Football Legend Alessandro Del Piero

Alessandro Del Piero, ‘pinturicchio’ bianconero

Se si pensa a Gianni Agnelli, dal punto di vista calcistico, non si può non pensare ai soprannomi che ha dato ad alcuni giocatori della Juventus: da Omar Sivori “il vizio” a “Gheddafi” Claudio Gentile; da Zibì Boniek “bello di notte” a Gianluca Vialli “Michelangelo” fino a Roberto Baggio “Raffaello” e “Coniglio bagnato”. Ma quello più particolare lo coniò nel 1995 e lo dedicò al nuovo numero 10 della squadra, un 21enne di grandi e belle speranze da due anni alla corte della Vecchia Signora e che in poco tempo era entrato nel cuore di tutti (tifose soprattutto). Lui era Alessandro del Piero e l’Avvocato lo trasformò in “Pinturicchio”. E proprio la più grande bandiera della storia della Juventus è il protagonista dell’odierno spazio Football Legend.

Su Alessandro del Piero si è scritto e detto di tutto: attaccante veloce, tecnico, volitivo, conscio dei propri mezzi, uno che ha dato un grandissimo contributo al calcio italiano e alla Juventus. Alessandro del Piero, trevigiano di San Vendemmiano, è una icona ed un simbolo della Juventus e non solo perché oggi detiene il record di presenze e di reti segnate con la squadra bianconera (750 presenze, 290 gol). Alessandro del Piero è stato altro, tanto altro: in rosa per diciannove stagioni consecutive (record), di cui undici da capitano (altro record), “Pinturicchio” è stato l’uomo immagine della squadra in Italia e nel Mondo, il biglietto da visita della società torinese, amato e benvoluto da tutti gli appassionati di calcio per la sua generosità, predisposizione al sacrificio, gentilezza e simpatia.

Del Piero nacque il 9 novembre 1974 a San Vendemmiano, profondo Veneto, e sin da piccolo aveva mostrato una certa predilezione per il gioco del calcio. Come tanti coetanei, si divertiva all’oratorio e poi giocò nella squadra del paese.

Il Padova, nel 1988, militante allora in Serie B, si informò su questo ragazzino molto forte tecnicamente. Quel qualcuno che si informò era uno che con la scoperta dei giovani talenti aveva sempre avuto una certa predisposizione, Vittorio Scantamburlo.

Aggregato alle giovanili biancorosse, il 15 marzo 1992 l’allora tecnico dei patavini, Bruno Mazzia, fece debuttare l’allora 17enne Alessandro del Piero tra i professionisti contro il Messina. Il suo primo gol con i biancorossi arrivò il 22 novembre successivo contro la Ternana.

Del Piero rimase nella città del Santo due stagioni mostrando numeri da predestinato, da campione in erba. E per questo motivo la Juventus dell’allora Presidente Giampiero Boniperti staccò un assegno da 5 miliardi al Padova e se lo portò a Torino.

Il sogno si avverava: Alessandro del Piero era tifoso della Juventus, aveva in camera il poster di Platini ed era riuscito a diventare un giocatore della Juventus. Come dire, i sogni si possono davvero avverare.

Inizialmente il giovane non fu agli ordini di Giovanni Trapattoni ma di Antonello Cuccureddu, allenatore della Primavera che con del Piero in rosa vinse un campionato Primavera ed un Torneo di Viareggio, la prestigiosa competizione giovanile internazionale che si disputa ogni anno nella città toscana del carnevale.

Era giunto per lui il momento di accomodarsi in panchina con i grandi. Avrebbe avuto poco spazio visto che allora l’attacco della Juventus vedeva Roberto Baggio, Gianluca Vialli e Fabrizio Ravanelli. Possibilità di giocare poche, possibilità di imparare tantissime.

Alessandro Del Piero esordì con la maglia della Juventus il 12 settembre 1993 contro il Foggia, subentrando a Ravanelli e tre giorni dopo debuttò anche in Europa, giocando uno scampolo di partita contro il Lokomotiv Mosca in Coppa UEFA.

La prima rete in maglia bianconera arrivò il 19 settembre 1993, una settimana dopo il debutto in massima serie, contro la Reggiana ed il 20 marzo 1994 arrivò la prima tripletta contro il Parma, con Luca Bucci che raccolse per tre volte il pallone dalla rete.

Si arriva poi al 13 maggio 2012, ultima giornata di campionato. Al minuto 60, l’allora tecnico juventino, Antonio Conte, tolse Alessandro del Piero per Simone Pepe. Quella è stata l’ultima partita di del Piero con la maglia della Juventus.

Si chiudeva in un calcio pomeriggio di metà maggio una delle storie d’amore calcistiche più belle di sempre. Addirittura l’arbitro Gava sospese la partita giusto il tempo che il giocatore salutasse tutti i compagni e gli anniversari (l’Atalanta), concedendogli la passerella finale, con inchino a centrocampo a tutto lo stadio. Del Piero si sedette in panchina, ma il chiasso in suo favore era troppo fragoroso ed il giocatore si alzò dalla panchina e fece un giro di campo al di fuori del rettangolo di gioco per salutare e ringraziare i 40nila tifosi accorsi lì non per vedere giocare la Juventus che aveva vinto il suo 29° scudetto matematicamente la settimana prima, ma per salutare il loro capitano. Nessuno badò più all’incontro: tutti gli occhi erano su quel giocatore che usciva di scena.

Uno che non sapesse chi fosse Alessandro del Piero potrebbe dire: cosa ha fatto Alessandro del Piero tra il 1993 ed il 13 maggio 2012? La risposta è: la Bandiera con la B maiuscola della Juventus.

In quelle diciannove stagioni sotto la Mole, Alessandro del Piero, sempre con il numero 10 sulle spalle, ha contribuito a far vincere alla Juventus sei scudetti, una Coppa Italia, una Champions League, una Supercoppe europea, una Coppa Intertoto, quattro Supercoppe Italiane ed una Coppa Intercontinentale. E il trofeo di Tokyo, giocato il 26 novembre 1996, segnò l’apice (allora) della sua carriera: gol-vittoria nella finale contro il River Plate e Juventus sul tetto del Mondo.

Una storia d’amore lunga 750 partite e 290 reti (di cui 188 in Serie A, al nono posto di sempre) tra del Piero e la Vecchia Signora che sembrava non volere finire mai. Un amore contraccambiato e che ha reso del Piero uno dei giocatori più forti di sempre non solo in Italia, ma in Europa e nel Mondo. Un amore che è continuato anche in Serie B da campione del Mondo con la fascia al braccio e 20 reti segnate nella stagione più difficile della storia bianconera. Perché dopo i fatti di “Calciopoli”, la Juventus perse lo scudetto e fu fatta retrocedere in Serie B: di quella squadra, molti lasciarono la squadra ma altri no. E Del Piero no, perché un capitano non abbandona mai la nave quando sta per affondare.

Del Piero è stato un pezzo di storia juventina. Ragazzo per bene e mai espulso, il numero 10 bianconero è stato un leader silenzioso cui bastava un solo sguardo per far capire ai compagni che tutto era a posto anche se il periodo era difficoltoso. Un uomo freddo ma sensibile, un ragazzo che è partito dal Trevigiano con il sogno di fare il calciatore prima a Padova e poi alla Juventus e che è arrivato ad alzare la Coppa del Mondo e a segnare un rigore nella finale. Quando si dice, davvero, realizzare i proprio sogni.

La giusta ricompensa anche dopo qualche infortunio di troppo, come il più terribile capitatogli: domenica 8 novembre 1998, ultimi secondi di Udinese-Juventus al “Friuli” con del Piero che, dopo uno scontro di gioco, si ruppe il legamento crociato anteriore e posteriore del ginocchio sinistro. Stagione finita, lacrime, l’operazione in Colorado e nove mesi di assenza dai campi di calcio con la squadra in difficoltà in Italia quanto in Europa.

Tornò in campo solo il 4 agosto 1999 nel match di ritorno della semifinale di ritorno di Coppa Intertoto contro il Rostov, giocando poco più di una trentina di minuti e segnando anche la rete del 5-1 finale dopo venti minuti dal suo ingresso in campo.

Dopo una lunga e snervante riabilitazione, con la forma fisica (e psicologica) che non voleva tornare, ecco il secondo soprannome che gli diede l’Avvocato Agnelli tra il serio e il faceto: “Godot”, come il personaggio dell’opera teatrale di Samuel Beckett (“Aspettando Godot”), quello che doveva arrivare ma che invece non arrivò mai. Si aspettava che tornasse in campo il “vero” del Piero ma l’attesa sembrava infinita e lui sembrava non volere “tornare”.

Sarà forse un caso, ma da quando Marcello Lippi nel 2001 gli diede la fascia di capitano, del Piero tornò ai fasti del periodo 1993-1998. Ovviamente con maggiore tecnica, maggiore garra e maggiore responsabilità verso squadre e tifosi.

Del Piero ha segnato in tutti i modi (anche di tacco in una finale di Champions) in tutte le coppe cui ha preso parte con la maglia bianconera e quando si pensa a lui, si pensa al gesto atletico che ha fatto storia, il gol “alla del Piero”: prendere palla a ridosso dell’area, mettersela sul piede preferito, far partire un tiro ad effetto che scavalca il portiere avversario per andare in rete sul secondo palo. Come in azione, come su punizione. Era il 13 settembre 1995 e al “Westfalenstadion” di Dortmund, siglò la prima rete con suo “marchio di fabbrica”.

Nato attaccante “largo”, del Piero ha dato il meglio di sé come seconda punta in appoggio ad un numero 9 molto potente, oppure giocare dietro le due punte.

La trasmissione “Sfide”, il 27 febbraio 2015, ha dedicato un’intera puntata incentrata sui sette gol più belli segnati da Alessandro del Piero in carriera (“Le sette meraviglie di del Piero”): il gol del 3-2 contro la Fiorentina (4 dicembre 1994); il gol del vantaggio al “Westfalenstadion” di Dortmund contro il Borussia (13 settembre 1995); il gol del momentaneo 3-0 allo Steaua Bucarest a Torino (18 ottobre 1995); il gol della vittoria nella Coppa Intercontinentale (26 novembre 1996); il gol-vittoria contro il Bari al “San Nicola” (18 febbraio 2001); la doppietta al Real Madrid con standing ovation dei tifosi spagnoli alla sua uscita dal campo (5 novembre 2008); il gol del 2-0, ancora a Dortmund, segnato con la Nazionale alla Germania durante il Mondiale (5 luglio 2006); il gol su punizione da 25 metri contro la Lazio (11 aprile 2012) che indirizzò la Juve verso la vittoria di quello che è stato il primo degli otto scudetti consecutivi bianconeri.

Cosa successe dopo quel 13 maggio 2012? Del Piero era tonico, carico, sul pezzo e non voleva appendere le scarpette al chiodo dopo quel Juventus-Atalanta. Di rimanere alla Juventus non ci fu verso e allora cosa fece il giocatore? Essendo stato una bandiera non poteva andare a giocare in un’altra squadra di Serie A o Serie B. Non poteva neanche giocare in Europe perché ci sarebbe potuta essere la Juventus come avversaria. Che fare? Niente se non fare armi e bagagli e andare a giocare nell’altra parte del Mondo, in Australia.

Del Piero il 5 settembre 2012 firmò un contratto biennale con il Sidney FC e divenne un giocatore della A-League australiana. Un altro Mondo ed un altro modo di giocare per un giocatore noto in tutto il Mondo.

Mise a segno 14 gol il primo anno, 10 gol il secondo: niente play off la prima stagione, quarti di finale la seconda. Non vinse nessun titolo con la squadra australiana, ma per lui l’importante era fare la cosa che gli piaceva di più: giocare a calcio.

L’appeal nei confronti di Del Piero fu incredibile in Australia, tanto che lo stadio degli Sky blues fu sempre pieno, furono vendute migliaia di maglie numero 10 e anche negli stadi avversari era sempre sold out. Del Piero aiutò l’Australia ad avvicinarsi di più al calcio, poco seguito da quelle parti anche se la Nazionale socceroos non era così terribile (anche se i suoi giocatori più forti militavano in Europa).

Chiusa la parentesi australiana, del Piero non volle ancora smettere di giocare, segnare e correre dietro ad un pallone e quindi si spostò in India, dove giocò dieci partite con i Dehli Dynamos. Allora si stava cercando di far diventare popolare anche il calcio indiano con la nascita della Indian Super League, creando una nuova lega con alcune squadre che avrebbero potuto tesserare tanti giocatori stranieri che sarebbero andati lì a chiudere la carriera. Oltre a “Pinturicchio”, in India giocarono Nesta, Materazzi, Anelka, Pires, Capdevila e Trezeguet. Del Piero giocò dieci partite e siglò un solo gol: la rete del 9 dicembre 2014 contro il Chennaiyin è stata la sua ultima da professionista.

Dopo quelle dieci partite, “AdP” ha detto basta e decise, a 40 anni, di porre fine alla sua gloriosa carriera. Una carriera strepitosa che lo ha portato nell’Olimpo dei giocatori più amati ed idolatrati non solo della Juventus, ma del calcio mondiale.

E se si parla di Mondiale, non si può non parlare dell’epica cavalcata dell’Italia di Lippi al Mondiale tedesco del 2006. Cavalcata cui prese parte anche del Piero, autore del secondo gol contro la Germania nella semifinale di Dortmund su assist no-look di Gilardino. Lo stesso del Piero giocò anche la finale di Berlino, entrando al minuto 86 e segnando il penultimo rigore italiano della lotteria, quello prima di Fabio Grosso. Del Piero aveva anche segnato quattro anni prima in Corea-Giappone contro il Messico.

Eppure a parte la grande esperienza tedesca, la storia di del Piero in azzurro è stata un po’ luci ed ombre. Nel senso: rose e fiori con il club, rose e qualche spina di troppo in Nazionale.

Del Piero debuttò in Nazionale il 25 marzo 1995 contro l’Estonia e la prima rete arrivò il 15 novembre 1995 contro la Lituania. La sua ultima partita con la Nazionale risale al 10 settembre 2008 contro la Georgia, mentre la sua ultima rete è datata Dortmund, 4 luglio 2006.

Oggi Alessandro del Piero conta 91 presenze (undicesimo di sempre) e ventisette reti in Nazionale, al quarto posto assoluto a pari merito con Roberto Baggio.

Del Piero in Nazionale ha preso parte a tre Mondiali (Francia ‘98, Corea-Giappone ‘02, Germania ‘06) e quattro Europei (Inghilterra ‘96, Belgio-Olanda ‘00. Portogallo ‘04, Svizzera-Austria ‘08).

Del Piero in azzurro dovette confrontarsi sempre con staffette con altri giocatori: a Francia ’98 con Baggio, in Corea-Giappone 2002 e Germania 2006 con Francesco Totti. E nella finale europea del 2000 contro la Francia, del Piero, non lucidissimo, sbagliò due gol molto facili, tra cui la palla del possibile golden goal. I gol segnati in Germania sono anche serviti a scrollargli di dosso le tante critiche ricevute in azzurro.

I tifosi della Juventus vorrebbero che un giorno il loro idolo possa tornare alla “casa madre” con un ruolo dirigenziale, guidare la squadra del suo cuore da dietro una scrivania e continuare a farla trionfare in Italia ed in Europa come ai tempi d’oro.

Del Piero rientra a pieno titolo in quella elite che sono le Bandiere del calcio: del Piero come Baresi, Costacurta, Maldini, Zanetti e Totti, giocatori mitici le cui loro gesta rimarranno scolpite nel ricordo di chi li ha visti giocatore e che hanno emozionato tutti, anche chi mastica poco di calcio.

Del Piero per la Juventus, e per i suoi milioni di tifosi, ha rappresentato un qualcosa di magico, quasi inspiegabile.

Alessandro del Piero è stato, inoltre, uno dei tedofori dell’Olimpiade invernale torinese del 2006 e ha partecipato a diverse iniziative a scopo benefiche, un uomo a tutto tondo che ha scaldato i cuori di un’intera generazione di tifosi .

Per la cronaca: Bernardino di Betto Betti era un pittore perugino attivo tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI. Era un artista diremmo ora “eclettico”, in quanto spaziò dalla pittura su tavola alle miniatura agli affreschi. Era di piccola statura e per questo motivo era chiamato “pinturicchio”, piccolo pittore.