Football Legend Dario Hubner

Se si apre un qualsiasi dizionario calcistico e si cerca la parola “top player“, il significato che appare è “calciatore forte tatticamente e tecnicamente che fa impazzire i tifosi della squadra in cui gioca e quelli delle squadre avversarie che se potessero lo acquisterebbero in men che non si dica”. Il top player, non si sa per quale motivo, deve essere assolutamente straniero. Deve essere forte fisicamente, dotato di una tecnica come pochi e capace di spaccare una partita in qualsiasi momento. Non un calciatore tra tanti, ma il Calciatore.

Il calcio italiano da qualche tempo non sforna più top player di carattere internazionale: un po’ per colpa della crisi del nostro calcio, un po’ perché è più cool investire su giocatori stranieri. Tutto comunque a scapito dei nostri giovani atleti che fanno fatica ad esprimersi.

A dire il vero un top player, anche se “di provincia”, l’Italia l’ha avuto ed è stato un attaccante dotato di un fiuto del gol importante e che ha segnato in ogni categoria cui ha giocato, vincendo la classifica marcatori di Serie A, Serie B e Serie C1. Ora è lontano dal mondo del calcio, un po’ per scelta personale un po’ perché, forse, non ha mai fatto breccia nel cuore degli addetti ai lavori. Ha fatto però breccia nel cuore di tutti i tifosi e di tutti coloro che amano il gioco del calcio. Il suo soprannome ne spiegava la forza, “tatanka”, il bisonte americano in lingua lakota. Tifose e tifosi, Dario Hubner.

Originario di Muggia, estremo oriente italiano e terra di confine, Dario Hubner è stato un giocatore, a suo modo, leggendario: attaccante potente, prestante ma non tecnicamente eccelso, ha segnato tantissime reti ma non ha mai giocato in nessuna squadra di vertice del nostro campionato e non ha mai vestito la maglia della Nazionale. Neanche per sbaglio.

Hubner ha segnato 300 reti in carriera dalla Serie A alla Prima categoria, ha giocato in provincia e in provincia è diventato un mito contemporaneo. Tecnicamente non eccelso, insieme a Igor Protti vanta un record curioso e quasi imbattibile allo stesso tempo: capocannoniere in Serie A, Serie B e Serie C. Se l’attaccante di Rimini lo ha fatto con il Bari (nel 1995/1996, capocannoniere insieme all’attaccante della Lazio e della Nazionale Giuseppe Signori) e tre volte consecutive con il “suo” Livorno (stagione 2002/2003 in B e nel 2001 e 2002 con gli amaranto in C1), “tatanka” Hubner ha vinto la classifica marcatori con le maglie di Piacenza, Cesena e Fano.

Ma se lo “zar”, coetaneo di Hubner, si è ritirato nel 2005/2006, l’attaccante triestino si è spinto fino ai 44 anni, dicendo “basta” cinque anni fa dopo una stagione con il Cavenago, squadra di Promozione lodigiana a pochissimi chilometri da casa sua.

Con Hubner la nostalgia di un calcio che (purtroppo) non c’è più tocca cime mai viste: uomo disponibile e cordiale, ha sempre giocato per divertirsi e per divertire, ha avuto l’onore di poter giocare per quattro stagioni in massima serie, avendo come compagni di squadra un giovane Andrea Pirlo, Filippo Galli, Roberto Baggio ed essere allenato da un maestro come Carlo Mazzone. Hubner calciatore eroe del calcio italiano degli anni Novanta, quello dove la nostra Serie A era il calcio più bello di tutto il globo.

Arrivato tardi in massima seria (30 anni), debuttò a san Siro contro l’Inter del debuttante Ronaldo: 2 a 1 per i nerazzurri con vantaggio bresciano proprio di Hubner. A fine stagione le reti dell’attaccante di Muggia furono sedici, ma le “rondinelle” retrocedettero in cadetteria.

Nel complesso, Hubner ha giocato cinque stagioni in Serie A con quattro squadre diverse (Brescia, Piacenza, Ancona, Perugia), andando sempre in doppia cifra e diventando capocannoniere della Serie A nella stagione 2001/2002 quando vinse la classifica marcatori con 24 reti, al pari di David Trezeguet. Il bomber francese aveva 25 anni, Hubner dieci in più; Trezeguet giocava nella Juventus che in estate aveva preso Buffon, Nedved e Thuram, Hubner nel Piacenza di mister Novellino e con Amauri, di Francesco e Caccia. Hubner divenne il capocannoniere più anziano della massima serie, record battuto da Luca Toni tredici dopo, con l’attaccante emiliano prossimo ai 38 anni. Per la cronaca, quella classifica marcatori vide dietro il bomber di Muggia gente del calibro di Vieri, del Piero, Shevchenko, Crespo, Montella e Baggio.

Hubner ha giocato a calcio complessivamente per ventiquattro stagioni, andando in doppia cifra in diciassette: dagli inizi con le giovanili delle Muggese e del Pievigina, per poi giocare con Pergolettese e Fano (club di C2 e C1), poi il salto di categoria con il Cesena.

In cadetteria giocò cinque stagioni consecutive, passando poi nell’estate 1997 al Brescia, in Serie A. In massima serie militò due stagioni (non consecutive) con le “rondinelle”, due con il Piacenza ed un’altra a metà tra Ancona e Perugia. In totale Hubner segnò in Serie A settantuno reti. E pensare che a quattordici anni faceva il garzone da un panettiere, diventando prima carpentiere e poi imbianchino: mica male eh!

Nell’estate 2004 accettò la super proposta dell’allora presidente del Mantova Fabrizio Lori, industriale nel ramo plastica, che per l’allora Serie C1 imbastì un attacco con “Paolino” Poggi. Quella fu la sua ultima stagione da “pro” e coincise con la sua terza promozione (dopo Fano e Brescia).

Dalla stagione successiva iniziò un pellegrinaggio in molte squadre dilettantistiche della bassa bresciana e del lodigiano, fino al ritiro a 44 anni. E’ uno dei pochissimi (se non l’unico) giocatore ad aver segnato dalla Serie A alla Prima categoria. Le sue ultime cartucce (da bomber) le “sparò” con il Chiari, il Rodengo Saiano, l’Orsa Corte Franca di Iseo, il Castelmella ed il Cavenago.

A dire il vero, Hubner la maglia di una grande squadra la indossò, anche se si trattò di una tournée estiva: era il luglio del 2002 ed il buon Dario, militante nel “Piace”, fu ingaggiato dal Milan per una serie di amichevoli. Alla fine non se ne fece nulla ed il giocatore fece ritorno in provincia con l’inizio della nuova stagione calcistica.

Hubner ora vive nella pianura cremasca lontano dai clamori del calcio moderno e fa la spola fra l’orto, il bar degli amici e gioca ancora tra amici disputando partite amichevoli, oltre al non smettere con le sigarette e con i “grappini” che lo hanno reso più umano di quanto non lo sia mai stato.

Il calcio italiano sembra si sia scordato di Dario Hubner, l’attaccante per nulla mediatico capace di vincere tre classifiche marcatori in tre serie calcistiche diverse. Di bomber di provincia il mondo del calcio ne è pieno, ma mai nessuno è stato come Dario Hubner, un unicum senza precedenti, senza eredi e senza eguali.

Favole come quelle di “tatanka” ora sarebbero impossibili, ma non guasterebbero in questo calcio mordi-e-fuggi di questo inizio di XXI secolo.