Può un calciatore meritarsi tre giorni di lutto nazionale da parte del proprio governo con bandiere a mezz’asta? E’ possibile se ti chiami Eusébio e hai fatto la storia calcistica del Portogallo.
EUSEBIO, EROE DEL BENFICA
Eusébio, nato nella ex colonia del Mozambico il 25 gennaio 1942, è morto a Lisbona il 5 gennaio 2014 all’età di 71 anni per un arresto cardiaco, forse frutto dell’ictus che lo aveva colpito qualche tempo prima. La sua morte ha suscitato clamore tra tutti i tifosi di calcio “con i capelli bianchi” che si ricordano delle partite in tv in bianco e nero e delle sue gesta. Eh sì, perché l’ex numero 10 del Benfica è stato tra i più forti, e tecnici, calciatori degli anni Sessanta, quando era la punta di diamante, anzi la “perla nera”, dell’attacco della Nazionale portoghese che prese per mano e portò fino al terzo posto nel Mondiale inglese del 1966, di cui fu capocannoniere con nove reti. Eusébio è anche amato dagli italiani in quanto in quella manifestazione vendicò l’eliminazione degli “azzurri”, sconfiggendo nei quarti proprio la Corea del Nord per 5 a 3, con un suo poker.
Eusébio è legato indissolubilmente al Benfica, la più famosa squadra di calcio di Lisbona, in quanto vi giocò ben quindici stagioni consecutive, vincendo undici titoli nazionali, sette volte la classifica marcatori (cinque consecutive) e la Coppa dei Campioni del 1962, la seconda del club della capitale lusitana. Con la squadra delle “aquile” Eusebio vinse anche il Pallone d’oro nel 1965 (primo giocatore colored) superando Giacinto Facchetti e Luis Suarez, e due Scarpe d’oro nel 1968 e nel 1973.
E’ curiosa la vita del bomber portoghese, che portoghese non era di nascita essendo figlio del colonialismo, nato nella città mozambicana di Lourenço Marques, la futura Maputo, figlio di genitori originari dell’Angola, altro possedimento portoghese in Africa. Nel 1960 il Benfica lo portò in Europa e da allora divennero leggenda sia lui, attaccante con un ottimo dribbling ed un’ottima corsa, che la squadra, che nel maggio 1962 riuscì a battere addirittura gli allora “galacticos” del Real Madrid di Puskas, Gento e di Stefano. Il Benfica sarà finalista altre due volte contro Milan ed Inter, perdendo entrambe le partite, sebbene l’attaccante mozambo-lusitano fu grande protagonista.
LA CARRIERA
Lasciato il Benfica, tra il 1975 ed il 1977, giocò con i Boston Minutemen (NASL), il Monterrey (Serie A messicana), i Toronto Metros (NASL), il Beira-Mar (Primera divisione portoghese) ed i Las Vegas Quicksilver (NASL). Tra il 1977 ed il 1979, anno in cui si ritirò, trovò ancora ingaggi nella serie cadetta portoghese (l’União de Tomar) e nelle serie minori americane (New Jersey Americans e Buffalo Stallions). A 37 anni entrò nella dirigenza della “Selecção das Quinas”.
DA EUSEBIO A CRISTIANO RONALDO
Eusébio è per i portoghesi di ieri ciò che rappresenta oggi Cristiano Ronaldo, ma difficilmente CR7 supererà la “pantera nera” nel cuore degli stessi. L’attaccante del Real Madrid ha detto che Eusébio lo ha ispirato definendolo “eterno”, mentre Josè Mourinho ha detto che la sua morte ha lasciato un vuoto nel Portogallo. Tutti i suoi ex colleghi che lo hanno sfidato nel rettangolo di gioco lo ricordano ancora oggi commossi.
Il giorno delle esequie la sua salma, prima di essere tumulata nel cimitero di Lumiar, ha fatto un intero giro dello stadio “da Luz”, pieno di tifosi come se il Benfica stesse giocando, solo che invece di tifare, questi piangevano e urlavano il suo nome. La statua eretta in suo onore davanti al “Catedral”, mentre è intento a calciare un pallone, è stata ricoperta da sciarpe, bandiere e fiori per ricordarlo, dimostrandogli affetto a distanza di anni.
SCARTATO DALLE BIG ITALIANE
E pensare che Eusébio, all’inizio, era stato offerto ad alcune squadre italiane, ma fu scartato. Peccato perché i nostri nonni e i nostri padri avrebbero potuto vedere le gesta di uno dei più forti giocatori della Storia. Ma si vede che non era destino.