La storia di David Ginola, uno dei migliori talenti calcistici francesi
Ci sono partite che hanno scritto la storia del calcio: dal “Maracanazo” a “Italiagermania4a3”, dalla finale di Berlino 2006 alla “partita perfetta” del Milan di Sacchi, dal gol di Solskjær all’ultimo secondo dell’ultimo minuto della finale della Champions 1999 ai due celeberrimi gol di Maradona in Argentina-Inghilterra del Mondiale del 1986. E l’elenco, in base alle proprie emozioni, potrebbe essere davvero molto lungo.
Eppure c’è stata una partita che ha segnato la carriera di un calciatore, una partita che ha estromesso la sua Nazionale dal Mondiale del 1994 e che ha fatto odiare questo calciatore da tutto il suo Paese. Una partita che bastava solo e solamente pareggiare e che invece questa Nazionale ha perso. Stiamo parlando di Francia-Bulgaria del 17 novembre 1993, ultima partita del girone di qualificazione. Teatro dell’evento, il Parco dei Principi di Parigi. I transalpini, guidati in panchina da Gérard Houllier, erano ad un passo dalla qualificazione dopo un girone molto sofferto e potevano contare su gente del calibro di Lama, Blanc, Desailly, Deschamps, Cantona e Papin. Eppure quella squadra riuscì a scrivere una pagina negativa del calcio transalpino.
La Francia passò in vantaggio con Cantona al 31′, ma i bulgari pareggiarono cinque minuti dopo con Kostadinov. La partita si spinse fino al minuto 90 senza sussulti, con i “galletti” intenti a smorzare le offensive balcaniche. Dopo di che, un giocatore transalpino decise di combinare un patatrac. Questo giocatore, entrato in campo poco più di venti minuti prima, raccolse la palla di un calcio di punizione sulla destra spingendosi verso il limite dell’area di rigore.
Siamo al 90′, mancano pochi secondi al triplice fischio e cosa fece questo giocatore? Fece un qualcosa di clamorosamente inaspettato, commettendo un errore clamoroso perché invece di tenere palla e magari passarla dietro ad un compagno, crossò lungo verso Cantona. Il compagno però era marcato e non riuscì a prendere la palla che fu presa da Kremenliev, il quale partì verso l’attacco. Questo la passò a Penev che, di “prima”, lanciò Kostadinov verso l’area francese. L’attaccante bulgaro provò il cosiddetto “tiro della vita”: traversa, gol. Vantaggio della Bulgaria e stadio parigino ammutolito ed i giocatori bleus si misero le mani nei capelli. Dopo dopo l’arbitro scozzese Mottram fischiò la fine dell’incontro: Francia a casa, Bulgaria negli Usa. La Nazionale balcanica disputò poi quello che a oggi è il suo miglior Mondiale: quarto posto finale, eliminato in semifinale da una doppietta di Roberto Baggio al Giants Stadium. Ironia del caso, arrivò terza la Svezia che vinse quel girone di qualificazione.
Houllier in un’intervista disse che lui non aveva colpe dell’eliminazione, ma la colpa era solo ed esclusivamente di quel giocatore che aveva sbagliato una palla facilissima, il giocatore più tecnico di tutta la rosa a sua disposizione. Questo, interpellato, rimandò al mittente le accuse, indirizzando verso tutti parole poco carine, dicendo che a calcio si vince e si perde tutti insieme e non si vince o si perde per colpa di uno, come sostenevano invece il cittì francese, i media e i tifosi francesi. Houillier rimase sulla panchina della Francia fino all’anno successivo, quando fu sostituito da Aimé Jacquet che diede comunque poco spazio all’autore dell’errore di Parigi, anche perché l’Esagono si stava preparando a vedere giocare quei calciatori che poi scriveranno la storia calcistica del Paese.
In Francia lo shock fu tosto, indescrivibile e tutti ce l’avevano a morte con quel giocatore che invece di tenere palla aveva voluto fare il fenomeno e da un suo errore arrivò l’eliminazione della Nazionale. Quel giocatore era David Ginola ed è dedicato a lui lo spazio “Football Legend” di questa settimana.
“Ma come, dedicare uno spazio ad un giocatore che ha commesso un errore così marchiano?”. Certo, perché Ginola non è stato solo quello del “cross lungo”: Ginola è stato il più forte giocatore francese prima della génération de phénomènes del 1998-2000, un talento puro e fantasioso che ha avuto la possibilità di farsi amare da tutti, nonostante la tragica serata del Parc des Princes.
Provenzale di Gassin, David Ginola iniziò a giocare con lo Sporting Toulon Var in Ligue 1, per quattro stagioni, debuttando ad appena 18 anni nel 1985, distinguendosi come una talentuosa mezzala. Dopo l’esperienza nella squadra della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, giocò fino al 1992 tra Parigi (sponda Racing Club) e Brest, sempre in Ligue 1.
Nel 1990 riuscì a guadagnarsi la prima convocazione in Nazionale: i “galletti” allora non riuscivano a fare il salto di qualità: quarti a Spagna ’82, terzi in Messico quattro anni dopo, non qualificati per Euro 1988 ed per Italia ’90, fuori al primo turno nell’Europeo svedese del 1992. Insomma, paragonata a quella che in due anni divenne Campione del Mondo e d’Europa e finalista mondiale nel 2006, davvero pochissima roba.
A Parigi si accorsero che quel giocatore di bell’aspetto e dal profilo tecnico molto interessante faceva al caso della seconda squadra della città, il Paris Saint Germain. Eh sì, il Psg, nato nel 1970, non era affatto la squadra che è oggi: tecnicamente debole, una squadra di provincia piuttosto che un top team. Ma l’arrivò di Canal + fece arrivare tanti milioni che la dirigenza riversò sul mercato, dando al tecnico portoghese Artur Jorge una squadra davvero forte: arrivarono Lama, Sassus, Weah, Guerin e poi lui, David Ginola da Gassin. Questi andarono ad unirsi ai vari Le Guen, Germain, Bravo e Ricardo.
Tra il 1992 ed il 1995 (grazie anche ad altri arrivi milionari), i parigini conquistarono un titolo nazionale, due Coppe di Francia, una Coppa di Lega, una Supercoppa francese, oltre a due secondi posti e alle semifinali di Coppa Uefa, Coppa delle Coppe e Coppa dei Campioni. L’anno dopo vinse la Coppa delle Coppe.
Ginola era il leader di quel PSG con le sue giocate preziose, i piedi magici e la grinta uniti ad una squadra che si voleva anche imporre a livello europeo: chiedere al Barcellona che venne eliminato dal “piccolo” PSG nei quarti di Champions League il 15 marzo 1995. Ginola quella sera si trasformò da “Le roi” (come era stato ribattezzato a Parigi) a “El magnifico”, come scrissero i giornali spagnoli. La corsa dei parigini si interruppe contro il Milan di Capello in semifinale: quello è ancora oggi il miglior risultato dei parigini nella “coppa dalle grandi orecchie”.
La luna di miele tra Ginola e il Paris Saint Germain si interruppe nell’estate 1995, quando salutò l’Esagono per andare a scrivere una grande pagina di calcio in Inghilterra, in Premier League, l’allora campionato emergente d’Europa. Torneo tecnicamente più avanzato rispetto alla Ligue 1, ma non come era allora la nostra Serie A del tempo.
La fama di Ginola era arrivata fin lì e ogni tifoso avrebbero voluto che giocasse nella propria squadra. Ma visto che Ginola è sempre stato sui generis, scelse una squadra per nulla mediatica, il Newcastle United, il quale spese 2.5 milioni di sterline per accaparrarselo. I Magpies erano tornati da poco in Premier League ed erano reduci da un terzo e da un sesto posto finale. Alla guida della squadra c’era Keevin Keegan e proprio l’ex Pallone d’oro era stato l’artefice del ritorno in Premier del club.
Ma fu la stagione 1995/1996 a diventare storica per il Newcastle, la prima con Ginola in rosa: secondo posto in classifica e miglior risultato della squadra dai tempi dell’ultimo titolo conquistato (stagione 1926/1927). Il francese fu determinante insieme a Les Ferdinand, Robert Lee, Keith Gillespie, Tino Asprilla e capitan Peter Beardsley.
Nell’estate 1996 il Barcellona si interessò a Ginola, ma il Newcastle rifiutò l’offerta blaugrana. Anzi, la dirigenza del club bianconero investì 15 milioni di sterline per aggiudicarsi Alan Shearer, leader dei Blackburs Rovers campioni a sorpresa nella stagione 1994/1995 e reduce da 112 gol segnati in campionato nelle ultime quattro stagioni.
La lotta per la vittoria del titolo fu tra i Magpies ed il Manchester United di Cantona, amico di Ginola; i Red devils vinsero il campionato, ma la prestazione della squadra di Keegan fu fantastica. Con in squadra Ginola, i Magpies si qualificarono per la Uefa e, soprattutto, in Champions League la stagione successiva.
Ginola rimase in riva a Tyne per due stagioni, giocando 71 partite segnando sette reti, scrivendo una pagina importante della storia del club. St James Park era in visibilio per quella squadra e per quel numero 14 che sembrava inarrestabile con quel piede destro che faceva quello che voleva.
Come le belle storie di amore, anche qua Ginola non fu fedele e nell’estate 1997 prese un aereo e si diresse a Londra, destinazione Tottenham. Con lui si imbarcò anche Les Ferdinand: 2/3 dell’attacco atomico del Newcastle si era sciolto per far sognare una tifoseria molto viva, ma poco propensa alle vittorie, come quella degli Spurs.
Il momento per Ginola fu euforico: tifosi in visibilio per lui, giocate funamboliche, due volte testimonial di notissimo videogioco sul calcio e la volontà di diventare uno dei più forti calciatori della storia. Tutto con un numero particolare sulle spalle, il 14, il numero del suo idolo fin da bambino Johan Cruijff, già usato a Newcastle.
Ginola rimase al Tottenham tre stagioni, con risultati di squadra deludenti, visto che la miglior posizione della squadra fu l’11° posto nella stagione 1998/1999, che coincise però con la vittoria della terza Coppa di Lega inglese del club, superando in finale il Leicester City.
Ginola quella stagione vinse anche il titolo di miglior giocatore del campionato inglese sulla base dei voti dati dai “colleghi” delle venti squadre della Premier: secondo straniero (e secondo francese) a vincerlo dopo Eric Cantona e terzo giocatore del Tottenham dopo Pat Jennings e Clive Allen. L’anno di grazia 1999 lo vide anche vincere il premio di miglior giocatore del campionato da parte dei giornalisti inglesi, settimo straniero a riuscirci. Insomma, Ginola amava l’Inghilterra e l’Inghilterra amava Ginola. Senza l’accento sulla A. E il suo idolo, Crujiff, quell’anno, si sbilanciò: David Ginola era il miglior giocatore del Mondo.
Chiusasi la bella esperienza con il Tottenham, Ginola passò all’Aston Villa dove giocò diciotto mesi non facendo vedere molto, mentre gli ultimi sei mesi della stagione 2001/2002 si trasferì all’Everton dove giocò quattro partite solamente, entrando in contrasto con l’allora tecnico David Moyes.
Il fine carriera di Ginola è stato vertiginoso: dalla candidatura alla presidenza della FIFA il 16 gennaio 2015 fino all’infarto durante una partita di golf tra amici di due anni fa. Se la sconfitta nella corsa alla poltrona più importante del calcio mondiale non lo segnò (anche perché dopo due settimane si ritirò dalla corsa per mancanza di appoggi), per colpa di quell’infarto se la vide bruttissima. L’ex giocatore si trovava a Mandelieu la Napoule, in Provenza-Alpi-Costa Azzurra, il 19 maggio 2016, quando ebbe un arresto cardiaco. I medici dissero che il suo cuore si fermò per otto minuti per poi riprendere a battere. Gli fu installato un quadruplo bypass coronario, non una cosa da poco.
Ginola intraprese anche una breve carriera di attore e di opinionista tv sia in Francia che in Inghilterra, divenne produttore di vino, testimonial della Croce Rossa Internazionale contro le mine anti-uomo e partecipò alla versione francese di “Ballando con le stelle”. Oggi l’ex asso di Gassin risiede nel suo buen retiro di Saint Tropez.
David Ginola è stato uno che ha spaccato l’opinione tra chi lo ha considerato un grandissimo del calcio degli anni Novanta e chi invece solo un giocatore sopravvalutato. Eppure un giocatore che vince il titolo di miglior giocatore francese e di miglior giocatore del campionato inglese (unico francese a vincere entrambi i premi), non è proprio da considerarlo così sopravvalutato.
Che Ginola sia stato sempre sopra le righe questo è da riconoscere, ma tutto grazie al suo gioco e alla sua tecnica. E gli anni a Newcastle e a Londra sono stati un qualcosa di indescrivibile: giocate sopraffine per sé stesso e per i compagni.
Avrebbe potuto vincere di più questo sì, ma ancora oggi quando si parla di David Ginola tutti, nessuno escluso, sognano ancora ad occhi aperti.
E peccato se in Nazionale abbai avuto poco fortuna, lui che trascinò nel 1987 la Francia a vincere per la quarta volta l’ambito Torneo di Tolone e venendo premiato come miglior giocatore della manifestazione.
Ginola ha avuto a sfortunata di giocare con giocatori più mediatici di lui: da Cantona a Shearer, fino ai più giovani Zidane e Djorkaeff che lo hanno poi messo definitivamente nell’angolo in Nazionale, anche per i fatti della partita contro la Bulgaria.
Eppure David Ginola è stato un genio del calcio, uno dotato di un tocco di palla e di una tecnica come pochi in quegli anni, un fantasista che giocava per piacere a sé stesso e alle squadre in cui ha giocato. Con buona pace dei fidanzati e dei mariti delle donne inglesi che stravedevano per quel giocatore francese di bell’aspetto che giocava a calcio e per cui anche loro facevano il tifo.
Questo è stato David Ginola le roi, le magnifique. Un giocatore che ha fatto del dribbling la sua arte e dell’estro il proprio marchio di fabbrica, ma anche un giocatore indolente e con tanti alti e bassi: quando era in down era insopportabile, ma quando era al top non ce n’era per nessuno.
Incompiuto sicuramente, amato altrettanto David Ginola, l’uomo del “cross lungo”.