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Football Legend Holly & Benji

Holly & Benji, eroi dei più piccoli…

Il 1986 è stato un anno intenso dal punto di vista calcistico, all’estero come in Italia: l’Argentina vince il suo secondo titolo mondiale guidata da un maestoso Diego Armando Maradona, in Europa la Steaua Bucarest vinse, a sorpresa, la Coppa dei Campioni ai rigori contro il Barcellona, il Pallone d’oro fu vinto a dicembre, a sorpresa, dal sovietico Igor Belanov sul capocannoniere del Mondiale messicano Gary Lineker, mentre in Italia si assistette all’ultimo scudetto della Juventus di Trapattoni (che avrebbe atteso altri nove anni per tornare a vincere) e la stessa Juve stava iniziando a preparare l’addio a Michel Platini che avrebbe lasciato i bianconeri (ed il calcio) al termine della stagione successiva.

Il 19 luglio 1986 era un lunedì e quel giorno, anzi quel pomeriggio, i ragazzi italiani scoprirono un cartone che li avrebbe segnati (nel bene) per sempre. Fino ad allora i cartoni “da maschio” trattavano robot, mostri e violenza (Ufo Robot, Mazinga, Jeeg robot d’acciaio e Daitarn 3 per citare i più famosi), mentre per le bambine si spaziava da Heidi ad Anna dai Capelli Rossi, da Bia la sfida della magia a C’era una volta Pollon e Candy Candy. Per la prima volta però veniva trasmesso il primo cartone giapponese su una tematica cara agli italiani: il calcio. Ad idearlo, giovanissimo disegnatore Yōichi Takahashi.

FENOMENOLOGIA DI UN SUCCESSO GIA’ SCRITTO

Il 19 luglio 1986, su Italia 1, andò in onda la prima puntata di “Holly & Benji”. La sigla italiana originale era cantata da Paolo Picutti ed il primo episodio si intitolava “La grande sfida”. Un successo clamoroso senza precedenti, tanto che ancora oggi ogni qualvolta che in televisione passano le vecchie puntate, i ragazzini di allora, oggi diventati padri, fanno vedere ai propri figli le gesta di Oliver Hutton, Benji Price, Mark Lenders, Tom Becker: giocavano a calcio su campi lunghi chilometri, con palle tirate fortissimo e con i portieri che per parare saltavano da un palo all’altro durante una partita che durava almeno tre puntate.

Nato come manga spokon (sportivo) nel 1981, le vicende dei due ragazzini in Giappone nel 1983 divenne un anime (cartone) di 135 puntate e tre anni dopo sbarcò in Italia. Ad oggi sono usciti cinque manga, sette manga speciali, quattro anime, cinque film, diversi viodegiochi, ma in Italia sono note tre delle quattro serie di cartoni: “Holly e Benji, due fuoriclasse”; “Che campioni Holly e Benji!!!” e “Holly e Benji Forever”. In particolare le prime due, con le famose sigle di Picutti, Cristina d’Avena e Giorgio Vanni.

La domanda che viene subito in mente è: calcio e Giappone, dove è il nesso? Questo è vero, il calcio in Giappone in quei tempi non era per nulla seguito, ma i disegnatori nipponici, trainati dal successo del Mondiale argentino del 1978 e di quello Under 20 tenutosi in Giappone (vinti entrambi dall’Argentina) decisero di cambiare l’oggetto dei loro cartoni: basta robot, guerra e violenza, si dedicarono al calcio, con la speranza che un domani avesse potuto attecchire anche nel paese del Sol levante. Ed il successo dell’anime fu clamoroso, i bambini giapponesi si innamorarono di quello “strano” sport. Tanti calciatori giapponesi (uno su tutti, Hidetoshi Nakata), si avvicinarono al calcio dopo aver letto il manga e visto l’anime di “Holly e Benji”. E l’amore verso questo nuovo sport toccò l’apice con la prima storica qualificazione della Nazionale nipponica ai Mondiali francesi del 1998, quattro anni dopo lo stesso Giappone e la Corea del Sud organizzarono il primo Mondiale congiunto ed il primo Mondiale disputato a quelle latitudini.

Nel quartiere dove è nato Takanashi, Katsushika Ku, qualche anno fa sono state realizzate delle statue raffiguranti Holly, Benji e gli altri protagonisti della serie, oggi sono luoghi di culto per chi ha seguito ed amato il manga e l’anime.

Il cartone è incentrato sulla figura di due bambini che hanno delle doti balistiche da campionissimi, nonostante siano appena “decenni”: Oliver Hutton detto Holly (Tsubasa Ozora nell’originale) e Benjamin Price detto Benji (Wakabayashi Genzo nell’originale). Il primo è figlio di un capitano della marina e di una casalinga, mentre il secondo è figlio di una coppia agiata della città. Entrambi amano alla follia il gioco del calcio. Holly ha un sogno: vincere il Mondiale sulle orme della Nazionale italiana vincitrice l’anno prima in Spagna.

I due hanno caratteri diametralmente opposti: simpatico, socievole e sempre disponibile Hutton, introverso, severo e antipatico Price. I due sono i leader delle due squadre delle elementari della cittadina di Fujisawa (esistente davvero), la Newppy e la Saint Francis.

Oliver nonostante l’età aveva del potenziale da grandissimo giocatore, capace di svolgere tutti i ruoli in campo e riuscendo sempre a risolvere situazioni difficili. La madre decise di andare a vivere nella città al centro del Giappone per accontentare la voglia di calcio del figli. Oliver si sarebbe iscritto alla scuola Saint Francis, privata e con una squadra di calcio tra le più forti del paese ma, dopo aver conosciuto i simpatici ragazzini della Newppy, pubblica e con una squadra davvero scarsa, decide di iscriversi da loro così da poter sfidare una volta per tutte Price. E l’ingresso in squadra (e in classe) di Hutton darà fiducia all’intera squadra.

Benji è forte, sicuro di se, carismatico e imbattuto e la sua imbattibilità terminerà proprio per mano di Hutton. E la sfida arriverà proprio il primo pomeriggio dell’arrivo di Holly in città: la Newppy e il Saint Francis stavano litigando per il campo e il giovane portiere disse che se uno fra un giocatore di rugby, pallamano e baseball gli avesse segnato avrebbe ceduto il campo. Benji parò tutti e tre i tiri, ma nulla potè contro il tiro di testa di Holly “servito” da Roberto Sedinho. Holly aveva segnato dopo aver preso l’incrocio dei pali dopo aver scartato l’intero Saint Francis.

Fra i due nascerà una forte rivalità che terminerà con l’ingresso dei due nella New Team, la squadra creata ad hoc per affrontare le qualificazioni al campionato nazionale nella zona della prefettura di Shizuoka comprendendo i più bravi di Newppy e Saint Francis. E la “scarsa” Newppy, grazie al suo numero 10, vinse il torneo interscolastico.

HOLLY, BENJI ED UNA CARRELLATA DI RAGAZZINI FENOMENALI CON IL PALLONE

La nuova squadra comprendeva i vari Harper, Alan Crocker, Paul Diamond, Johnny Mason, Ted Carter, Jack Morris con in attacco la coppia Hutton-Becker ed in porta il fenomenale Price.

E proprio con il torneo regionale nascerà la sfida con l’eterno rivale di Hutton, Mark Lenders, capitano della Muppet. Lenders, ancora più che Price, era l’antitesi di Holly: cattivo, spietato, orgoglioso, dotato di una forza incredibile per l’età che aveva, arrogante ma anche forgiato dai problemi della famiglia, poiché ne era il capo. Aiutava la madre a far vivere decorosamente tutta la famiglia e usava il calcio come valvola di sfogo: voleva vincere la borsa di studio che gli avrebbe permesso di lasciare la città per non gravare sulla stessa famiglia. Sapeva di essere inferiore tecnicamente a Hutton e questo gli ha sempre dato la carica per cercare di vincere contro di lui, non riuscendoci però mai. Negli anni delle medie, le tre finali del torneo vedono la New Team affrontare per tre volte la Toho (nuova squadra di Lenders), vincendo le prime due e pareggiando 4 a 4 l’ultima, decidono poi di assegnare il premio ad entrambe.

Durante i vari tornei, Holly e Benji affrontarono altre squadre guidate ognuna da ragazzini con grosse abilità tecniche: dalla Toho (“evoluzione” della Muppet) di Lenders, della sua “spalla” Danny Mellow ed il funambolico portiere capelluto Ed Warner, alla Hot Dog dei gemelli James e Jason Derrick, dalla Norkfoldk di Teo Sellers alla Mambo di Julian Ross, dalla Flynet di Philip Callaghan alla Otomo di Patrick Everett, dalla Artic di Ralph Peterson alla Hirado di Clifford Yuma. Insomma, una sorta di generazione d’oro di fenomeni anche se sotto forma di disegni animati.

Spiccavano per particolarità i gemelli Derrick e Julian Ross: i primi due per segnare compivano la “catapulta infernale” ed il “tiro combinato”, mentre il secondo aveva il numero 14 come Johan Cruijff (idolo di Yōichi Takahashi), più forte anche di Hutton, ma con serissimi problemi cardiaci che non gli permisero di giocare al 100% della condizione anche se con intelligenza tattica.

La serie prosegue con il torneo di Parigi, dove il Giappone affrontò i pari età mondiali, sconfiggendo in finale la Germania del fortissimo Karl Heinz Schneider, eliminando nell’ordine Italia, Argentina, Francia e, per l’appunto, la Germania. Holly e Benji in questa sorta di Mondiale di categoria dove la Nazionale giapponese affrontarono i vari “Hutton” nazionali: Dario Belli, Jorge Ramirez,Pierre Le Blanc e lo stesso Schneider.

Nelle serie successive (manga e anime) i giovani protagonisti diventano professionisti e vanno a giocare in Brasile ed in Europa.

Il cartone è stato anche particolare per molti personaggi che hanno girato intorno alle vicende: da Roberto Sedinho (una sorta di Zico ritiratosi dal calcio giocato dopo un fortuito incidente di gioco dove rischiò di perdere la vista e che volle fare in modo che il giovane Oliver diventasse il giocatore più forte del Mondo ed andare a giocare con lui in Brasile) a Patty Gatsby (accesissima tifosa con la fascia in fronte, la bandiera in mano e sempre pronta a tifare per Holly, sposandolo anni dopo) e Arthur Foster (il giocatore più scarso di tutta la serie passato subito sugli spalti a tifare) e da Jeff Turner (allenatore personale di Lenders, antitesi di Sedihno, perennemente ubriaco, rozzo e con le ciabatte ai piedi). Per non parlare delle due particolarità che hanno sempre incuriosito gli spettatori: gli stadi strapieni per vedere giocare dei bambini e un telecronista (doppiato da Sergio Matteucci) che non aveva nulla da invidiare ai telecronisti televisivi per stile e passione.

Ma sia il manga come l’anime traboccano di valori molto importanti come l’amicizia, il rispetto reciproco, la devozione verso il pallone che per Holly doveva essere “amico” di tutti, il gioco di squadra con sprazzi di individualità sprezzanti, cattivi che diventano buoni, alto senso del sacrificio e determinazione negli allenamenti come nelle partite, anche se esasperato, tanto da rischiare la vita (vedasi la vicenda di Ross) o subire infortuni (le mani insanguinate di Crocker dopo aver cercato di parare il “tiro della tigre” di Lenders o lo stesso Holly che, da buon protagonista, per di aiutare i suoi compagni, gioca con una gamba malconcia).

Questo è stato “Holly & Benj”, un semplice cartone che con i suoi insegnamenti e le sue incredibili vicende ha cambiato un’intera generazione di bambini che ancora oggi si ricordano a memoria le sigle e le canticchia e che si è immedesimata al parchetto o all’oratorio nelle vicende calcistiche della serie sfidandosi e cercando di copiare i colpi visti in televisione.

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