessi errori in fase difensiva?
“Non ho parlato di questioni tattiche o tecniche mercoledì, perché il problema non è stato tattico. L’unico problema è l’atteggiamento. Loro non hanno creato praticamente nulla, ma penso che la squadra difensivamente stia molto meglio”.
Ti è già capitato una situazioni simile?
“Sì, e spesso così si risolvono. Sono cose normali. Magari qui è una questione ancora più specifica”.
Quando ha firmato col Milan pensava di avere questo tipo di difficoltà?
“Sì. Ovviamente, se sappiamo di essere a questo livello, non possiamo pensare che sia tutto rose e fiori”.
La società sapeva cosa avrebbe detto mercoledì?
“I dirigenti non hanno parlato con la squadra. Io ho parlato con la società, come succede normalmente”.
Cosa manca a questa squadra? Qual è il problema?
“Abbiamo già fatto questo esercizio qui, ma possiamo farlo di nuovo. Sono arrivato qui e mi hanno portato qui per cambiare il modo di giocare. Sono arrivato qua con 15 giocatori, siamo andati negli USA con 15 giocatori e tanti ragazzini: tanti giocatori presenti non erano quelli più importanti, che erano in nazionale. Ci siamo allenati, abbiamo fatto bene le cose, è andata bene le cose. Ma non con i giocatori che erano in nazionale. Sono arrivati 8 giorni prima della prima partita di campionato. In 8 giorni non possiamo cambiare tutto, e neanche molto. Dopo è stato difficile allenarci, giochiamo ogni tre giorni. Gli step che voglio fare hanno bisogno di più tempo. Ma per me abbiamo già cambiato cose che sono importanti per me e abbiamo fatto buone partite. In Italia non abbiamo avuto i risultati che volevamo, ma abbiamo fatto buone partite. E se facciamo analisi su tante cose tattiche c’è stato del progresso. Il problema per me è mentale, sento che è come una montagna russa. Partite come contro l’Empoli, contro il Sassuolo… Anche a Bergamo abbiamo fatto cose buone: hanno creato più contro il Real che contro di noi. Il problema è stato il secondo tempo, dove non abbiamo attaccato. Poi è arrivata la Champions League e non abbiamo avuto l’ambizione mentale per continuare a crescere. Mi sembra che quando la squadra pensa che ha vita facile nelle partite, come contro la Stella Rossa, ha questa presunzione. Ed è questo il problema. Io sono ritornato indietro al tempo in cui non ero qui. Le ultime dieci partite dell’anno scorso e ho visto che si dicevano le stesse cose: non è cambiato. Non si può dire che è solo quest’anno. Ho sentito che si parlava dell’atteggiamento della squadra”.
C’è la necessità di trovare nuovi leader? Domani chi indossa la fascia da capitano?
“Io ho la mia opinione. Quando sono arrivato qui il Milan aveva già tre capitani. Calabria, Theo e Rafa. Immagina se cambio il capitano, voi mi ammazzate perché ho cambiato il capitano. Io ho fiducia nel capitano che abbiamo. Se sono d’accordo, è un’altra cosa. Ma ho rispettato la gerarchia della squadra, e continuerò a farlo. Fino a quando non deciderò di cambiarlo”.
Quindi Leao capitano…
“È una possibilità”.
Il Milan è uscito dalla corsa scudetto? O nutre ancora un briciolo di speranza?
“Come sempre, voglio essere onesto. Penso che ora è più difficile, ma dentro di me io continuo a crederci. Che posso dire di più? Non è che è facile, ma continuo a crederci”.
Come verrebbe accolta la situazione in caso di piazzamento Champions e non scudetto?
“Io penso solo a domani, non posso pensare più in la. Siamo in un’ottima condizione in Champions e vogliamo fare lo stesso in Serie A: per questo posso pensare solo a domani”.
I difensori moderni guardano molto la palla e poco l’uomo…
“Non sono d’accordo e spiego il perché. Fino a Cagliari abbiamo avuto questo problema, di non difendere bene le situazioni di cross e come marcavamo in area, tra postura e altro. Ma dopo Cagliari non abbiamo avuto più questo problema. Siamo migliorati tanto, tanto. A Bergamo non abbiamo avuto questo problema. Abbiamo avuto un gol in cui un giocatore si è seduto su Theo, che è fallo in tutto il mondo. E dopo abbiamo avuto un problema su un corner. Non penso che sia un problema di difesa dell’area, ma di corner. Contro la Stella Rossa abbiamo difeso bene in area, Musah ha perso palla e hanno segnato da fuori: non è un problema specifico di difesa in area. Su questa cosa i nostri difensori hanno fatto tanti progressi”.
Dove lo vede Jimenez?
“Sta bene. Può giocare terzino sinistro o destro, esterno destro o sinistro”.
Come sta?
“Bene, sto sempre bene”.
Userà di nuovo la strategia usata con Leao?
“Ogni giocatore è diverso. Non credo che, avendo funzionato con Leao, bisogna fare lo stesso con gli altri”.
Quando vedremo il suo Milan come lo vuole lei?
“Ho già visto il Milan che volevo. Non sono un mago. Sempre montagne russe: magari domani lo vediamo, magari dopo no. Io vorrei avere una squadra più costante, soprattutto nell’atteggiamento. Poi si può sbagliare tecnicamente o tatticamente, ma per me è difficile capire questa incostanza mentale della squadra. È risolvibile”.