Fallimento De Boer… solo colpa dell’olandese?

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LA DEBACLE DI MARASSI HA POSTO FINE AD UN PROGETTO MAI DECOLLATO

Da Nanchino, Zhang Jingdong ha indossato il camice bianco e, dopo l’estrema unzione, ha staccato le macchine che alimentavano l’ultimo decorso di Franck De Boer sulla panchina nerazzurra. Dopo i confortanti segnali di ripresa successivi alla vittoria col Torino, per il tecnico olandese la sconfitta di Marassi contro la Samp è risultata fatale.

A Genova è scesa in campo la solita Inter di questa stagione, ottima in fase offensiva, con lampi sporadici di bel gioco, ma estremamente carente quando c’è da far legna, con Joao Mario, Banega e Brozovic incapaci di far filtro come si conviene, lasciando la retroguardia nerazzurra in balìa degli avanti blucerchiati.

L’ultima seduta di allenamento, con De Boer ignaro del proprio destino, è stata particolarmente accesa, caratterizzata anche da un confronto verbale civile ma al tempo stesso privo di giri di parole, fra l’ormai ex allenatore e i suoi giocatori. Un confronto dove è emersa la scarsa comunicabilità fra l’ex-ajacide e la rosa, fattore già messo in evidenza da Eder dopo la sconfitta di Bergamo.

Di fronte alle fredde cifre, c’è poco da dire; l’exploit contro la Juve tale è rimasto, con i nerazzurri che hanno raccolto ben 4 sconfitte nelle ultime 5 partite, con una classifica che piange e un percorso europeo complicatissimo, seppur in un girone decisamente abbordabile.

Di sicuro il tecnico, insistendo sul suo modulo e faticando a trasmettere ciò che voleva ai suoi giocatori, si è complicato da solo il suo cammino ad Appiano Gentile; i giocatori stessi, va detto, hanno cercato in tutti modi di rendere fattibili sul campo, ogni domenica, i dettami tattici di De Boer, riuscendoci raramente.

Ora, al netto di eventuali soluzioni esotiche – Bielsa oppure Blanc, che peraltro ha già ribadito il suo NO – all’ Inter serve un normalizzatore (la pista che porta a Stefano Pioli è la più battuta), che metta in pratica concetti chiari ma semplici, per una pattuglia di giocatori ai quali dovrà essere attuata una immediata terapia di disintossicazione.

Ma soprattutto, come evidenziato anche da Tronchetti Provera, il gruppo Suning dovrebbe trarre insegnamento da questa esperienza e nominare un rappresentante forte della nuova proprietà, con compiti operativi e non di semplice rappresentanza, che conosca bene il nostro calcio. Il tempo degli esperimenti è finito.