Home Editoriale L’insostenibile leggerezza della fine: tutti sul carro di Max

L’insostenibile leggerezza della fine: tutti sul carro di Max

Tutto si ribalta e Allegri torna amato, ma solo dopo il suo addio.

finale coppa italia frecciarossa 2023 2024: atalanta vs juventus
MASSIMILIANO ALLEGRI PERPLESSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Esonero Allegri, cronaca di un addio annunciato

Quando una storia volge al termine si cercano colpevoli, capri espiatori, cause e motivi della fine. Certamente, non è errato costruire la vicenda per poterne fare un resoconto, da addetti ai lavori, da tifosi e quanto ti contorno. Questo accade anche con una delle figure più chiacchierate della storia recente della Juventus, Massimiliano Allegri. Sin dal suo arrivo, il tecnico toscano, aveva portato una frattura all’interno dei supporters bianconeri, divisi tra nostalgici di un decennio passato, che lo stesso Allegri ha definito, giustamente, come distorsore della realtà odierna, e dall’altra gli strenui avversatori del gioco allegriano. Nel mezzo proprio lui, l’allenatore dei 5 scudetti, chiamato a ricostruire una Juventus molto lontana dai fasti del suo addio. Partiamo dalla prima partita. Udinese-Juventus, 22 agosto 2021, due gol avanti, rimonta e ultimi minuti di Cristiano Ronaldo in bianconero. Un segnale di allarme? La stagione si chiude in maniera neutra con qualificazione alla Champions League e una finale di Coppa Italia persa contro gli acerrimi rivali l’Inter, con la fase centrale costellata di un addio amaro alla Champions League, sogno e ossessione, contro un non proprio irreprensibile Villareal. L’anno dopo, sin dal principio si lasciano presagire le funeste correnti che attanaglieranno il molo della Continassa per tutta la stagione. Gli elementi del disastro ci sono tutti: problemi societari, finanziari, giudiziari, soprattutto, con la Giustizia Sportiva che dà e la Giustizia Sportiva che toglie, infortuni e un Mondiale al centro del campionato. Nelle montagne russe di un anno che sembra infinito, aperto con la disastrosa fase a gironi di Champions League, sempre la tanto agognata coppa, chiusa addirittura al terzo posto, a pari con il Maccabi Haifa, che addirittura si prende lo scontro diretto in Israele, Max è chiamato a fare da parafulmini. Sconfitte amare, come quella di Monza, eliminazioni ancora più aspre eliminazioni da Coppa Italia e, soprattutto, dall’Europa League, portano malumori che si riversano addosso al “responsabile”, Massimiliano Allegri. Cambia la società, il mercato è scarno, ma lui resta in silenzio. Raccoglie il fardello di una Juve da rifare, tra giovani appena sbocciati, caso Fagioli e caso Pogba, e costruisce un girone d’andata da Premio Oscar. Tiene testa all’Inter, mantiene il passo di una squadra costruita per vincere e passa i turni in Coppa Italia. Tutto cambia, in un sabato pomeriggio di gennaio, con un pari contro l’Empoli. La stagione declina, e cala dritta, a picco, verso il basso. La qualificazione alla Champions arriva in affanno, addirittura dopo un pareggio faticosissimo contro la Salernitana, ultima e già retrocessa. Si può salvare: l’esperienza volge al termine, e lui lo sa, c’è ancora qualcosa da poter conquistare. Max arriva a Roma con la consapevolezza del condannato ad un addio certo e costruisce una gabbia insuperabile attorno alla spumeggiante Atalanta. Gasperini non può nulla, arriva un trofeo che manca da tre anni e lo porta proprio il più chiacchierato, Massimiliano Allegri, dopo un finale di gara incandescente fatto di giacche che volano, accuse ad elementi della dirigenza e alterchi con giornalisti. Alla fine paga – e non le sconfitte di Haifa, di Monza, il girone d’andata da horror o le cocenti eliminazioni europei -, paga dopo una vittoria, nello sconcerto di un paradosso giustificato dalla dicitura, giunta in nota, e co sì rilasciata: “L’esonero fa seguito a taluni comportamenti tenuti durante e dopo la finale di Coppa Italia che la società ha ritenuto non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta”. La frattura s’intensifica, una parte con Max, che lo beatifica, l’altra contro, e lui nel mezzo, perché alla fine, nonostante le critiche, ci si è voluti bene, in un pezzo di storia che diventa passato, oltre ogni malumore. Tutti volevano un addio diverso, ma lui lascia una coppa, l’ennesima di uno degli allenatori più vincenti della storia bianconera.

Exit mobile version