Il Nottingham Forrest, orgoglio del calcio Inglese degli anni ’70/’80
La storia del calcio è ricca di miracoli: squadre partite da underdog ad inizio stagione e che si sono rivelate poi final winner. Nei top campionati europei, nelle ultime stagioni, l’emblema è stato il Leicester City di coach Claudio Ranieri: i foxes, nella stagione 2015/2016, diedero dieci punti in classifica all’Arsenal vincendo il loro primo titolo nazionale in oltre centrotrenta anni di storia.
Ogni Paese ha lmeno un miracolo calcistico da raccontare: dal Verona di Bagnoli e la Sampdoria di Boskov alle spagnole Deportivo La Coruna e Valencia, dalle francesi Lilla e Montpellier alle tedesche Stoccarda e Wolfsburg. Ma è l’Inghilterra la Nazione con più miracoli, non solo in campionato, ma anche in FA Cup visto che il tabellone può mettere di fronte una squadra di Premier ed una dilettantistica in casa di quest’ultima: l’ultimo dei casi, il 20 febbraio dello scorso anno, il match tra Sutton United e Arsenal nello stadio da 5mila spettatori della squadra londinese molto meno blasonata che da noi militerebbe, a parità di categoria, in Eccellenza.
In Inghilterra il miracolo dei miracoli si è compiuto tra il 6 gennaio 1975 ed i sedicesimi di finale della Coppa Campioni della stagione 1980/1981, quando il Nottingham Forrest decise di scrivere una grande pagina di calcio. Il Forrest, maglia rossa in onore di Giuseppe Garibaldi e stessa provenienza geografica di Robin Hood, è a oggi l’unica squadra europea ad avere in bacheca più Coppe dei Campioni che titoli nazionali, nonché l’unica ad essere diventata campione d’Europa e poi essere retrocessa negli anni fino nella terza serie nazionale. Lo spazio “Football Legend” di questa settimana è incentrato su quella squadra, il Nottingham Forrest di coach Brian Clough.
Nato nel 1865, tre anni dopo la nascita della Footbal Association, prima dell’arrivo di Clough, la storia del Nottingham Forrest fu costellata dalla vittoria di due Coppe d’Inghilterra (edizione 1898 e 1958) mentre il miglior piazzamento in campionato era stato il secondo posto nella stagione 1966/1967: fino ad allora, complessivamente aveva giocato trentacinque stagioni in First, trentuno in Second e due in Third division. I suoi rivali sono da sempre i concittadini del Notts County, the oldest professional football team in the World, il Derby County e lo Sheffield United.
Il destino del Forrest cambiò il giorno dell’Epifania del 1975 quando divenne coach, al posto dell’esonerato Allan Brown, il quarantenne Brian Clough. Classe 1935 e con un passato di buon cannoniere ed una carriera chiusa anzitempo per un grave infortunio, Clough nella stagione 1971/1972 portò il Derby County a vincere il suo primo titolo della storia nonostante quattro stagioni prima fosse in Second division. Le peculiarità del modo di giocare della squadra di Clough si basava sul vero gioco all’inglese, sulla disciplina e sulla grinta. Rimase alla guida dei Rams per sei stagioni per poi accettare l’offerta del Brighton & Hove, nella cadetteria inglese. Rimase nell’East Sussex solo metà stagione per poi passare al Leeds United, dove ebbe il compito impervio di sistemare una squadra senza disciplina e molto difficile. Poca roba e nessuna soddisfazione, fino alla chiamata del Forrest.
L’ambiente dei Garibaldins era depresso, ogni stagione era psicologicamente peggiore di quella precedente e serviva una scossa. La scossa la diede proprio il tecnico di Middlesbrough, scrivendo la storia del calcio inglese ed europeo dell’epoca In pochi mesi Clough cambiò l’andamento della squadra e la gente incominciò a tornare al City Ground. L’uomo in più Clough lo ebbe al proprio fianco, quel Peter Taylor con cui divise i successi fin dai tempi di Hartlepool, la prima squadra allenata da Clough.
C’era un piccolo particolare, non da poco: Clough arrivava dal Derby e Rams e Garibaldins sono rivali storici. Come si poteva affidare una squadra che voleva risalire la china ad un tifoso ed ex allenatore del club più odiato per eccellenza?
Nelle prima stagione e mezza con Clough, la squadra delle Midlands orientali ottenne un sedicesimo ed un ottavo posto ed i supporters non erano affatto contenti, ma nella stagione 1976/1977 arrivò la tanto sospirata promozione in First division. Terzo posto finale e ritorno tra i grandi, ma il meglio doveva ancora venire.
E infatti alla prima stagione in First dopo cinque stagioni nella cadetteria inglese, invece di arrivare la tranquilla salvezza, si compì il miracolo: Nottingham Forrest campione d’Inghilterra. Secondi classificati, con sette punti di distacco, i campioni d’Inghilterra e d’Europa uscenti del Liverpool.
Il successo della squadra di Brian Clough fu la difesa che in quarantadue partite subì solo ventiquattro reti e la differenza segnò un clamoroso +45. Con queste credenziali, il Nottingham Forrest avrebbe rappresentato l’Inghilterra nella successiva Coppa dei Campioni. E intanto nella bacheca del club arrivò, poco tempo dopo, un altro trofeo: la prima Coppa di Lega, a spese del Liverpool (0-0, 1-0). Il Notthingham Forrest vinse più in quell’anno solare che nei precedenti 113 anni di storia. Quella squadra si basava su un portiere del calibro di Peter Shilton, la difesa era guidata da Kenny Burns e Viv Anderson (primo giocatore di colore a vestire la maglia della Nazionale inglese), a centrocampo giostravano Martin O’Neill, Archie Germill e John Robertson mentre i bomber erano Peter Withe e Tony Woodcock.
Brian Clough diventò un idolo non solo nel Nottinghamshire, ma anche in tutto il Paese: tutto merito della sua bravura e del suo stile tra il provocatorio e il non passare come un tipo simpatico. Ma ai tifosi del Forrest questo interessava poco: la stagione successiva avrebbero visto la loro squadra prendere parte alla Coppa Campioni. Molti addetti ai lavori avrebbero voluto lo stesso Clough al posto di Ron Greenwood come Ct della Nazionale inglese dopo la mancata qualificazione anche al Mondiale argentino, ma la FA decise di continuare con lui.
La stagione successiva, da title defender, in campionato il Nottingham Forrest si piazzò al secondo posto a -8 dal Liverpool. In compenso arrivarono un’altra Coppa di Lega, sconfiggendo 3-2 il Southampton, il primo Charity Shield (sconfiggendo l’Ipswich Town) ed in FA Cup la corsa si arrestò al quinto turno.
Una stagione nel complesso fu positiva, ma bisogna fare un passo indietro, al sorteggio del primo turno della Coppa dei Campioni 1978/1979. Non essendoci il concetto di testa di serie, il sorteggio per il Forrest fu terribile: Liverpool. I bookmakers non davano scampo alla novità del calcio d’Albione.
Le due partite si disputarono il 13 e 27 settembre 1978 e fu Storia: Nottingham Forrest che schiantò i Campioni d’Europa 2-0 in casa e che contenne gli avversari ad Anfield Road per 0-0. Iniziava nel migliore dei modi la seconda avventura europea del club.
La strada fu poi in discesa: 1-2 e 5-1 ai greci dell’AEK Atene negli ottavi; 4-1 e 1-1 agli svizzeri del Grasshopper nel turno successivo e vittoria in grande stile contro i tedeschi occidentali del Colonia (3-3 e 1-0) in semifinale. Ma la storia si sarebbe scritta all’Olympiastadion di Monaco di Baviera il 30 maggio 1979, quando a contendere la coppa europea più importante alla matricola terribile inglese ci furono gli svedesi del Malmoe. Una delle due avrebbe vinto la coppa per la prima volta e l’onore toccò proprio ai ragazzi di Brian Clough: 1-0 con gol-vittoria di Trevor Francis. I Garibaldins divennero la terza squadra inglese a vincere il torneo dopo Manchester United e Liverpool. A Nottingham fu il delirio: la squadra operaia era salita sul tetto d’Europa.
La fame di vittoria non finì certo quella stagione, perché arrivò anche la Supercoppa europea battendo il Barcellona vincitore della Coppa delle Coppe. La squadra per motivi “organizzativi” non prese parte alla finale di Coppa Intercontinentale contro i campioni sudamericani dell’Olimpia Asuncion, che sconfissero il Malmoe. Avrebbero vinto anche quella coppa? La paura di giocare in Sudamerica fece propendere la società a disertare la finale.
Il miracolo calcistico divenne esponenziale la stagione successiva, sempre in Coppa dei Campioni.
Essendo campione uscente, il club “rosso” partì dai sedicesimi e arrivò di slancio fino alla semifinale: furono eliminate in successione Oster, Argeș Pitești e Dinamo Berlino. Tra il Nottingham Forrest e la finale di Madrid, al Bernabeu, c’era un solo ostacolo, ma molto impegnativo, l’Ajax di Ruud Krol: era il lontano parente del “calcio totale”, ma era un avversario da affrontare con le pinze. All’andata si imposero in casa gli inglesi, ma al ritorno, in terra d’Olanda, il club di Brian Clough soffrì gli attacchi dei “lancieri”, ma uno strepitoso Shilton riuscì in più occasioni a impedire la disputa dei supplementari o l’eliminazione del club. Seconda partecipazione alla “madre” della Champions League, seconda finale consecutiva raggiunta.
A Madrid, il 28 maggio 1980, il Nottingham Forrest affrontò i tedeschi occidentali dell’Amburgo, guidati dal Pallone d’oro in carica, l’inglese Kevin Keegam, e giustiziere del Real Madrid in semifinale.
La finale non fu bellissima, ma Robertson spedì nella storia il Nottingham Forrest con il gol che valse la vittoria. Prima del Forrest, avevano fatto “doppietta” Real Madrid, Benfica, Inter, Ajax, Bayern Monaco e Liverpool. Il calcio inglese si imponeva in quegli anni come il migliore d’Europa: tre volte campione d’Europa il Liverpool, due volte il Forrest, una volta l’Aston Villa; Ipswich Town e Tottenham vittoriosi in Coppa Uefa; Arsenal finalista in Coppa delle Coppe; Keevin Keegan vincitore per due anni consecutivi del Pallone d’oro (1978 e 1979). Eppure a livello di Nazionale, come detto, la Selezione inglese fu deludente. E pensare che la “spina dorsale” della Nazionale era composta da giocatori del Nottingham Forrest, così come quelle di Scozia e Nord Irlanda davano spazi ai ragazzi di Clough.
La stagione del secondo allora continentale si chiuse però con un deludente quinto posto e la sconfitta nella finale di Coppa di Lega inglese contro il Wolverhampton, oltre alla sconfitta contro gli uruguaiani del Nacional Motevideo nella prima edizione, a finale unica, a Tokyo, della Coppa Intercontinentale.
Tra gli anni Ottanta e oggi, i Garibaldins persero lo smalto di quel fantastico triennio: vittoria di due Coppe di Lega consecutive (1988/1989;1989/1990) ed una finale di FA Cup e di Coppa di Lega, mentre a livello europeo il top fu solo il raggiungimento della semifinale di Coppa Uefa nella stagione 1983/1984 persa contro i belgi dell’Anderlecht. La squadra retrocesse in Third division (la nostra odierna Serie C) nella stagione 2004/2005 e visse la tragedia di Hillsborouh del 15 aprile 1989.
Nell’impianto dello Sheffield Wednesday, durante la semifinale di FA Cup contro il Liverpool giocata (come da prassi) in campo neutro, a causa di un sistema di sicurezza allucinante, persero la vita novantasei tifosi e ci furono più di duecento feriti, risultando ancora oggi la peggior tragedia accaduta in uno stadio europeo. Clough nei giorni successivi spaccò l’opinione pubblica: sfruttando il volano del “Sun”, accusò i tifosi Reds della tragedia. Peccato che i tifosi del Liverpool non ebbero colpe in merito a questa tragedia, come riportato nei processi successivi. La figura del tecnico fu scalfita.
Clough rimase sulla panchina del Nottingham Forrest fino al termine della stagione 1992/1993, chiusasi con la retrocessione del club “rosso” in First division, la nuova serie cadetta inglese.
Clough morì nel settembre 2004 ed il suo nome tornò alla ribalta nel triennio 2006-2009, quando fu il protagonista del romanzo “Il maledetto United” di David Peace e della sua trasposizione cinematografica dove venivano raccontati i terribili quarantaquattro giorni di Clough sulla panchina del Leeds United. Giorni di fuoco che trasformarono il tecnico nel cuore e nella mente.
Il miracolo calcistico del Nottingham Forrest fu costellato da record ed i record, si sa, sono fatti per essere eguagliati e/o superati, ma mai nessun altro club inglese è più riuscito ad emulare le gesta dei Clough boys, nonostante le favole in Inghilterra non siano mancate. Al City Road però hanno visto cose che le squadre più forti di sempre della storia del calcio hanno potuto solo immaginare. Perché è facile vincere quando si hanno i campioni in squadra: è quando si hanno gli “operai” che viene fuori la differenza. Che roba “il benedetto Forrest”.