Fabio Quagliarella oggi compie 36 anni. Nato a Castellammare di Stabia, il capitano della Sampdoria quest’anno “compirà” anche diciannove anni di carriera, avendo debuttato in Serie A il 14 maggio 2000 in un Torino-Piacenza chiuso con la vittoria granata per 2-1.
Ne ha fatta di strada Quagliarella: 583 presenze in carriera, 193 gol segnati in tutte le serie professionistiche nazionali.
Tante maglie cambiate ed un unico amore: il fare gol. Oggi il numero 27 blucerchiato è attualmente capocannoniere del campionato con sedici reti, superando in classifica Cristiano Ronaldo e Duván Zapata (anche loro in gol lo scorso turno) fermi a quindici gol. Ma sopratutto Quagliarella segna almeno un gol da undici giornate consecutive giocate: sabato pomeriggio contro l’Udinese ha eguagliato il record di Gabriel Omar Batistuta che durava da ventiquattro stagioni. Ma il primato più importante dell’attaccante campano è l’essere il calciatore in attività con più gol segnati in Serie A: con 143 gol, è 28° in classifica ed ancora quattro reti ed eguaglierà Omar Sivori. E vista la precisione con cui il “Quaglia” segna, non è detto che a fine carriera possa entrare tra i primi venti in classifica, ovvero raggiungere il trittico Riva-Mancini-Inzaghi a centocinquantasei.
Eppure nonostante sia l’idolo indiscusso della curva sampdoriana, Fabio Quagliarella è uno che, nonostante in quasi venti anni di carriera abbia giocato in otto squadre diverse, riesce a fare andare tutti d’accordo. Una sorta di patrimonio nazionale: basta vedere il tweet lanciato dal Genoa con raffigurata l’immagine dei capitani delle due squadre genovesi (Domenico Criscito e Fabio Quagliarella) e le parole “Orgogliosi […] di avere in città un rivale forte come te”. Una bella pagina di sport in un periodo dove il calcio non se la passa bene (leggasi razzismo ed altre amenità).
L’undicesimo gol consecutivo di Quagliarella è arrivato su calcio di rigore e tutto il “Marassi” è esploso in un boato nel vedere il suo bomber raggiungere un mostro sacro del calcio italiano come è stato Batistuta. L’attaccante argentino aveva segnato consecutivamente, nella stagione 1994/1995, tra la prima giornata (4 settembre, Fiorentina-Cagliari) e l’undicesima giornata (20 novembre, Napoli-Fiorentina). Quagliarella aveva iniziato la serie alla 13a giornata (Genoa-Sampdoria) ed arrivato alla 21a giornata con la doppietta contro l’Udinese, con dodici gol segnati in questo lasso di tempo. Se l’attaccante sampdoriano dovesse segnare anche sabato contro il Napoli, diventerebbe il primatista assoluto. Un record che va ad impreziosire la “bacheca” di uno degli attaccanti più prolifici della storia del nostro calcio. E per lui potrebbe essere emozionante segnare alla sua ex squadra, dove giocò nella stagione 2009/2010 (37 presenze, undici reti), una stagione complicata per lui anche per via di gravissime vicissitudini extra calcistiche. Per la cronaca: Quagliarella in carriera ha già segnato sette reti al Napoli.
Batigol chiuse la stagione del suo record a 26 reti (campionato a 18 squadre). mentre Quagliarella ha come record di marcature le diciannove della scorsa stagione. Ed andando di questo passo, il suo primato sarà senza dubbio superato.
Eppure Fabio da Castellammare di Stabia è uno che, nonostante le tantissime reti segnate, ha avuto pochissima gloria in Nazionale: 25 presenze e sette reti segnate tra il 2007 ed il 2010, prendendo parte all’Europeo del 2008 e al Mondiale sudafricano, dove da subentrato riuscì a segnare un gol alla Slovacchia nella debacle per 3-2 contro una squadra al debutto mondiale che di fatto estromise gli azzurri di Lippi dalla qualificazione agli ottavi di finale.
Antonio Conte lo ha convocato altre due volte sotto la sua gestione, senza mai impiegarlo e né Ventura, né di Biagio e né (finora) Mancini lo hanno mai chiamato. E visto che si impunta alla nostra Nazionale di non avere un grande feeling con il gol, il Ct azzurro, sabato presente al “Ferraris”, ha deciso di convocare Fabio Quagliarella per lo stage che si terrà lunedì e martedì prossimo a Coverciano: un riconoscimento per uno come il numero 27 sampdoriano cresciuto a pane e gol, può fare solo del bene alla nostra Nazionale.
Di solito un calciatore a 36 anni è difficile che segni con questa frequenza in massima serie, visto che molti a quell’età o scendono di diverse categorie o fanno altro nella vita. Fabio Quagliarella no, lui è diverso: lui vive per il gol, vive per l’area di rigore, vive per i gol non banali.
Un patrimonio calcistico che vale come il celebre “ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde. Solo che nell’opera letteraria il protagonista non invecchiava nella vita ma solo nel quadro, mentre nel caso del “Quaglia” lui sembra ringiovanire sia sia fuori. Un vero capolavoro l’opera di Wilde, un vero capolavoro la carriera di Quagliarella.
Sarebbe il massimo per lui vincere la classifica marcatori, lui che al massimo si è piazzato al quarto posto la stagione scorsa con diciannove reti, secondo scorer italiano dietro a Ciro Immobile. Proprio quell’Immobile accusato di non essere letale in azzurro come quando gioca nel club.
Roberto Mancini ha sempre detto che chi è in forma sarà convocato in Nazionale (leggasi Zaniolo a settembre) e per ora per il “Quaglia” c’è lo stage, ma se continuerà a giocare in questo modo il Commissario tecnico azzurro lo convocherà senza dubbio a marzo per le partite di qualificazione ad Euro 2020, una manifestazione che l’Italia non dovrà “saltare” per nessun motivo al Mondo, visto anche il girone abbordabile.
Fabio Quagliarella: un nome, una garanzia, un gol. Il bomber senza tempo e senza età, quello che segna con precisione chirurgica, quello che non molla mai e che ci crede sempre.
E tanti auguri di buon compleanno.