Aldair simbolo della Roma
Nel 1931 Walt Disney, il celebre fumettista americano, ebbe un intuito: affiancare a Topolino, il protagonista delle sue strisce, un cane, simbolo di fedeltà e amicizia. Al cane in questione venne dato il nome “Pluto“, come il dio greco e come il pianeta scoperto l’anno precedente che completò il sistema solare. Ancora oggi il nome di Pluto, come Fido, è sinonimo di fedeltà e attaccamento al padrone.
Il passaggio in giallorosso
Nell’estate 1990, l’allora presidente della Roma, Dino Viola, decise di portare in Italia un promettente difensore centrale brasiliano di 24 anni proveniente dal Benfica. Il suo nome era Aldair Nascimento do Santos detto, ovviamente, Aldair.
Aldair arrivò a Trigoria a ridosso del Mondiale italiano del 1990 e lasciò la capitale dopo tredici stagioni consecutive, tutte da titolare e con la curva che lo adorava. Visto l’amore per la causa romanista ad Aldair venne dato un soprannome che, come detto, è sinonimo di fedeltà e amicizia eterna, “Pluto”.
Parlare oggi di Aldair (e di cosa ha rappresentato per il movimento giallorosso) significa parlare di un giocatore magari non eccelso tecnicamente, ma di una concretezza e di un efficacia senza eguali in difesa. Una cosa difficile da trovare in un difensore brasiliano. Il centrale di Bahia univa rocciosità ad eleganza, tempistiche sull’avversario da marcare e leadership. Oltre al fatto di essere stato un grande professionista in campo e fuori.
Campione del Mondo da titolare a Usa ’94, Aldair con la maglia della Roma vinse il mitico scudetto del 2001 da protagonista in una squadra di campioni. E non a caso la sua maglia, la #6, dopo il suo ritiro, è stata ritirata, segno che nessun altro giocatore avrebbe mai più indossato la casacca del grandissimo “Pluto” Aldair. Tre anni fa la maglia è stata reintrodotta per volontà dello stesso difensore di Ilhéus e ora il numero numero 6 appartiene a Kevin Strootman, un altro che, nonostante i tanti (troppi) infortuni, sta facendo bene ed è entrato nel cuore dei tifosi romanisti.
Aldair iniziò a giocare al fútbol come molti suoi coetanei per strada, per poi entrare nelle giovanili del Flamengo nonostante fosse stato selezionato per il Vasco da Gama.
Per tre anni vestì i colori rubro-negro, vincendo un campionato carioca. Nel mentre debuttò anche in Nazionale, il 15 marzo 1989, contro l’Ecuador.
Il suo nome era già da tempo sui taccuini dei principali direttori sportivi d’Europa e nell’estate 1989 approdò al Benfica. I portoghesi erano detentori del titolo nazionale e, come prima esperienza, Aldair giocò la Coppa dei Campioni, fino ad arrivare a giocare la finale della “coppa dalle grandi orecchie” al “Prater” di Vienna contro il Milan di Sacchi, vincitore del trofeo.
Eppure a Dino Viola bastò seguirlo nella finale viennese e grazie ai consigli del tecnico dei lusitani, Sven-Göran Eriksson, il “presidentissimo” staccò un assegno da 6 miliardi e lo portò alla corte di Ottavio Bianchi.
E nel 1990, dopo il deludente Mondiale da parte della Seleção (eliminazione negli ottavi di finale contro l’Argentina), Aldair sbarcò nell’allora campionato più bello del Mondo, la Serie A. Anche nella capitale non furono all’inizio rose e fiore, ma piano piano è entrato nei meccanismi di Bianchi, prese le misure degli attaccanti di allora, affermandosi come uno dei più forti difensori centrali degli anni ’90.
Aldair divenne così importante nello scacchiere della Roma da diventare, anche se per una sola stagione (la 1998/1999) capitano della Roma grazie ad Abel Balbo e vide passare ben sette allenatori (Ottavio Bianchi, Boskov, Mazzone, Carlos Bianchi, Liedholm e Zeman), fino a trovare la consacrazione con Fabio Capello. E proprio quella Roma pote’ contare su una difesa da top team e vedeva in campo Cafù, Samuel, Candela e Zago, oltre a “Pluto”. Eppure la stagione dello scudetto fu sfortunata per Aldair che giocò solo quindici partite a causa di un infortunio.
Il 24 maggio 2003, dopo la partita contro l’Atalanta, all’Olimpico, Aldair salutò i tifosi romanisti. Lasciava la Roma dopo tredici stagioni, giocando 436 partite e segnando 21 reti, vincendo uno scudetto, una Supercoppa italiana e una Coppa Italia, vinta la stagione del suo approdo in Italia.
Delle 436 partite del brasiliano con la Roma, ne rimangono scolpite nella mente due: il match del “delle Alpi” del 15 gennaio 1995 contro la Juventus (con la presunta spinta del guardalinee a “Pluto” mentre stava compiendo una rimessa laterale il cui lancio, dovuto anche ai guanti indossati dal giocatore, fece andare la palla a Ravanelli che batté Cervone) e la partita del 30 ottobre 2002, nei gironi Champions, al “Bernabeu” con la Roma che espugnò per la prima volta il tempio del Real Madrid di Zidane, Ronaldo, Figo, Roberto Carlos e Raul. Aldair è stato uno dei migliori in campo, capace di bagnare le polveri del potente attacco merengue.
E il 2 giugno successivo si tenne l”Aldair day”, davanti a oltre 40 mila spettatori. A giocarsi la partita ex giocatori della Roma e della Nazionale brasiliana. Durante il giro di campo, lacrime e applausi verso i suoi tifosi e sugli spalti lacrime e applausi verso l’idolo della “Sud”.
Nell’estate 2003, a 38 anni, Aldair non rinnovò con la Roma e decise di lasciare la capitale. E fece un gesto molto importante, degno di una bandiera: giocare in Serie B così da non dover giocare contro la sua ex squadra. Plutò si accasò quindi al Genoa e a fine campionato decise di appendere le scarpette al chiodo.
Con la maglia verde oro giocò 83 partite segnando quattro reti, vincendo moltissimo: dal Mondiale americano alle Cope America 1989 e 1997, dagli argenti di Francia ’98 e della Copa America 1995 al bronzo olimpico di Atlanta nel 1996.
Il suo ritiro durò fino all’estate 2007, quando Aldair intraprese una vera sfida: tornare a giocare a calcio, nonostante i 41 anni, lontano dal grande calcio. L’ex numero 6 romanista firmò con i sanmarinesi del Murata, compagine dilettantistica del piccolo stato del Titano, con cui partecipò, senza fortuna, ai preliminari di Champions League, dopo aver vinto il titolo nazionale.
Da quattro anni, “Pluto” Aldair è entrato nella “hall of fame” della Roma. E come si poteva escludere uno che ha dato la vita con i colori della Roma? Poteva vincere di più, ma lui sposò interamente la causa romanista. E per questo i tifosi gli sono stati grati e sempre lo saranno.
Ecco a voi Aldair detto “Pluto”, esempio di fedeltà, amicizia e…sgaloppate con la palla al piede sinistro fuori dall’area.