Falcao: “Lo scudetto del 1981 ci venne tolto”
Paulo Roberto Falcao, ex centrocampista della Roma, soprannominato dai tifosi giallorossi Ottavo Re di Roma, come prima di lui l’attaccante Amedeo Amadei, in un’intervista riportata sull’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, ricorda qualche suo momento legato all’Italia e si espone anche sull’assegnazione dello scudetto.
Un estratto della sua intervista
Se in Italia non si dovesse ripartire, sarebbe giusto assegnare il titolo alla Juventus?
«Non so se sarebbe giusto, la Lazio è ad un solo punto… A differenza dell’Inghilterra, dove sarebbe invece giusto assegnarlo al Liverpool, visto il largo vantaggio che ha sulla seconda in classifica. Ma vedere il calcio italiano in Brasile ora è difficile, non ci sono molte partite in tv. E ho avuto poche occasioni per vedere la Roma».
Già, la Roma. Ad agosto saranno 40 anni del suo sbarco nella Capitale.
«Arrivai pensando che in Europa sarebbe stato diverso, mi aspettavo meno calore del Brasile . All’aeroporto pensavo di trovare qualche dirigente, due o tre giornalisti. E invece c’era un fiume di gente, tutta lì per abbracciarmi. Non perché era arrivato Falcao, ma la speranza di poter cambiare».
Lo scudetto poi arrivò nel 1982-83, dopo averlo sfiorato nel 1981.
«Quello scudetto ci fu tolto, è diverso. Mi riferisco al gol regolare annullato a Turone in casa della Juventus.Ancora oggi non si sa che fuorigioco venne fischiato da Bergamo. Era l’arbitro di quella partita e, se non sbaglio, anche il designatore arbitrale ai tempi di Calciopoli.
Una cosa molto triste. La Juve era uno squadrone, noi avevamo appena iniziato… Ma poco dopo la battemmo nella semifinale di Coppa Italia, prima di battere il Torino in finale».
Quale brasiliano si sente di consigliare alla Roma?
«Neymar va bene? Scherzi a parte, se potessi vedere le partite della Roma avrei anche un’idea di cosa ha bisogno in questo momento la squadra».
Oggi chi è il migliore giocatore al mondo?
«Dico Messi, Cristiano Ronaldo e Neymar, non posso scegliere. In una mia squadra li vorrei
sempre, tutti e tre. Magari con me a centrocampo, pronto a lanciarli nello spazio. Ronaldo al centro, Messi a destra e Neymar a sinistra».
Per chiudere, quali sono i giocatori più intelligenti con cui ha giocato?
«Il calcio si gioca prima con la testa e poi con i piedi. I grandi giocatori vivono di intuizioni.
Senza citare quelli della Nazionale brasiliana, mi viene in mente ad esempio Tardelli: sapeva muoversi, marcare, inserirsi e dosare le energie. E poi Bruno Conti: grandi intuizioni, ma anche molto intelligente. Ma se proprio devo sceglierne uno, dico Pruzzo: in area di rigore era sempre in grado di fare la mossa giusta».