Europei al via: Francia favorita, ma l’Italia può fare la sorpresa…

Europei 2020; favorite Francia e Belgio, ma l'Italia può essere la lieta sorpresa

Esultanza Italia
Lorenzo Insigne e Jorginho ph: Fornelli/Keypress

Europei 2020 un anno dopo; tante città per un grande spettacolo

Finalmente! Con un anno di ritardo, a causa della pandemia, partirà domani l’Europeo 2020, per la prima volta “itinerante” in quanto si disputerà in 11 città di altrettante nazioni, con Londra teatro privilegiato che ospiterà le due semifinali e la finalissima, prevista per l’11 luglio nel magnifico impianto di Wembley.

Competizione dall’esito incerto con possibile sorpresa

Da sempre competizione non proprio in sintonia con i nostri colori (l’unico successo azzurro risale al 1968), gli Europei questa volta appaiono quanto mai aperti ad ogni pronostico, un po’ per la reale competitività di almeno quattro o cinque compagini, un po’ per fattori del tutto imprevedibili che fanno capo alle consuete incognite legate alla forma psicofisica dei calciatori in questa particolare fase della stagione, ed alle questioni meramente legate al Covid, che resta comunque un’ombra sempre in agguato alle spalle di ogni delegazione nazionale.

Francia favorita, ma il Belgio di Lukaku non è da meno

Dovendo sbilanciarci è piuttosto ovvio inserire come favorita principale la nazionale francese campione del mondo allenata da Deschamps; formazione collaudata e “tosta” che ha un leader in mezzo al campo come Kanté, fresco vincitore della Champions con il Chelsea ma può contare anche sulla classe di Mbappé, la potenza di Pogba e la mortifera vena realizzativa di Griezmann e Benzema. Punto debole, forse, la tenuta difensiva, ma il tecnico transalpino ha già saputo stupire in passato e non è detto che non riesca a ripetersi.

Alle spalle dei “cuginastri” si presenta un plotoncino piuttosto compatto dal quale potrebbe emergere la formazione vincente; su tutte indichiamo nuovamente il Belgio, già pronosticato da molti come possibile sorpresa nell’ultima competizione iridata chiusa poi al terzo posto. Lukaku e De Bruyne sono le gemme lucenti della formazione di Martinez, ma per centrare la storica affermazione dovranno ritrovare la forma migliore anche Mertens ed Hazard.

Spagna e Germania non mollano la presa; il Portogallo di Ronaldo ci crede ancora

La Spagna di Luis Enrique, pur non incutendo più il timore di qualche anno fa, resta altamente competitiva ed in grado di centrare il bersaglio grosso in virtù delle innegabili capacità tecniche e di palleggio dei suoi calciatori. A ben vedere potrebbe mancare del peso necessario in attacco dove si dovrebbero contendere la maglia numero 9 Alvaro Morata e Gerad Moreno, non proprio dei fulmini di guerra.

Da valutare la reale forza della Germania che dopo il trionfo “brasiliano” del 2014 ha fatto fatica a ritrovare la giusta strada da percorrere. Il cambio già annunciato in panchina al termine della competizione potrebbe non giovargli, anche se i tedeschi, si sa, sono tradizionalmente un osso durissimo per tutti. Gnabry, Goretzka e Sanè sono gli assi nella manica di Low che per l’occasione ha ripescato anche Thomas Muller.

Un gradino sotto l’Inghilterra, quarta in Russia, che punta molto sulla fantasia di Foden e le reti di Kane, ed il Portogallo, decisamente dipendente dagli estri di Cristiano Ronaldo, anche se talenti del calibro di Joao Felix, Diogo Jota e Bruno Fernandes promettono di fargli da giusta cornice. Il campione della Juventus potrebbe essere al passo d’addio in una manifestazione così importante e da campione in carica farà di tutto per condurre in porto l’ennesima impresa.

Tra le possibili sorprese non si possono trascurare troppo la Croazia, addirittura vicecampione del mondo in Russia, anche se legata ad un Modric non più in grande spolvero, e l’Olanda “italiana” di De Vrij e De Ligt.

L’Italia di Mancini può fare molto bene, e se…

E l’Italia? La formazione di Roberto Mancini non viene annoverata tra le favoritissime ma rientra a pieno merito nel novero delle formazioni in grado di arrivare fino in fondo, specie se qualche tassello andrà ad “incastrarsi” nel punto giusto del puzzle cesellato pezzo per pezzo dal tecnico jesino. Senza stelle di prima grandezza ma con un gruppo compatto e di alta qualità, gli azzurri possono sorprendere e riportare in alto una nazionale squassata dalla “cura” Ventura e disonorata dalla mancata qualificazione agli ultimi mondiali. Donnaruma tra i pali, difesa imperniata sull’esperienza di Bonucci e Chiellini (con Acerbi primo rincalzo), centrocampo in mano alle geometrie di Jorginho ed alla tenacia di Barella, fantasia al potere nei piedi di Insigne ed il compito di “metterla dentro” affidato alla possibile alternanza tra Immobile e Belotti, con Berardi e Chiesa di spalla. Possibile sorpresa Raspadori, che sogna di ricalcare le orme del Pablito d’Argentina o dello Schillaci delle “notti magiche” ma che a noi basterebbe riuscisse a ripetere i guizzi vincenti di Riva ed Anastasi, eroi del nostro 68’…