Europa League – Il punto dopo gli ottavi

Celta Vigo-Manchester United

GRIGLIA CHE PIU’ ETEROGENEA NON SI PUO’. SULLA CARTA, IL MANCHESTER DI MOU PARTE COME FAVORITO. MA OCCHIO AD UN BENELUX IN GRADO DI RAPPRESENTARE TRE SQUADRE. E ANCORA UNA VOLTA, L’ITALIA RESTA A GUARDARE.

Che l’Europa League risulti indigesta alle nostre squadre ormai è assodato. Non soltanto dai tempi della Coppa UEFA, in cui non portiamo a casa il trofeo da quel trionfale 1999, ma non riusciamo neanche a superare lo sbarramento delle semifinali da quella gloriosa notte moscovita. Per il secondo anno di fila, le Final Eight non presentano in griglia una rappresentante del nostro calcio.

L’uscita di scena della Roma, che ha dominato il Lione per tre tempi su quattro, è l’epitaffio per un’edizione dell’Euroleague da dimenticare per i nostri colori. I giallorossi, con la ripresa in terra di Francia, hanno di fatto buttato al vento una grande occasione. Tecnicamente era inferiore soltanto allo United, ma superiore sul piano del gioco a tutta la concorrenza. Grande chance persa quindi per una squadra alle prese con i soliti problemi caratteriali, dovuti ad una gestione fisica ed emotiva degli impegni non ancora all’altezza dei grandi club.

Il Lione e il Celta Vigo di Eduardo Berizzo saranno le uniche rappresentanti di quel futbol latino che in Champions League invece la fa da padrone, con cinque compagini su otto. Un caso? Direi di no. L’Europa League è la piattaforma ideale per realtà calcistiche di prestigio, ma che viaggiano una o due spanne dietro ai grossi potentati calcistici.

Se in Champions turchi, olandesi e belgi raccolgono poco, diventando dei “frilli” in fase di eliminazione diretta, nella seconda competizione europea riescono, per il livello medio degli avversari, a ritagliarsi uno spazio importante, con la possibilità di arricchire il loro palmarès.

E allora ben vengano club di assoluto lignaggio come l’Ajax, ucciso ai massimi livelli dalla “Sentenza Bosman”, e l’Anderlecht dei giovani che incarnano perfettamente l’evoluzione del calcio belga degli ultimi anni. Aggiungiamoci il Genk, che ha battuto il Gent nello scontro fratricida degli ottavi, e abbiamo tre squadre a rappresentare quella fetta d’Europa da sempre cara ai cultori del gioco.

Stupendo, per contenuti tecnici, l’altro derby, quello in salsa tedesca, fra Schalke 04 e ‘Gladbach (giustiziere della Fiorentina), che ha promosso la compagine della Ruhr del talento Goretzka, che ha l’occasione di riscattare un campionato in tono decisamente minore. Bundes sugli scudi anche in questo contesto, anche se con una sola squadra, ma comunque in grado di lottare per la finale di Stoccolma. Da non sottovalutare anche il Besiktas, giustiziere del Napoli al “San Paolo” lo scorso Ottobre, che vanta un Aboubakar in stato di grazia, soprattutto dopo la Coppa d’Africa vinta con i “Leoni indomabili” che ne ha rilanciato le quotazioni anche in sede di mercato.

Favorito numero uno, ovviamente, il Manchester United, che sul piano del gioco vive di fiammate ma comunque in grado di far valere la propria solidità. Mourinho, disintossicando lentamente la squadra dai legati tecnici di Van Gaal, è riuscito a “entrare nello spogliatoio”, forse l’unico in assoluto nel dopo-Ferguson a riuscirci. Ibra in campo e lo “Special One” in panca sono i due valori aggiunti di una squadra tecnicamente da Champions ma ancora lontana dalla piena maturazione. Non è il massimo della completezza, ma riesce a sopperire alle lacune individuali di qualche effettivo con un calcio sparagnino ma efficace. Dal 3 Novembre è imbattuto in Premier, e ha subìto l’unica sconfitta di peso lo scorso lunedì nei quarti di FA Cup contro il Chelsea di Conte. In campionato è in corsa per la Champions, ma raccogliere un successo europeo darebbe colore e solidità ad un progetto tecnico ancora in fase di definizione.