Football Legend Gianfranco Zola

Gianfranco Zola, il 10 venuto dalla Sardegna

Che legame ci può essere tra l’Italia e il Chelsea? Fino alla prima metà degli anni Novanta assolutamente nessuno, in quanto il nostro calcio era il migliore d’Europa e del Mondo mentre la squadra del quartiere chic di Londra era una delle tante squadre che giocava tra First Division/Premier League e con all’attivo (allora) un solo titolo, una Coppa di Lega, una Coppa di Inghilterra, un Charity Shield e una Coppa delle Coppe. Insomma, non un top team.

Eppure nell’estate 1996 nacque un legame tra il nostro Paese ed i Blues, un legame vivo ancora oggi: approdarono nel Chelsea i primi giocatori italiani, Gianluca Vialli, Roberto di Matteo e Gianfranco Zola. Da allora ad oggi hanno vestito la maglia del club dodici giocatori italiani e altri cinque hanno allenato la squadra. E grazie ai nostri connazionali, il Chelsea è diventata una squadra importante, vincente e temuta a livello nazionale ed internazionale.

E proprio uno dei nostri alfieri è entrato nel cuore di tutti i tifosi del Chelsea, tanto da venire nominato nel 2003 niente meno che il miglior giocatore di tutti i tempi della squadra. Stiamo parlando di Gianfranco Zola, il protagonista di questo appuntamento con la rubrica “Football Legend”.

Sardo di Oliena, Zola iniziò a giocare con la squadra del suo paese, il Corrasi, per poi approdare alla Nuorese dove in due stagioni disputò un torneo di C2 e di D. Siamo nel 1984, al Napoli arriva Maradona, uno che tempo dopo avrà parole dolci per Zola.

Nel 1986, a 20 anni, il salto nella prestigiosa Torres, squadra di Sassari di Serie C2 e rivale del più blasonato Cagliari. Rimase nella squadra rossoblu tre stagioni: promozione in C1 vincendo il campionato, un settimo ed un quarto posto a soli tre punti da Foggia, secondo, promosso in serie B.

Il giocatore, centrocampista avanzato, fece tre buone stagioni e su di lui si fiondarono squadre della Serie A.

E’ il Napoli a portare nel “Continente” Zola e il suo ruolo divenne quello, nientemeno, di vice Diego Armando Maradona. A volerlo fortemente fu Luciano Moggi, allora ds partenopeo, che fece scucire 2 miliardi di lire a Ferlaino per portare il ragazzo di Oliena al san Paolo. I compagni di Zola sarebbero stati Maradona, Careca, Alemao, Ferrara, Carnevale e de Napoli, gente affermata nella nostra Serie A e protagonisti del Napoli di quegli anni.

Il piccolo giocatore di Oliena fece subito vedere di che pasta era fatto, impegnandosi seriamente ma restando umile, con il fatto che lui con quella squadra, allora al top del calcio nazionale, aveva solo da imparare. E strinse un bel rapporto con il capitano di quel Napoli, Maradona.

Le stagioni 1991 e 1992, quelle post Maradona, furono la consacrazione per il piccolo (di statura) giocatore sardo, tanto da segnare 24 reti in campionato. Il pibe de oro fu profetico: non comprate un mio sostituto perché in squadra c’è il mio erede, Zola.

Con Zola in squadra, il Napoli vinse uno scudetto ed una Supercoppa italiana ed ottenne un quarto, un ottavo posto ed un undicesimo posto in campionato.

Su Zola si fiondò il Parma. Erano gli anni del grande Parma di Calisto Tanzi e nell’estate 1993 Zola fece le valigie e “salì” al Nord per vestire la maglia gialloblu dei ducali. Costo dell’operazione 13 miliardi e l’attaccante sardo, con la maglia 10 sulle spalle, divenne il nuovo attaccante della squadra allenata da Nevio Scala. I tifosi napoletani lo accusarono di aver tradito la causa, ma lui fece intendere che fu ceduto dalla società, ma lui sarebbe rimasto sotto il Vesuvio ancora per altri anni.

Rimase in Emilia tre stagioni segnando in tutto 63 reti, vincendo una Supercoppa Uefa ed una Coppa Uefa, Zola era uno dei giocatori più forti del campionato italiano, amato dai tifosi del Parma e d’Italia. Le sue specialità erano il dribbling e i calci piazzati.

Il Parma di allora aveva più ambizioni rispetto al Napoli: nonostante fosse in A da sole tre stagioni, aveva vinto in proporzione quanto i partenopei in (allora) oltre cinquanta stagioni di Serie A. Dovette essere ceduto, visto che tatticamente non poteva coesistere sia con Hristo Stoichkov che con Ancelotti, che lo spostò di ruolo e lo sacrificò tatticamente.

L’8 novembre 1996 (allora non c’era il mercato invernale, ma quello autunnale) Zola decise di approdare in un’altra isola, nel Regno Unito: per 12 miliardi approdò al Chelsea. Il club londinese allora era misconosciuto (alle nostre latitudini) ma aveva deciso di fare sul serio e di tornare a competere in Patria.

Nacque una storia d’amore durata sette anni e che ancora oggi non è terminata: Zola (maglia numero 25 sulle spalle) entrò nel cuore di tutti, tanto da diventare una leggenda del club. E arrivarono molti trofei: due Coppe d’Inghilterra, una Coppa di Lega, un Charity Shield, una Coppa delle Coppe ed una Supercoppa europea. Nel 1997 venne nominato miglior giocatore del campionato: primo e unico giocatore italiano finora ad averlo vinto.

Insomma, il giocatore che aveva iniziato a farsi strada con poche presenze nella Nuorese era diventato una leggenda del nostro calcio in Inghilterra. Chi lo avrebbe mai detto?

Con il Chelsea vinse la Coppa delle Coppe in finale contro lo Stoccarda a Stoccolma e fu una partita epica: vinse il Chelsea con gol di Zola al 71’….dopo pochi secondi che era entrato in campo al posto di Tore André Flo.

Con in campo Zola, il Chelsea in sette stagioni ebbe come apici un terzo ed un quarto posto, giocando anche in Champions League, dove il miglior risultato furono i quarti di finale nel 1999/2000, eliminati dal Barcellona.

Zola, sempre più idolo dei tifosi inglesi, venne battezzato “the magic box” e la sua maglia è ancora oggi una delle più vendute del club.

Nell’estate 2004 Zola lasciò la capitale inglese e la Premier per tornare a casa, al Cagliari. Chiuse l’esperienza a Stamford Bridge con 80 reti segnate in trecentoundici partite. Due sono state le reti storiche per Zola con i Blues: la rete che valse al Chelsea la seconda Coppa delle Coppe della sua storia ed il gol nel replay del match del terzo turno di FA Cup 2001/2002 contro il Norwich con un magistrale colpo di tacco. In un tocco il miglior Zola: tecnica, fantasia, pazzia e coraggio.

Nonostante il lauto ingaggio che gli offrì il nuovo patron del Chelsea, Abramovich, Zola decise di tornare in Italia a chiudere la carriera.

Con i rossoblu sardi giocò un anno in Serie B ed uno in massima serie: nonostante l’avanzare dell’età, con Zola in campo, il Cagliari fece molto bene. Zola nel 2004 venne insignito dell’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico da parte della regina Elisabetta II per i suoi meriti calcistici. E quel titolo viene dato difficilmente a persone non nate nel Regno unito.

Nell’estate 2005, a 38 anni, Gianfranco Zola decise di ritirarsi dal calcio giocato. Con il Cagliari aveva segnando complessivamente 37 reti in due stagioni. La sua ultima partita da professionista fu bagnata da una doppietta contro la Juventus il 29 maggio 2005.

Dopo il suo ritiro dal calcio giocato, Zola ha intrapreso la carriera di allenatore con alterne fortune: iniziò, nel luglio 2006, come collaboratore della Under 21 con Casiraghi allenatore.

Dopo la parentesi con la Under, Zola approdò in Inghilterra, ma, invece del Chelsea, scelse il West Ham United ottenendo un nono ed un diciassettesimo posto, a cinque punti dalla salvezza.

Nel luglio 2012 firmò con il Watford della famiglia Pozzo, in Championship: terzo posto (con semifinale play off persa contro il Leicester City) e tredicesimo posto per una squadra senza grosse velleità di promozione in Premier. Non chiuse la seconda stagione in quanto nel dicembre 2013 diede le dimissioni da tecnico.

Nel dicembre 2014 ci fu il ritorno al Cagliari, dove prese il posto dell’esonerato Zeman, Rimase alla guida dei sardi per dieci partite, con un magro bottino di otto punti. Alla 26a giornata fu esonerato e fu richiamato Zeman. A fine stagione il club retrocesse in Serie B.

Dopo la Sardegna, Gianfranco Zola sbarcò nel caldo del Qatar, allenando l’Al-Arabi. Nonostante in quella stagione (2014/2015) in squadra ci fosse il forte attaccante ex Livorno Paulinho, la squadra si classificò solo all’ottavo posto e venne sollevato dall’incarico.

L’ultima esperienza su una panchina è quella negativa della stagione appena passata, quando allenò da dicembre a marzo il Birmingham City, Championship. Ma dopo soli quattro mesi ecco arrivare l’esonero con la squadra a ridosso della zona retrocessione.

A oggi la carriera da coach di Zola è stata molto negativa rispetto a quella da calciatore. E da calciatore ebbe poca fortuna anche con la Nazionale italiana.

Pupillo di Arrigo Sacchi, Zola debuttò in due partite di qualificazione ad Euro 92 (contro Norvegia e Cipro) quando militava nel Napoli. La sua prima partita fu contro gli scandinavi il 13 novembre 1991, chiusasi sul punteggio di 1-1. La prima rete arrivò quattro anni dopo (e dieci partite dopo) contro l’Estonia in un match di qualificazione all’Europeo inglese. Complessivamente Zola vestì l’azzurro in 35 occasioni, segnando dieci reti.

La carriera di Zola con la maglia della Nazionale italiana ha avuto tre date da ricordare: 5 luglio 1994, 19 giugno 1996 e 12 febbraio 1997. Avversarie Nigeria, Germania e Inghilterra.

Nella prima, Zola entrò in campo al minuto 63 di Nigeria-Italia valevole per gli ottavi di Usa ’94 con gli azzurri sotto di una rete. Zola fu espulso dodici minuti dopo in una maniera clamorosa per un fallo…che non meritava nemmeno il giallo su Eguavoen e l’arbitro, il messicano Brizio Carter estrasse il cartellino rosso. Due giornate di squalifica e Zola che vide dalla panchina la finale contro il Brasile. La seconda fu l’ultima partita del girone di Euro 96 e l’Italia era ancora in corsa per il passaggio del turno, ma contro i teutonici era necessario vincere. Al minuto 8 l’Italia ottenne un calcio di rigore. Dal dischetto se ne incaricò l’allora numero 21 di Oliena, ma il penalty fu parato da Kopke e la nostra Nazionale venne eliminata dalla manifestazione.

Contro gli inglesi, in terra d’Albione, durante la sua prima stagione con il Chelsea, siglò un gol pesante che significò la seconda vittoria azzurra in Inghilterra dal gol di Capello del 1973. Italia poi qualificata a novembre al Mondiale francese vincendo contro la Russia, ma Zola fu lasciato a casa da Maldini.

La mancata convocazione per Francia ’98 per Zola è stato un colpo perché non fu premiata la perseveranza, l’umiltà e la tecnica di uno dei più bravi interpreti del ruolo del “calciatore di punizioni” italiano di tutti i tempi. Zola per diventare un giocatore amato ed ammirato ha dovuto andare all’estero. E il colmo è stato vederlo non convocato in molti tornei internazionali, ma vederlo eletto quarto giocatore straniero della storia della Premier League, dopo gente del calibro di Henry, CR7 e Cantona.

Zola è stato un giocatore molto tecnico e, nonostante non avesse un fisico prestantissimo, combinò in campo il miglior repertorio per un calciatore del suo fisico (168×67): dribbling, piede caldo, corsa, finte e gol.

E poi le punizioni: ha studiato da Maradona, perfezionandosi, e ha fatto proseliti al Chelsea “istruendo” molti suoi compagni.

Intelligenza tattica, tecnica sopraffina, corsa, umiltà e amore del calcio hanno reso Zola uno di quei casi in cui si è orgogliosi di essere italiani. Soprattutto in una terra, l’Inghilterra, dove gli italiani emigrati non sono mai stati trattati con i guanti.

Questo è stato Gianfranco Zola da Oliena, Nuoro classe 1966, che ha fatto sognare un’isola e una Penisola intera.