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Football Legend Alfredo di Stéfano

La Legenda Di Stefano

Qual è il sogno di ogni ragazzino che vuole fare il calciatore? In ordine: vincere uno scudetto, una Champions League ed un Mondiale con la propria Nazionale. Molti sono riusciti a realizzare questo triplete, ma altri no. Uno di quelli che non c’è riuscito è stato Alfredo Di Stéfano: campione di Spagna e d’Europa con il Real Madrid, non è riuscito a vincere il Mondiale. Né con l’Argentina, il suo Paese natale, né con la Spagna, il suo Paese adottivo. E neanche con la Colombia, il Paese che lo accolse a braccia aperte prima del suo arrivo in Europa. Eppure il fatto di non aver vinto la Coppa Rimet permette ancora oggi, a cinquant’anni dal suo ritiro, di considerare Alfredo di Stefano come uno dei più forti calciatori della storia.

Attaccante poliedrico e jolly puro, di Stéfano legò la sua carriera di calciatore a tre grandi squadre: il River Plate, il Millonarios ed il Real Madrid. In carriera, la “saeta rubia” (la saetta bionda, questo il suo soprannome) ha segnato oltre 500 reti, vincendo tantissimi trofei nazionali ed internazionali, soprattutto con i blancos di Madrid.

Nativo di Buenos Aires (ma di chiarissime origini italiane), Alfredo di Stéfano iniziò a giocare seriamente a pallone all’età di 17 anni con il River Plate di Buenos Aires che lo fece debuttare in prima squadra due anni dopo (era il 1945). La squadra biancorossa era già una delle squadre più forti del panorama calcistico nazionale e continentale, ma fu mandato a farsi le ossa all’Huracán, altra squadra della capitale, per una stagione. Il torneo con el globo fu positivo e mise a segnò dieci reti. Finito il “tirocinio”, tornò alla base carico e consapevole di avere le carte in regola per sfondare.

Nella nuova stagion Di Stéfano fu impiegato con regolarità e segnò con altrettanta regolarità: a fine campionato le reti furono ventisette, vinse la classifica marcatori e la squadra vinse il campionato. Alfredo di Stéfano poté allora giocare nella progenitrice della Copa Libertadores, la Coppa dei Campioni del Sudamerica. E anche nel torneo più importante del suo continente fece molto bene, ma il River non portò a casa il trofeo. Nel frattempo, di Stefano fu convocato con la Nazionale argentina per disputare la Copa America del 1947 in Ecuador. La coppa continentale per nazionali andò proprio alla Seleccion che vinse il suo nono trofeo grazie alle reti del suo bomber: l’attaccante di Barracas mise a segno sei reti e contribuì alla vittoria finale dell’Argentina.

Nel 1949 l’Argentina era un Paese irrequieto, socialmente e politicamente. E il torneo di calcio venne bloccato per una serie di scioperi e si giocarono poche partite. Il 23enne Alfredo voleva giocare a calcio ugualmente. Molti calciatori argentini passarono nel campionato colombiano dove poterono giocare con regolarità. Alfredo di Stéfano, noto in tutto il Continente per essere un giocare di successo e tecnicamente forte, accettò la proposta dei Millonarios di Bogotà, la squadra più forte del Paese. Con i colombiani, la “saeta” giocò quattro campionati, segnando oltre novanta reti, vincendo tre tornei e due classifiche marcatori.

Nel 1950 l’Uruguay organizzò i quarti Campionati di Mondo di calcio, i primi del dopoguerra. La Nazionale argentina non vi prese parte e per di Stéfano ci fu la beffa di non poter disputare il torneo: aveva 24 anni e le occasioni per giocare la Coppa Rimet non gli sarebbero (forse) mancate.

Tra il 1949 ed il 1953 Alfredo di Stéfano fece anche qualcosa di curioso: giocare con la Nazionale della Colombia. Eh si, allora i regolamenti non erano stretti come quelli attuali ed un giocatore poteva giocare anche con un’altra Nazionale. Con i Cafeteros giocò quattro partite, non segnò nessuna rete e, anche in questo caso, non partecipò a nessun Campionato del Mondo, in quanto nel lasso di tempo in cui giocò (1949-1953) non si tennero Mondiali (il primo utile sarebbe stato quello del 1954 in Svizzera, ma di Stéfanoallora non era più “colombiano”). Le partite disputate con la Nazionale giallo-rossa-blu non sono considerate dalla FIFA, poiché i los Cafeteros erano esclusi dall’attività calcistica.

Qual è il destino per ogni giocatore sudamericano di successo? Semplice, giocare in Europa. E nell’estate 1953, Alfredo Di Stéfanosalutò River e Argentina per andare a giocare in Spagna, nel Real Madrid. La squadra della capitale aveva superato la concorrenza della rivale Barcellona e riuscì a portarsi a casa il talento classe 1926. Sul passaggio della “saeta rubia” in maglia blanca è stato detto molto, in particolare sul fatto che il tifoso numero 1 del club era Francisco Franco che si disse si mosse in prima persona per portare a Madrid il fortissimo Alfredo di Stéfano: il Real si accordò con i Millonarios, il Barça con il River e la Federcalcio spagnola impose che di Stéfano avrebbe giocato a stagioni alternate per quattro anni totali con le due squadre, ma i catalani non ci stettero e lasciarono il giocatore agli eterni avversari.

Il debutto con la nuova squadra fu negativo, visto che il giocatore tanto ambito non segnò e fece male. Eppure da quell’amichevole datata 23 settembre 1953, e fino all’estate 1964, Alfredo di Stéfano fu il terminale d’attacco di una delle squadre più celebri (e celebrate) del Mondo: undici campionati; otto titoli (quattro consecutivi); due secondi ed un terzo posto; una Coppa di Spagna; due Coppa Latina e, soprattutto, cinque Coppe dei Campioni consecutive tra il 1956 ed il 1960 (più due finali perse, nel 1962 e nel 1964) ed una Coppa Intercontinentale vinta contro il Peñarol di Montevideo. A livello singolo, di Stéfano vinse anche cinque classifiche marcatori di Liga, di cui quattro consecutive: dopo di lui ci riuscì solo Hugo Sanchez tra il 1985 ed il 1960 (di Stéfano tra il 1956 ed il 1959). Fino al 2008 fu il giocatore ad aver segnato più reti nel Clasico Barcellona-Real (18 reti) e dal 1964 è il giocatore merenguescon più reti nella super sfida di Spagna.

Prima dell’arrivo di di Stéfano, il Real in bacheca aveva vinto solo due scudetti consecutivi (1932, 1933) e otto Coppe di Spagna: le merengues dovettero cambiare sede per poter contenere tutti i trofei conquistati e mostrarli al Mondo.

I trionfi di quel famoso quinquennio d’oro non furono tutto merito della “saeta”, ma di una squadra perfetta composta da campionissimi: da Francisco Gento a Ferenc Puskás, da Enrique Mateos a Miguel Muñoz, da Juan Santisteban a Antonio Ruiz. Ma lo zampino di di Stéfano c’è stato in tutte le cinque finali consecutive giocate dal Real: almeno una rete in ogni finale, con il top della tripletta all’Eintracht Francoforte il 18 maggio 1960 a “Hampden Park”. Ed il coronamento di quella fantastica epopea fu la vittoria della prima Coppa Intercontinentale: il 4 settembre 1960 il Real era la squadra più forte del Mondo. E nella finale di ritorno contro ilPeñarol, Alfredo Di Stéfano segnò.

Alfredo di Stéfano nel 1957 e nel 1959 vinse il Pallone d’oro (superando Billy Wright del Wolverhampton di cinquantatre punti e di trentotto l’ex compagno Kopa) e nella prima edizione del 1956 arrivò secondo, staccato di tre punti dal vincitore Matthews.

Il 24 agosto 1963 la vita di Alfredo di Stéfano fu appesa ad un filo: quel giorno fu sequestrato dal gruppo rivoluzionario venezuelano “Forze Armate di Liberazione Nazionale” che lo tenne in ostaggio per due giorni.

Nell’estate 1964 lasciò Madrid per accasarsi a Barcellona sponda Espanyol: dopo undici stagioni si concludeva un matrimonio felicissimo tra la squadra più titolata d’Europa ed uno dei giocatori più forti dell’epoca. Con i periquitos disputò due stagioni interlocutorie, segnando quattordici reti.

Alfredo Di Stéfano si ritirò nell’estate 1966 a quarant’anni e decise di diventare allenatore: del resto, per uno che guidava la squadra in campo con un carisma senza eguali, era giusto che diventasse un entrenador.

Il ritiro dal calcio giocato gli impedì di poter giocare almeno una partita in un campionato del Mondo con la Spagna. Ci andò vicino nel 1958 e nel 1962: nel primo caso, le Furie rosse non si qualificarono per per Svezia ’58 mentre un infortunio gli impedì la convocazione a Cile ’62. “Ma come? Ma di Stéfano non era argentino?”. Certo, solo che nel 1956 il giocatore ottenne la cittadinanza spagnola e poté essere convocato con la Roja: in 31 partite segnò ben 23 reti ma, come detto, anche con la Spagna non disputò nessun Mondiale.

In ventiquattro anni di carriera di allenatore si sedette sulle panchine di Elche, Boca Juniors (due tranches), Valencia (in tre momenti diversi), Sporting Lisbona, Rayo Vallecano, Castellano, River Plate ed il Real Madrid, tra il 1982 ed il 1984 e nella stagione 1990/1991. Il suo palmares da allenatore “racconta” di due titoli argentini (Boca e River); un titolo di Spagna, uno di Segunda division ed una Coppa delle Coppe con il Valencia; una Coppa di Spagna con il Real.

Nel 1990, a 64 anni, Alfredo Di Stéfano andò in pensione: basta calcio giocato, basta panchine. Il calcio salutava uno dei più grandi calciatori della storia.

Ma il fil rouge con il Real Madrid non si ruppe e nel novembre 2000 il nuovo Presidente Florentino Perez, il Presidente dei Galacticos, decise di conferire alla fu “saeta rubia” il titolo onorifico di presidente onorario del club. Un ruolo speciale per un uomo che ha dato anima e cuore alla causa madridista: da allora, quando il Real Madrid presentava i suoi campionissimi, il leggendario di Stéfano era li accanto al neo acquisto. Nel 2006 gli fu dedicato il campo di allenamento della Primavera del Real, il Castilla, mentre l’anno dopo il quotidiano sportivo “Marca” diede vita al “Trofeo Alfredo Di Stéfano“, il premio per il miglior giocatore della stagione in Liga. Il primo a vincerlo fu Raul, colui che superò il record di gol di Alfredo di Stéfano con il Real Madrid. A oggi, di Stéfano è al terzo posto nella classifica marcatori all time delle merengues dopo Raul e Cristiano Ronaldo.

Ma il 7 luglio 2014, tre giorni dopo il suo 88° compleanno, Alfredo Di Stéfano fu stroncato da un problema cardiaco. Ironia della sorte: l’attacco cardiaco gli capitò a pochi passi dal “Bernabeu”, il suo tempio.

Ai funerali parteciparono molti tifosi, giovani e meno giovani, del Real per salutare il loro mitico Alfredo, colui che ha fatto conoscere il Real Madrid in Europa e nel Mondo.

Di giocatori come la “saeta rubia” ne nascono pochi nel calcio, ma oggi calciatori come lui mancano come il pane: completo, funambolico, veloce, preciso, elegante, carismatico, potente, insostituibile. Insomma, uno che poteva cambiare la partita da un momento all’altro.

Un aneddoto su Alfredo Di Stéfano recita che per essere dei bravi calciatori bisogna pensare sempre al pallone e che per essere ambiziosi c’è da essere ambiziosi ogni giorno di più.

Seguendo questi dettami non si diventerà dei novelli di Stefano, ma giocare sempre in suo ricordo.

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