Alessandro Melli, ex calciatore di Sampdoria, Perugia, Parma e Milan, è intervenuto, in esclusiva, per SportPaper TV, condotto da Roberta Pedrelli, su RadioRoma News e Bom Channel.
ESCLUSIVA SportPaper TV – Melli: “La favorita è l’Inter, ma attenzione a Conte. Retegui il meglio che abbiamo per l’attacco della Nazionale”
Che tipo di cambiamento ha apportato Spalletti alla Nazionale?
“Spalletti l’ho avuto ad Ancona, lo conosco e lo stimo. Credo che abbia un difetto: credere che sia lui a vincere le partite e il personaggio che si è creato che spesso gli ha crea qualche problema nell’avventura degli Europei. Questo, invece, è uno Spalletti dal profilo più basso, con un cambiamento che sta dando buoni frutti. Ha recepito, a mio parere, quello che deve essere il progetto dell’Italia: inserire giovani, di prospettiva, per arrivare a fare il Mondiale da protagonista. Ha sottovalutato il lavoro del CT, completamente diverso dall’allenatore, che ora, invece, ha focalizzato”.
In attacco, nonostante l’abbondanza a centrocampo, si fa fatica a trovare quello che può diventare il “nuovo Bobo Vieri”. Vedi limiti nelle scelte o servirebbe più coraggio? O, diversamente, il meglio che abbiamo sia Retegui?
“Il meglio è Retegui e, eventualmente, Scamacca. Nelle big italiane non vi sono attaccanti italiani titolari, idem all’estero, per quanto riguarda le squadre importanti. Fa capire che ci sono delle difficoltà con quel reparto. Questo ragazzo, grazie a Gasperini, che ritengo il miglior allenatore in Italia, è in fiducia, in un periodo positivo, poi in Nazionale è necessario sfruttare i giocatori nei momenti giusti, soprattutto nel calcio odierno. Bisogna sfruttare le condizioni, a differenza del passato, soprattutto nel fattore avanzato”.
Si parla tanto di giovani di livello all’estero, su tutti Yamal: tu hai esordito a 16 anni nel Parma, Del Piero a 17 anni a Padova, Totti a 16 anni alla Roma, allora si faceva. Cosa è cambiato, perché non si rischia più?
“Perché il calcio è cambiato, perché ci sono molti più interessi economici, si ha paura di sbagliare, per evitare di essere attaccati da proprietà, da giornalisti. Molte società pensano al business come priorità, si cerca qualcosa di più “sicuro” su cui puntare. La parola progetto è la parola più senza senso che c’è nel calcio. L’unica squadra che ha fatto davvero un progetto è stata l’Atalanta di Gasperini. Perse le prime sette e rimase. Questa è un’eccezione che conferma la regola. In Italia è impossibile fare un progetto. Con i social è ancora più complicato”.
Anche i calciatori finiscono sotto il mirino, come ad esempio Pellegrini. Cosa ne pensi?
“È un ragazzo che ha delle qualità importanti. Non è facile esseri profeti in patria, l’ho vissuto sulla mia pelle. A Roma è qualcosa di devastante. Non ha magari la personalità di un Totti e un De Rossi, ma ha qualità; non riesco ancora ad individuare il ruolo. Andando via da Roma potrebbe “sbocciare”. Un insieme di componenti. Essere fischiati con la maglia della Nazionale è bruttissimo. Bisogna allontanare la visione del calciatore con la maglia del club. Errore gravissimo e atto illogico”.
Il Milan cerca di trovare lo smalto di un tempo. Con un Fonseca in panchina e un Ibrahimovic che crea scompiglio. È già arrivato il tempo del cambiamento o dai fiducia al tecnico?
“La scelta è stata fatta ed è giusto che il tecnico continui a lavorare. Mandare via Pioli per prendere Fonseca non ha senso. Pioli andava confermato. Va bene cambiarlo con Klopp. Faccio fatica a capire, come faccio fatica a comprendere come non ci sia Maldini. Non comprendere. Ci sono dinamiche di interessi che vanno al di là dei valori di una dirigenza”.
Se dovessi scegliere una favorita per lo scudetto?
“L’Inter ha la squadra più forte e, probabilmente, vincerà il campionato. Conte può sorprendere. L’assenza delle coppe è un vantaggio importante. Non sorprenderei qualora Conte dovesse sorprendermi”.
Le parole su Perugia-Juve erano state fraintese.
“Fraintese. Il concetto era molto diverso”.