Euro2016, la sorpresa è dietro l’angolo…

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Ancora un po’ di attesa per sciogliere i verdetti più complicati e poi sapremo le 24 dell’Europeo 2016, che già dalle qualificazioni promette di essere frizzante. L’ampliamento da 16 a 24 partecipanti voluto da Platini aveva lasciato immaginare un torneo non più riservato alla solita ristretta élite (con qualche fugace apparizione di matricole di tanto in tanto), ma aperto alle tante realtà emergenti del calcio europeo; la verità emersa da queste qualificazioni però è che la riforma stia clamorosamente giovando più alle “big” che non a quelle nazionali inizialmente accreditate come outsider.

E’ facile notare la debacle dell’Olanda, già campione europea nel 1988 e terza agli ultimi mondiali, che se ancora nutre qualche speranza, nonostante le 4 sconfitte in 8 incontri, è solo grazie al nuovo regolamento. Ma anche la corazzata Spagna non riesce ad avere ragione della meno quotata Slovacchia, entrambe appaiate a 18 punti stanno lasciando le briciole agli altri. Il Belgio, una delle formazioni tecnicamente più dotate in circolazione, è secondo in un girone non irresistibile, in cui il Galles si sta dimostrando più di una semplice outsider. I campioni del mondo della Germania dopo un inizio in salita stanno rispettando le attese, ma senza la riforma UEFA sarebbero tutt’altro che tranquilli di fronte ad un’ottima Polonia e alle arrembanti Irlanda e Scozia. Un’altra nazionale di qualità che soffre è la Croazia, in improvvisa flessione dopo un buon girone, ora si ritrova terza e ringrazia Platini per non essere fuori. Come l’ambiziosa Russia che, terza dietro a Ibra, ringrazia Platini. E le dimissioni di Capello. La realtà è che quelle nazionali che promettevano di ritagliarsi uno spazio, sono in realtà protagoniste e sembrano prontissime per giocare un Europeo importante. Islanda, Austria e Galles hanno già dimostrato ampiamente la propria identità e non disputeranno affatto un torneo anonimo come molti si aspetterebbero.

Il nome conta fino ad un certo punto e il campo è un giudice spietato per, per esempio, l’Olanda, che evidenzia segnali di mancato ricambio affidandosi alla generazione d’oro dei classe ’83 e ’84 come Van Persie, Robben, Huntelaar e Sneijder, senza alcun supporto rilevante dai giovani. Il cambio allenatore, dalla vecchia volpe Hiddink all’inesperto Blind (con Van Nistelrooy e Van Basten come assistenti, come a ricordare beffardamente il crollo della nazionale), non sembra geniale. Vada come vada questa qualificazione, il futuro è inquietante per gli oranje e la stella più brillante di Memphis Depay potrebbe non bastare a rinverdire i fasti di una nazionale storicamente al top.

La prima esperienza in una fase finale servirà invece a Islanda e Galles per prendere confidenza con un certo tipo di competizioni, ma senza lasciarsi sfuggire la possibilità di ritagliarsi un ruolo di spicco. Il Galles è trascinato da un Bale sensazionale: probabilmente nessun campione è così decisivo nella propria nazionale come lo è lui, a palesare la sua infinità qualità quando gli si lascia lo scettro e il comando tecnico della squadra senza imprigionarlo in dualismi e continue pressioni. Il fenomeno del Real però è circondato da una struttura solida, imbattuta e con soli due gol subiti, sintetizzata dal granitico capitano dello Swansea Ashley Williams in difesa e dal sapiente dinamismo di Ramsey a centrocampo: il tutto assemblato saggiamente dal ct Chris Coleman, che ha ereditato nel 2012 una squadra in netta crescita ma scioccata dal suicidio del commissario tecnico Speed.

Sull’Islanda si è detto di tutto e non ci starà a essere la squadra simpatia dell’Europeo, nel caso il girone di qualificazione non lo avesse fatto capire abbastanza bene. La nazione più piccola ad essere mai rappresentata in un campionato europeo ha trovato una generazione di calciatori forti e funzionali, equilibrata in ogni reparto e in cui a livello tecnico spiccano in pochi. Il ct svedese Lagerback ha dalla sua tanta esperienza e non ha paura di lasciare in panchina giocatori importanti nel rispetto degli equilibri nel suo 4-4-2. L’entusiasmo è alle stelle e siamo sicuri ci farà divertire anche in Francia.

Altra sorpresa è l’Austria: mai qualificatasi per un Europeo (ha giocato solo quelli del 2008 in quanto paese ospitante, uscendo al primo turno), può adesso contare su una squadra solida e affidabile, che pone le fondamenta su una difesa rocciosa guidata da Prodl e Dragovic e sfocia nella qualità e nell’applicazione dei centrocampisti offensivi Junuzovic, Arnautovic e Harnik. Perno della squadra quel campione in grado di spostare gli equilibri che è David Alaba: difensore centrale o terzino sinistro nel Bayern, tuttocampista e giocatore totale nella propria nazionale, di cui si è erto a leader a soli 23 anni. Attenzione anche all’arma dei calci piazzati: il mancino Fuchs e il destro Junuzovic sono tra i migliori in circolazione da questo punto di vista e possono sbloccare ogni partita complicata. Forse non basteranno a rivivere i successi del Wunderteam degli anni ’30, ma per ora può andare.

In attesa di nuovi e definitivi verdetti, ci piace assistere a queste storie di calcio, di piccoli Davide che emergono nel calcio dei giganti, e siamo certi non saranno le uniche sorprese da raccontare da qui a Francia 2016. Grazie Platini, ma forse non era necessario.