Collevecchio è un comune di millecento anime nel Reatino. Erano originari di questo paese il ferroviere Giuseppe e la casalinga Maria Laura. Dal loro matrimonio nacquero due figli. Il secondo vide la luce il 19 marzo 1976 e gli fu dato il nome Alessandro. Giuseppe e Maria Laura non sapevano, quel giorno, di aver messo al mondo colui che sarebbe poi diventato il più forte difensore centrale degli anni novanta in Italia, in Europa e nel Mondo. Quel bambino, nato a Roma il giorno della festa del papà, era Alessandro Nesta.
Nesta è considerato da tutti come uno dei simboli del grande calcio italiano a cavallo tra i due secoli, un difensore di razza e di un’eleganza come pochi nella storia di questo sport. Una carriera lunga ventidue anni e con ben quattro parentesi: Lazio, Milan, Nazionale Under 21 e Nazionale maggiore. Una carriera ricca di soddisfazioni e successi, costellata però da troppi infortuni. Chissà cosa sarebbe stato Nesta se non avesse mai avuto un infortunio: per gli amanti del calcio, questo conta fino ad un certo punto, perché ciò che fece Nesta in campo è stato da manuale del calcio.
IL GIOVANE NESTA
Laziale di fede, il piccolo Alessandro avrebbe potuto giocare nelle giovanili della Roma, ma il padre glielo vietò (come fece il padre di Riquelme quando proposero al piccolo Juan Roman di giocare nel River Plate, loro che erano boquisti fino al midollo). Fortunatamente il papà Giuseppe non gli vietò di giocare a calcio, altrimenti ora staremmo parlando d’altro.
Alessandro entrò da subito nel settore giovanile della Lazio. Non era una grande Lazio quella: tornata in Serie A cinque anni prima, era una squadra da metà classifica, ma dal 1992, con l’acquisto da parte di Sergio Cragnotti, al 2003 divenne fortissima.
LA GRANDE LAZIO
Alessandro Nesta debuttò in prima squadra a ridosso del suo 18° compleanno, il 13 marzo 1994, nel match esterno contro l’Udinese, subentrando dieci minuti e poco più a Casiraghi. Allora giocava nella Primavera biancoceleste, con cui vinse il titolo nazionale nel 1994/1995. Dall’estate 1996 in poi divenne titolare della prima squadra, ponendosi come un baluardo della difesa laziale. Sono gli anni della grande Lazio: triplete nazionale nel 2000 (scudetto-Coppa Italia-Supercoppa italiana), un’altra Coppa Italia ed un’altra Supercoppa italiana nel 1998, la vittoria della Coppa delle Coppe e della Supercoppa europea nel 1999 (contro Maiorca e Manchester United), oltre alla finale persa di Coppa Uefa del 1998 contro l’Inter. In quel periodo la Lazio occupò anche la posizione numero 1 nel ranking Uefa. Tutto questo con Alessandro Nesta capitano e maglia numero 13 sulla schiena.
LA NAZIONALE E L’APPRODO AL MILAN
La piazza romana, che l’anno dopo lo scudetto laziale vide anche il trionfo tricolore della Roma, diventò la capitale del calcio nazionale, togliendo lo scettro a Torino e Milano: era la rivincita dopo anni in cui le squadre del Nord erano le “padrone” nel calcio italiano. E sempre in quel periodo Alessandro Nesta, dopo essere stato il difensore della Nazionale Under 21 campione d’Europa in Spagna, mosse i primi passi nella Nazionale maggiore: all’età di 22 anni, il capitano della Lazio aveva già collezionato dieci presenze, di cui nove da titolare.
La Lazio più vinceva e faceva vedere cose mirabolanti in campo, più si avvicinava al crack: nell’estate 2002 Cragnotti dovette cedere i due pezzi pregiati delle “aquile” capitoline per rientrare delle folli spese di quegli anni. Anni gloriosi, ma anche infernali per le casse della squadra. Uno dei due pezzi da 90 era Alessandro Nesta. Lui sarebbe voluto rimanere in biancoceleste anche con la squadra ridimensionata, ma gli fu consigliato di cambiare aria. Così come Hernan Crespo. Alessandro Nesta sul mercato: allarme rosso. Sul capitano laziale si gettarono tutte le big del campionato, ma alla fine approdò al Milan: la sua presentazione dal balcone dell’Hotel “Gallia” di Milano fu da divo hollywoodiano e la sua prima partita (non ufficiale) a San Siro viene giocata poche ore dopo, il 1° settembre 2002, in un “Meazza” sold out per un match benefico contro l’Inter. Il caso, o il destino: Crespo in campo salutò la Curva Nord, Nesta la Curva Sud, i cuori pulsanti del tifo della città di Sant’Ambrogio. I tifosi rossoneri sognarono in grande: in una squadra nel complesso molto competitiva, quell’estate il Presidente Berlusconi aveva portato a Milanello anche Seedorf e Rivaldo. Mister Ancelotti poteva contare anche su gente del calibro di Maldini, Redondo, Inzaghi, Gattuso, Schevchenko, Rui Costa, Pirlo e Costacurta. Nesta entrò subito nei gangli del gioco del tecnico di Reggiolo, diventando il baluardo della difesa rossonera. Come per la Lazio, l’amore verso il Milan fu totale.
LE VITTORIE CON I ROSSONERI
Alla prima stagione Nesta vinse la Champions League (in finale, a Manchester, nel derby contro la Juventus, segnando il quarto rigore) e la Coppa Italia (contro la Roma). Quello stesso anno, il centrale vinse anche la sua seconda Supercoppa europea della carriera (contro il Porto), ma perse la Supercoppa italiana contro la Juve (ancora ai rigori) e la Coppa Intercontinentale (contro il Boca Juniors).
I CONFRONTI CON IL LIVERPOOL
Di tutte le sconfitte che subì Nesta in carriera, quella del 25 maggio 2005 allo stadio “Ataturk” di Istanbul fu senza dubbio la più drammatica. Era quella della finale contro il Liverpool: 3-0 dopo il primo tempo, 3-3 alla fine del secondo tempo, così fino al secondo tempo supplementare e poi la sconfitta ai rigori.
Visto che si dice la fortuna sia una ruota che gira, Nesta (e il Milan) si presero la rivincita contro i Reds il 23 maggio di due anni dopo, sconfiggendo ad Atene la squadra inglese e alzando al cielo la settima Champions League della storia rossonera. Nel 2007 il Milan vinse anche la Supercoppa europea (contro il Siviglia) e il Mondiale per club a Yokohama contro il Boca Juniors, dove il numero 13 milanista segnò il gol del momentaneo 2-1. Dopo aver vinto il Mondiale con l’Italia l’anno prima (anche se praticamente da spettatore causa infortunio), Nesta era salito anche sul tetto del Mondo con il Milan, la sua nuova casa.
LA PEGGIOR STAGIONE IN CARRIERA E GLI INFORTUNI
La stagione successiva fu la peggiore del Nesta calciatore: una sola presenza (l’ultima di campionato) a causa di un grave infortunio alla schiena che lo mise KO sin dal pre-campionato. Dal 2006 al 2012 il numero 13 romano è stato vittima di continui infortuni che lo porteranno nel febbraio 2012 a dichiarare il suo addio al calcio (italiano) con l’ultima partita del campionato. Dopo venti anni consecutivi di Serie A (587 partite), il 36enne Nesta salutava l’Italia per andare a giocare nella Major League Soccer con i Montreal Impact.
L’ultima partita di Nesta da calciatore fu contro il Novara il 13 maggio 2012 a San Siro e fu una festa clamorosa: i tifosi presenti videro per l’ultima volta in campo Nesta, Gattuso, Van Bommel, Seedorf , Zambrotta e Inzaghi.
L’APPRODO IN MAJOR LEAGUE SOCCER
Gli anni passavano, il fisico non era come una volta, ma ad Alessandro Nesta la voglia di calcio non mancava e per questo motivo prese un biglietto d’aereo e volò verso il Canada. Un calcio discreto, ma non esaltante: giusto per non appendere gli scarpini al chiodo. Con la squadra canadese, Nesta giocò con i “conterranei” di Vaio, Ferrari e Corradi, ma, in due stagioni, l’ex bandiera di Lazio e Milan disputò solo trentaquattro partite con risultati non proprio esaltanti: 12° posto il primo anno, una posizione sopra quello successivo.
L’ADDIO AL CALCIO GIOCATO
Nonostante tutto, Alessandro Nesta proprio non voleva ritirarsi e allora ecco un altro biglietto aereo con destinazione, questa volta, Chennai. Nella cittadina indiana si era costituita da poche settimane una squadra ad hoc per partecipare alla nuova Indian Super League. Nesta venne chiamato in questa ancora più esotica avventura dall’amico Marco Materazzi. Il fisico non resse e dopo tre partite disse addio definitivamente al calcio.
L’ESPERIENZA IN PANCHINA
Cosa poteva fare uno come Nesta allenatore in campo, se non l’allenatore a tutti gli effetti? La sua prima panchina fu quella dei Miami FC, in MLS, ed in due stagioni (2016 e 2017) la squadra si piazzò settima e l’anno successivo vinse la regular season: la corsa al titolo si interruppe in semifinale contro i New York Cosmos.
A fine stagione si dimise da allenatore. Alessandro Nesta sarebbe potuto (si disse) diventare l’allenatore del Crotone se la dirigenza degli “squali” non avesse affidato la panchina a Walter Zenga.
IL NESTA PIU’ FORTE
Tornando al Nesta calciatore, quello milanista (il celeberrimo “tempesta perfetta” di pellegattiana memoria) è stato più forte di quello laziale ed i risultati furono devastanti. Ogni anno entrava nelle classifiche del Pallone d’oro, non vincendolo ma ottenendo come best ranking il quinto posto nell’edizione 2000, ad ex equo con un attaccante (Rivaldo), risultando il difensore meglio piazzato in classifica.
LA SFORTUNA IN NAZIONALE
C’è un però: gli infortuni. La carriera del difensore romano è stata costellata, come abbiamo visto, da tanti infortuni che ne hanno bloccato il rendimento. Nonostante abbia vinto (da titolare) l’Europeo Under 21 del 1996 in Spagna e l’argento nell’Europeo “dei grandi” nel 2000, Nesta ha avuto tanta sfortuna ai Mondiali dove non è mai riuscito a giocare le partite ad eliminazione diretta. Anzi per il difensore romano è valsa la “sfortuna della terza partita”: uscito al 4′ di Italia-Austria nel 1998, uscito al 17′ di Italia-Repubblica ceca nel 2006. Legamenti nel primo caso, problema all’adduttore nel secondo. Nonostante giocò meno di 200 minuti, Nesta alzò al cielo di Berlino la Coppa del Mondo. A dire il vero, anche in Corea e Giappone, nel 2002, Nesta subì un infortunio nella seconda partita contro la Croazia, ma non giocò gli ottavi di finale, nonostante avesse giocato 90′ interi nel terzo match del girone contro il Messico.
Complessivamente, in azzurro, Nesta ha giocato 78 partite in dieci anni: la sua prima partita fu contro la Moldavia il 5 ottobre 1996, l’ultima contro la Georgia l’11 ottobre 2006.
LE QUALITA’ DI ALESSANDRO NESTA
I tifosi e gli appassionati si ricordano ancora oggi, come fosse ieri, cosa ha rappresentato Alessandro Nesta per il nostro calcio: un giocatore simbolo di una generazione irripetibile di fenomeni, inserito sia nei FIFA 100 da Pelé sia tra i migliori cinquanta calciatori della storia della Uefa.
Nesta è stato l’uomo dei tackle, dei colpi puliti da dietro per portare via il pallone all’avversario di turno. Nesta è stato posizione, tecnica, velocità e rispetto verso i colori che ha indossato. Per non parlare della sua prestanza, dell’anticipo sul marcatore e sulle palle alte. Uno così intelligente da capire che era giunta l’ora di dire addio al calcio giocato per non far soffrire lui stesso e i suoi tifosi. E la scelta di andare a giocare in due campionati tranquilli e lontani dal mainstream come la MLS e la ISL ne sono stati un esempio: giocare per divertirsi e far divertire non per vincere.
E poi quel numero 13 sulla maglia che per chi crede nella cabala è il numero della sfortuna, ma che ne calcio ha significato due parole: Alessandro Nesta. E il numero 13 lo hanno avuto, in suo onore, Davide Astori e, oggi al Milan, Alessio Romagnoli. Proprio con il difensore classe 1995 molti hanno trovato delle similitudini con Nesta: stessa provenienza geografica, stessa età di debutto in Serie A, stesso ruolo, stessa squadra di tifo, stessi movimenti. L’unica pecca della carriera di Alessandro Nesta è stata la fragilità fisica. Eppure, nonostante tutto, ha combattuto, si è rialzato e ha continuato a giocare, diventando sempre più forte di stagione in stagione.
NESTA E BARESI
Molti milanisti hanno visto in lui il degno erede di Franco Baresi e lo stesso “kaiser Franz” ha sempre avuto parole d’elogio verso il numero 13 romano. E tutti i tifosi rossoneri hanno amato quel ragazzo arrivato da Roma con la Lazio nel cuore e nella mente, diventato un idolo alla pari dei mostri sacri del Milan: un difensore affidabile, preciso e mai falloso più di quanto dovrebbe essere uno del suo ruolo.
Parlare di Nesta fa rima con gente del calibro di Facchetti, Beckenbauer, Scirea, Gentile, Baresi e Maldini: il gotha dei difensori centrali della storia del calcio.
Questa è stata la storia (calcistica) di Alessandro Nesta, romano-laziale del 1976 il cui padre gli impedì di giocare nella Roma e che dalla Roma biancoceleste è partito per diventare uno dei più grandi giocatori del Mondo. Riuscendoci alla grande.